Covid a Napoli, la Regione: l'ospedale Loreto Mare torni Covid free, pronto soccorso al San Giovanni Bosco

Covid a Napoli, la Regione: l'ospedale Loreto Mare torni Covid free, pronto soccorso al San Giovanni Bosco
di Ettore Mautone
Giovedì 7 Ottobre 2021, 21:30 - Ultimo agg. 8 Ottobre, 07:06
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Cala la pressione epidemica a Napoli e si riducono le ospedalizzazioni e i ricoveri nei Covid center della città ma cresce parallelamente la richiesta di prestazioni ordinarie e di pronto soccorso di cui è testimone il Cardarelli con l’affollamento record che si registra in Osservazione dove ogni giorno stazionano mediamente 130 pazienti a fronte di una rete dell’emergenza e urgenza in ginocchio.

A dare una risposta a questo preoccupante scenario e a segnare una vera e propria svolta è ora l’unità di crisi regionale che nel pomeriggio di oggi ha diramato precise disposizioni ai  manager di Asl e ospedali. Si comincia dal Loreto nuovo che dovrà tornare Covid free e pertanto svolgere le funzioni di un ospedale ordinario dotato di pronto soccorso e con un assetto di Dea di I livello (pronto soccorso di media complessità) come previsto dal piano ospedaliero regionale. 

La Asl Napoli 1, da sui il presidio di via Vespucci dipende, e l’azienda dei Colli, dovranno dunque collaborare attivamente e definire un cronoprogramma con cui liberare le corsie del presidio della Marina trasferendo nel più breve tempo possibile i pazienti infettivi dal Loreto al Cotugno. Il Loreto, tranne una parentesi di alcuni mesi nell’estate del 2020, dall’inizio della pandemia ha sempre svolto funzioni di Covid center e da anni non aveva più un pronto soccorso attivo funzionante. Prima linea che invece ora andrà progressivamente riattivata partendo del ripopolamento delle corsie specialistiche mediche e chirurgiche ordinarie.  

Un’operazione simile si configura per il San Giovanni Bosco che sebbene tornato da giugno in assetto ordinario dopo la parentesi Covid è in realtà semivuoto in quanto il pronto soccorso è chiuso per la grave carenza di personale. 

Ma non è tutto: la rete ospedaliera metropolitana, per disposizione dell’unità di crisi regionale, va riorganizzata badando soprattutto al riassetto delle attività di pronto soccorso e di emergenza e urgenza al fine di rispondere al vertiginoso aumento di ricoveri registrato nelle ultime settimane in particolare al Cardarelli.

In questo ridisegno anche l’Ospedale del mare deve liberare subito tutti spazi e i posti letto attualmente riservati ai pazienti Covid e ripristinare le attività specialistiche dedicate all’originaria destinazione. 

Un ritorno alla normalità reso possibile dalla campagna vaccinale che ha abbassato fortemente l’incidenza di nuovi casi e di nuove ospedalizzazioni sia in degenza Covid ordinaria sia in sub intensiva e in rianimazione. Per aiutare il Cardarelli dovranno giocare un ruolo chiave anche i Policlinici, il Monaldi e l’istituto tumori Pascale. Il policlinico collinare di via Pansini e quello del centro storico a Piazza Miraglia dovranno a tal fine incrementare la quota di posti letto resa quotidianamente disponibile ai trasferimenti dal Cardarelli in base all’intesa stipulata nel giugno scorso e rimasta sostanzialmente lettera morta. A tal riguardo i manager delle due aziende ospedaliere universitarie dovranno quotidianamente trasmettere alla centrale operativa del 118 il numero e il tipo di posti letto offerti e il responsabile di centrale dovrà relazionare ogni settimana al dipartimento Salute di Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania, sui posti letto offerti dai policlinici e su quelli utilizzati dal Cardarelli.

Anche l’istituto Tumori Pascale di Napoli dovrà fare la sua parte con le stesse modalità operative offrendo una quota di posti letto per pazienti oncologici che giungano al pronto soccorso del Cardarelli e attivando i trasferimenti. Nessun cenno viene invece fatto alla posibilità di accessi diretti h 24 nei reparti oncologici  di pazienti seguiti dai rispettivi reparti del pascale e dei policliici in caso di aggravamento delle condizioni di salute. Pazienti che attualmente affluiscono anch'essi al pronto scocrso del Cardarelli. 

Resta il nodo del personale: le figure specialistiche di accettazione e urgenza nelle aree di emergenze e urgenza di tutta la campana scarseggiano: la strada indicata dalla Regione è l’utilizzo di unità di personale dalle retrovie attingendo alle discipline equipollenti e in particolare a quelle di area medica e chirurgica. “In questi ultimi anni - scrive la Regione rivolta al manager - si registra nell’ambito dei servizi dell’area emergenze e urgenza ospedaliera e in particolare nelle unità operative di pronto soccorso e Obi, una progressiva perdita di personale medico. Carenza che determina forti criticità - ammette la Regione - nella gestione e funzionalità di dette unità operative con il conseguente concreto rischio di inefficienze o interruzione di pubblico servizio nel sistema dell’emergenza e urgenza regionale incidendo sui Livelli essenziali di assistenza”. La risposta a questa carenza e gli strumenti per mitigare nell’immediato il nodo della carenza di personale acuito dalla fuga di strutturati verso altre funzioni è quella di adottare misure temporanee e straordinarie trasferendo specialisti di altre discipline equipollenti in pronto soccorso a supporto di pazienti di interesse internistico e chirurgici presenti in pronto soccorso e in Obi nonché la presa in carico anticipata, da parte dei repati di destinazione, dei pazienti più critici già stabilizzati e inquadrati in attesa di ricovero. 

Sullo sfondo resta il ruolo dei due policlinici nella rete dell’Emergenza con la Vanvitelli che si fa avanti con un reparto di pronto soccorso nuovo di zecca, ristrutturato e pronto all'uso, da popolare di macchinari e personale entro l'inizio del prossimo anno per dare uno pronto soccorso aggiuntivo al centro storico della città. C'è poi la Federico II che per iniziativa della scuola di Medicina ha approvato da mesi, all’unanimità, un organico progetto di pronto soccorso individuando le fonti di finanziamento per circa 6 milioni di euro chiavi in mano da tradurre all’interno della nuova convenzione tra Università e Servizio sanitario regionale. Un pronto soccorso cmpleto per tutte le disciopline che consentirebbe di aprire alla cittadinanza i servizi di una cittadella sanitaria fatta di circa 800 posti letto di alta specializzazione.  

L’alternativa immediatamente percorribile, e con una spesa di soli 500 mila euro, sarebbe realizzare una accettazione centralizzata nella zona collinare di fronte all'asse viario per le attività che l’università già svolge nell’ambito delle reti di pronto soccorso per infarto ictus e trauma, annullando così un passaggio per trasferimento dal 118 o dal Cardarelli.

Un accesso diretto a favore dell’utenza che si muove con mezzi propri e che attualmente affolla la rete ospedaliera della città. Ipotesi quest'ultima, sollecitata anche dal sindacato giovani medici e dagli specializzandi al fine di rendere compiuta la formazione dei medici in 16 scuole di specializzazione per le quali la legge prevede che l’apprendistato sia effettuato presso un pronto soccorso in sede. 

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