Caritas, a Napoli sos volontari e mense a rischio stop: «Aiutiamo gli ultimi»

Caritas, a Napoli sos volontari e mense a rischio stop: «Aiutiamo gli ultimi»
di Giuliana Covella
Martedì 9 Agosto 2022, 08:55 - Ultimo agg. 09:16
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«Aperti per ferie». Si chiama così il progetto di solidarietà delle mense della Caritas diocesana di Napoli. Un appello che il coordinatore Giovanni Scalamogna lancia a chiunque voglia tendere una mano all'opera di carità, che vede impegnati operatori e volontari al servizio dei più bisognosi. Una sorta di chiamata alle armi solidale che, data la scarsità di risorse umane nei giorni che precedono il ferragosto, il diacono della parrocchia di San Tarcisio ai Ponti Rossi rivolge a tutti coloro che «abbiano voglia di vivere un'esperienza unica». Un'adesione che, si spera, consentirebbe a uomini e donne che si adoperano tutto l'anno a favore dei meno fortunati di prendersi un breve periodo di riposo.

Ma soprattutto di non abbandonare il popolo degli homeless che a Napoli diventa sempre più specchio di un'emergenza sociale, che vede circa 5.000 persone usufruire dei pasti distribuiti da parrocchie e associazioni. Non a caso lo slogan scelto è semplice e chiaro, come spiega Scalamogna: «Le mense, che in questo periodo in cui la città resta chiusa per ferie sono più di una ventina, grazie all'aiuto che verrebbe dai nuovi volontari resterebbero aperte per ferie». Gli angeli della Caritas si preparano dunque ad affrontare i giorni difficili di agosto, quando la città si svuoterà del tutto. «Cercheremo tuttavia di garantire il servizio distribuendo i pasti a tutte le persone che affollano ogni giorno le nostre mense - dice Scalamogna - diffondendo l'appello ai potenziali volontari, a cui chiediamo di venire a darci una mano, perché anziché sospendere le attività in piena estate, noi saremo operativi. Già da lunedì scorso ci siamo resi conto della difficoltà di coprire le mense rimaste in funzione».

Di queste saranno 20 su 24 quelle che assicureranno il servizio: tra cui quella della chiesa del Carmine, il Centro La Tenda alla Sanità, il Binario della solidarietà a via Taddeo da Sessa, San Vincenzo de' Paoli che da Porta Capuana si è trasferita in via Santa Sofia, quella dei Padri Rogazionisti ai Colli Aminei, le Figlie della Carità all'Arco Mirelli, quella di padre Arturo D'Onofrio a Gianturco, quelle di via Santa Brigida, di via Santa Lucia, dei Padri Trinitari alle Fontanelle al Trivio. E ancora, per coprire tutta la città e la provincia, San Gennaro al Vomero, il Ristoro di Sant'Egidio a piazza San Pasquale, Santa Maria Apparente al corso Vittorio Emanuele, quella dei Missionari dei Sacri Cuori a Secondigliano, cui si aggiungono quelle dell'hinterland, da Casoria ad Afragola, Arzano, Torre del Greco e Portici. «Uno sforzo immane, che però dovremmo riuscire a sostenere nel caso della Tenda e di Santa Sofia, mentre per le altre mense verranno scout da tutta Italia, a cui abbiamo chiesto un sostegno».



Ma chi sono gli utenti delle mense Caritas? «Ogni categoria di persone.

Dai padri di famiglia che hanno perso il lavoro, ai familiari di ex detenuti che non percepiscono il reddito di cittadinanza, agli anziani che vivono con pensioni minime, ai papà separati, agli immigrati di tutte le nazionalità». Un esercito di ultimi che non sempre si può quantificare: «L'arcivescovo Battaglia ha detto che i poveri non si contano, si amano. Dobbiamo perciò aprire le porte a tutti. Solo al Carmine ogni giorno afferiscono 1.000 persone. Alle altre mense variano da 70 a 100 presenze giornaliere. Poi ci sono i cosiddetti poveri trasparenti, che vivono ai crocevia delle strade, sotto i porticati, fuori le stazioni ferroviarie come piazza Cavour, piazza Garibaldi e la Galleria Principe al Museo. Per loro c'è bisogno di un coordinamento diverso, come abbiamo stabilito con la nuova direttrice della Caritas, suor Marisa Pitrella». «Molti di loro (sono oltre 2.500) ci guardano impauriti quando portiamo i pasti - prosegue il diacono - non parlano, prendono più cestini e il cibo spesso si butta via, producendo uno spreco alimentare. Il coordinamento tra parrocchie e associazioni servirà ad evitare che si vada tutti nelle stesse zone».

Infine l'appello alla vigilia di ferragosto: «Abbiamo necessità di volontari per sopperire ai vuoti creati dagli operatori che dopo un anno di lavoro necessitano di riposo. Servono persone motivate. Dobbiamo fare bene il bene, come diceva il cardinale Sepe. Non basta servire il pasto ai fratelli più sfortunati, bisogna sedersi, parlare e dimostrare loro che siamo amici».

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