Capodanno, sos a Napoli: «L'alcol dilaga più che mai, troppi minori in coma etilico»

Capodanno, sos a Napoli: «L'alcol dilaga più che mai, troppi minori in coma etilico»
di Maria Pirro
Giovedì 31 Dicembre 2020, 09:13 - Ultimo agg. 16:43
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Spopola su Facebook la foto profilo con l'hashtag «iomiubriaco». Obiettivo: dimenticare il 2020. Ma per i medici come Alessandro Esposito che la notte del 31 dicembre lavorano al pronto soccorso, sia pure solo l'enunciazione del proposito è assolutamente da evitare. Lo dice con nettezza il chirurgo di 34 anni che da uno e mezzo presta servizio al Cardarelli: «Quanto basta per aver visto in faccia gli effetti - spiega - e, soprattutto per i ragazzi, temere l'emulazione».


È stato al pronto soccorso a San Silvestro anche l'anno scorso?
«Il primo gennaio 2020, subentrando ai colleghi che avevano trascorso il Capodanno in ospedale, prendendo così in carico i pazienti della notte».


Quali sono le principali emergenze che ha dovuto affrontare?
«Proprio l'abuso di alcolici, fortunatamente il fenomeno dei traumi da petardo si è ridotto negli anni».


Abuso di alcolici già da che età?
«Il problema ha riguardato una fascia di età ampia, a partire dai ragazzi di 13-14 anni che hanno bevuto troppo alle feste».


Con quali conseguenze?
«Sintomi gastrointestinali, nausea, capogiri, fino al coma etilico.

Ma sono arrivati in ospedale anche ventenni, trentenni e quarantenni».


Stessi disturbi?
«In questo caso l'abuso di alcol ha portato anche a traumi dovuti agli incidenti stradali, perché in tanti si sono messi alla guida dopo aver alzato il gomito».


Quale storia ricorda?
«Una ragazza di 19 anni, che fortunatamente aveva riportato solo qualche contusione ed era preoccupata per gli amici a bordo».


La scritta sui social può essere anche letta con ironia, non trova?
«Resta una pubblicità negativa, Facebook e gli altri network hanno un impatto importante. Se i figli vedono i genitori condividere questo messaggio, possono non capirne il senso: gli adolescenti vanno invece educati a non bere, iniziare a trasgredire presto aumenta il danno cronico di tipo epatico, come con il fumo di sigaretta. Perché prima si comincia, peggio è».


Lei non vuole dimenticare il 2020?
«È stato un periodo negativo per tutti. Siamo tutti in attesa del nuovo anno».


Qual è stato il momento più difficile?
«In ospedale dover affrontare una nuova patologia, con pazienti anche falsi negativi al tampone che all'improvviso dovevano cambiare percorso. È stato faticoso il lavoro quotidiano, anche nei suoi risvolti emotivi».


A cosa si riferisce?
«Penso ai pazienti che non potevano vedere i loro cari, al dover dare notizie ai familiari per telefono, e sentirli in ansia e agitati».


Senza trascurare il rischio di contagio più alto in corsia.
«Ciò ha significato dover rinunciare a vedere parenti e amici anche da 10 mesi»


Si è vaccinato?
«Sono in lista».


Desideri, una volta immune?
«Cose semplici, riscoperte anche grazie alla pandemia, come una chiacchierata: senza avere paura».

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