Cantieri, a Napoli lavori paralizzati in 800 palazzi e 4mila case

I dati dell’Associazione tecnici costruttori: «Mancano i fondi per completare le opere»

Cantieri, a Napoli lavori paralizzati in 800 palazzi e 4mila case
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 11 Gennaio 2023, 07:09 - Ultimo agg. 16:37
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Non sono solo le grandi opere pubbliche a procedere a rilento. Nell’elenco dei cantieri lumaca tra Napoli e provincia si contano purtroppo migliaia di piccoli scavi fermi, in particolare a causa dei «crediti bloccati nei cassetti fiscali delle imprese». Dopo il dossier Acen che ieri, su queste pagine, ha mostrato come il «59% dei tempi della realizzazione di un’opera» si perdano nelle maglie della burocrazia, arrivano oggi i dati di Atc (Associazione dei Tecnici e Costruttori nata a ridosso del Covid e degli ecobonus). Sono circa «10mila le imprese» che all’ombra del Vesuvio si sono impegnate a vario titolo negli incentivi concessi dall’ex governo Draghi, e «la metà di queste, al momento, non sta procedendo con i lavori». Dalla Feneal Uil arriva invece l’appello «ad assumere più operai nei cantieri pubblici per sveltire i tempi: diverse lavorazioni sono sottodimensionate» 

L’Atc, scesa in piazza nei mesi scorsi contro le modifiche delle normative legate ai bonus successive alle truffe milionarie scoperte dalle forze dell’ordine, raccoglie in particolare le piccole imprese, molte delle quali sono aggrappate spesso a un solo cantiere. Società che, di conseguenza, fanno maggiormente fatica a ottenere crediti dalle banche (e dunque a sostenere operai e costi di gestione). Nel dettaglio, la stima di Atc parla di «800 condomini a Napoli nei quali, al momento, i lavori sono sospesi» a causa di penuria di liquidità delle ditte che stanno portando avanti i restyling. Ma la maggior parte delle opere finite nel limbo, al momento, riguarda le abitazioni monofamiliari, che proliferano in provincia e in diverse zone metropolitane (Pianura, Camaldoli, Chiaiano, Posillipo). Sono circa «4mila», in questo caso, i ponteggi allestiti nei mesi scorsi e oggi deserti. Per quanto riguarda i «fondi immobili», cioè le «risorse bloccate nei cassetti fiscali che le imprese non possono più convertire in liquidità», Atc parla di una cifra vicina ai «5 miliardi in Campania, considerando sia bonus facciate sia ecobonus». 

Ieri, Rossano Ricciardi e Vincenzo Casolaro - rispettivamente presidente e vicepresidente di Atc - hanno indirizzato una pec al presidente della Regione De Luca, in cui si propone che sia Palazzo Santa Lucia ad acquistare i crediti. «La situazione che stanno vivendo le Imprese del Settore Edile è gravissima - si legge nel documento - Il Superbonus 110% aveva come unico motore il nuovo meccanismo della cessione del credito fiscale.

Oggi quel motore è stato smantellato. In un anno, da novembre 2021, 12 modifiche normative, tre circolari Ade, varie sentenze della Corte di Cassazione, hanno portato al totale blocco delle cessioni dei crediti fiscali, con la completa chiusura all’acquisto da parte di istituti di credito, assicurazioni, fondi finanziari, partecipate dello Stato. Oggi questi crediti fiscali rappresentano il sacrificio e il lavoro di centinaia di migliaia di imprese, tecnici e cittadini che hanno creduto in una legge dello Stato che doveva garantire la loro vendita e l’immediata monetizzazione. Sono quasi 70 miliardi i crediti bloccati (5 solo in Campania).

Il governo ha concesso 5 giorni per l’ultima assurda corsa al 110% e ha pensato di risolvere il blocco delle cessioni dei crediti dando la possibilità ai cessionari di portare i crediti da 5 a 10 anni, azione che danneggia in modo retroattivo imprese e cittadini, perché per questi gli oneri di cessione raddoppiano. Nulla vieta di fatto la possibilità per l’amministrazione regionale e gli enti collegati di acquistare i crediti fiscali, utilizzando gli stessi per i pagamenti dei contributi previdenziali Inps, Inail». «Il caro energia e materiali ha frenato gli investimenti - aggiunge Ricciardi - E con il bonus al 90% e le cessioni del credito limitate a 4, pochissimi privati si attivano». 

Tornando sulle opere pubbliche, Andrea Lanzetta, segretario generale Feneal Uil Napoli, pone l’accento sull’«oscillazione del gasolio, che a gennaio ha ributtato tutto in una nebulosa. Il codice degli appalti, inoltre, sta per cambiare di nuovo. Le cito un caso specifico in lavorazione: quello dell’Alta velocità Napoli-Cancello-Napoli-Bari, che potrebbe avere uno sviluppo superiore. Servirebbero 600 unità lavorative, ma non si arriva nemmeno a 250 operai. I costi dell’energia sono saliti troppo e questo frena tutto il resto. Siamo in un’emergenza continua, insomma. Ma non siamo del tutto pessimisti. Bisogna sburocratizzare gli appalti, ma attenzione alla deregulation, anche nell’ottica della sicurezza. Serve una razionalizzazione delle stazioni appaltanti. Dal punto di vista occupazionale, abbiamo un 46% di ore lavorate in più a Napoli nel 2022».

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