Sisma e frane, da Pozzuoli a Ischia abusi no-stop nelle “zone rosse”

Rapporto Ispra sul consumo del suolo: Campania al terzo posto in classifica

A Pozzuoli, cuore della zona rossa bradisismo, si continua a costruire
A Pozzuoli, cuore della zona rossa bradisismo, si continua a costruire
di Francesco Vastarella
Giovedì 9 Novembre 2023, 23:31 - Ultimo agg. 10 Novembre, 17:00
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Non è bastata la lezione dei disastri e dei lutti che nell’ultimo decennio hanno segnato la Penisola e la Campania. A leggere il rapporto Ispra 2023 sul consumo del suolo si continua a fare peggio di prima. La terra fragile della Campania è al terzo posto nella classifica nazionale con il 10,52 per cento di incremento della superficie totale divorata. La Campania è preceduta da Lombardia (12,16%) e Veneto (11,88%), guarda caso le regioni che in questi mesi stanno pagando il prezzo più alto per esondazioni, frane, morti.

Nella classifica seguono a ruota Emilia Romagna, Puglia, Lazio e Friuli e Liguria. In dodici mesi in Italia è come se fosse sorta una nuova città di 77 chilometri quadrati, 10 per cento in più delle superfici edificate nel 2021. In Campania cinque chilometri quadrati e mezzo. Altro che consumo di suolo zero invocato dagli organismi Onu e dalla Ue. Un dato è più sconcertante di tutti: novecento ettari, nove dei 77 chilometri quadri dell’ipotetica nuova città, sono stati realizzati in zona di pericolosità idraulica. 



«In Campania sono 47 gli ettari coperti con costruzioni di vario tipo in zona a pericolosità idraulica e 150 in aree soggette a frana», spiega Michele Munafo, responsabile del Rapporto Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

Una grossa fetta riguarda la provincia di Napoli. Certo, non c’è da sorprendersi se tra i comuni campani stavolta risultano a consumo zero quelli di Ischia, isola che un anno fa dovette contare 12 morti per la catastrofe di Casamicciola scatenata dalle costruzioni sregolate e abusive che presto potrebbero tornare. Stupisce però che nella classifica Ispra del 2022 compaiano comuni come Pozzuoli, 2,77 ettari consumati nel 2022, un incremento del 33,79 per cento rispetto al 2021. Siamo nel cuore della zona rossa del bradisismo, dove il suolo è prezioso e può subire cambiamenti repentini tanto che viene agitato lo spettro dell’allarme arancione. Bacoli, stessa zona, è in buona posizione con altri 12.600 metri quadri edificati e un incremento percentuale del 39,29 per cento rispetto al 2021. Il piccolo Monte di Procida con duemila e 200 metri quadri ha una percentuale altissima però rispetto alla superficie totale: +52,85%. Non è poco nei Campi Flegrei. «A partire dal 2015 in Campania c’è stato un incremento continuo del consumo di suolo - conferma Munafo -. Si tratta di 408 ettari in più nel 2020 rispetto al 2019, 504 in più del 2020 rispetto al 2021. Infine 556,68 ettari in più nel 2022. Un crescendo che va arrestato per non dover affrontare i conti che prima o poi la natura chiederà». 

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Continua lo spreco di suolo e continua a crescere anche il patrimonio edilizio inutilizzato, 10 milioni di abitazioni vuote in Italia, 818mila abitazioni vuote in Campania: cifre da capogiro rispetto alle quali la legislazione è inefficiente. Mostri di mattoni e cemento diroccati in aree densamente urbanizzate come Napoli. Senza contare aree industriali dismesse, ex cattedrali nel deserto. «I dati sul consumo di suolo sono subito a disposizione dei Comuni e delle autorità territoriali - spiega Munafo - Non sappiamo però quanti li consultano e utilizzano. La rilevazione avviene periodicamente via satellite. Individuiamo le costruzioni inesistenti rispetto all’anno precedente e rivediamo i calcoli di consumo, non abbiamo modo di sapere se si tratta di edificazioni autorizzate o fuorilegge. Interessa il dato, indice degli effetti presenti e futuri sull’equilibrio territoriale».

Le città capoluogo non sono esenti dal crescendo di consumi. Napoli più di 50mila metri quadrati edificati nel 2022 (più 63,39% rispetto al 2021 ed è la cifra record dal 2015). Benevento ha consumato 10,22 ettari (+15,61%), Caserta dieci ettari (+25,13%), Avellino 2,91 ettari (+31,65%), Salerno 3,98 ettari (+34,42%). I dati sulla superficie dei capoluoghi sono amplificati quando si passa su scala provinciale. A Napoli e provincia sono stati consumati in dodici mesi i 105 ettari (più 34,71% rispetto al 2021), l’accelerazione riguarda una serie di comuni come Nola, Giugliano, la già citata Pozzuoli, Torre del Greco, cuore della zona rossa per il rischio vulcanico costituito dal Vesuvio. Poco importa se il rapporto Ispra evidenzia tra le città campione per consumo di suolo zero Ercolano, densamente o totalmente urbanizzata e per il resto estesa alle pendici del Vesuvio con rigide regole sulle nuove costruzioni. Le percentuali di crescita delle urbanizzazioni scende nell’ordine per le province di Benevento (7,13%), Avellino (7,35%), Salerno (7,95%), Caserta (10,40%) con il caso clamoroso e pericoloso di Castel Volturno dove i dati segnalano la crescita in zona ad alto rischio idraulico e dove gli studi sugli effetti del cambiamento climatico stimano che una parte del territorio finirà sotto il mare prima della fine del secolo.
 

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