Ciro, l'autopsia conferma: morto cadendo dal treno a cento all'ora

Ciro, l'autopsia conferma: morto cadendo dal treno a cento all'ora
di Marco Di Caterino
Sabato 27 Gennaio 2018, 09:06 - Ultimo agg. 28 Gennaio, 17:14
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Arzano. Ciro Ascione, il sedicenne di Arzano scomparso sabato sera e ritrovato cadavere tre giorni dopo sulla massicciata della linea ferroviaria, a meno di un chilometro dalla stazione di Casoria dove lo aspettava il papà, è morto nel tremendo impatto con il pietrisco dei binari, dopo essere caduto a una velocità intorno ai cento chilometri all’ora, da quell’esile appiglio del predellino del vagone sul quale era saltato dopo la chiusura delle porte del treno in partenza dal binario 5 della stazione di Piazza Garibaldi. La conferma arriva dai primi risultati dell’autopsia, che è stata effettuata ieri pomeriggio nell’Istituto di Medicina legale del secondo Policlinico dal medico legale Massimo Esposito, al quale il pm Barbara Buonanno della Procura di Napoli Nord diretta da Francesco Greco aveva conferito l’incarico con una serie di quesiti.

L’esame del perito anatomo-patologo, durato circa tre ore e al quale hanno assistito medici legali nominati dall’avvocato Sabino Farese, legale della famiglia Ascione, ha di fatto confermato quanto dapprima ipotizzato e poi accertato nel corso di una indagine, per alcuni verso un po’ caotica: e cioè che il sedicenne si era aggrappato alla porta di uno dei vagoni, appoggiando i piedi sullo stretto predellino. Le lesioni alla fronte e quelle alla nuca, ritenute compatibili con una caduta a forte velocità, sono state tali da non lasciare scampo al povero Ciro. Un responso, quello del tavolo dell’autopsia, molto chiaro, tanto che il magistrato ha dato il nulla osta a liberare la salma, che è stata consegnata ai genitori.
 

In questo scenario di morte, dolore e disperazione per i genitori e la sorella della vittima, viene fuori anche un’altra brutale verità, che cancella anche l’illusione nutrita dal papà Salvatore: che ci sia stato un omicidio, che a uccidere Ciro sia stato qualcuno che lo aveva scaraventato fuori da un finestrino dal treno in corsa. Il papà di Ciro, nel suo peregrinare investigativo, aveva visionato le immagini delle telecamere di video sorveglianza di un autoparco, prospiciente la massicciata ferroviaria. In realtà quel video inquadra il treno locale che passa veloce proprio nella zona dove 72 ore dopo verrà ritrovato il ragazzo. Le immagini mostrano a un certo punto e solo per un paio di secondi un grosso sbuffo di polvere sollevarsi dalla massicciata, per poi sparire all’istante, cancellato dello spostamento d’aria del treno in corsa. Alla luce di quanto poi è emerso, viene fuori una cruda verità: il papà di Ciro ha visto in diretta la morte del figlio. Quello sbuffo di polvere, con il treno dietro a scorrere rapido, in questi giorni lo ha intimamente convinto che il suo Ciro fosse stato ucciso. In realtà in quel punto e in quel momento il ragazzo cadeva. E moriva.

Ieri mattina, insieme al suo legale, Salvatore ha visionato l’intero marciapiede del binario numero 5 alla Stazione centrale, alla ricerca della posizione delle telecamere di videosorveglianza, le cui immagini che riprendevano un ragazzo attaccato alla porta del vagone, in un equilibrio palesemente più che precario avrebbero dovuto essere viste all’istante, per far scattare il fermo del convoglio.

Caduta la pista dell’omicidio, e in base anche ai primi risultati dell’autopsia, l’attenzione della Procura di Napoli Nord si sposta sulle misure di sicurezza dei convogli in partenza da Piazza Garibaldi. Occorre capire perché sia partito quel treno portando un ragazzo attaccato al vagone alla stregua di un geco al muro, ma senza ventose. Attaccato solo con la punta delle dita sulla maniglia e venti centimetri di appoggio sotto i piedi, a un treno che sfrecciava a cento chilometri all’ora, per almeno cinque o sei minuti. Fino alla morte, davvero assurda e inaccettabile.

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