Coronavirus a Castellammare, ospedale San Leonardo travolto: il pronto soccorso è solo Covid

Coronavirus a Castellammare, ospedale San Leonardo travolto: il pronto soccorso è solo Covid
di Carmen Fusco e Fiorangela d'Amora
Martedì 3 Novembre 2020, 12:00
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Bloccati i ricoveri in Rianimazione, il reparto è costretto a gestire i codici rossi del Pronto Soccorso. All'aumento di richieste di posti letto l'ospedale San Leonardo di Castellammare risponde convertendo l'intero pronto soccorso per i positivi al Covid. La decisione, in accordo con la direzione sanitaria dell'Asl Na3Sud, è stata assunta dal primario dell'Unità Complessa di Medicina d'Urgenza Pietro Di Cicco, che ha firmato un ordine di servizio per riorganizzare l'accoglienza dei codici rossi e gialli in ospedale. I primi, una volta accertata la negatività, saranno gestiti in Rianimazione, i secondi direttamente nei reparti specifici. Ma la situazione è estremamente delicata anche all'ospedale di Nola, altro importante presidio della stessa Asl, individuato nei giorni scorsi come possibile terzo «Covid center» dopo quelli allestiti a Boscotrecase e Torre del Greco: qui da ieri il pronto soccorso può accogliere solo chi è in grave pericolo di vita. Codici rossi e codici gialli: tutti gli altri dovranno recarsi altrove. Il presidio di emergenza scoppia di cittadini contagiati dal virus e non è possibile assicurare altre prestazioni. Almeno 35 quelli che sono ricoverati e aiutati a respirare con la ventilazione meccanica. Dodici sono in un'ala del reparto di Medicina diventata ormai reparto Covid, così come i locali in cui fino a qualche mese fa c'era il pronto soccorso, adesso spostato un piano sotto proprio per far posto alle persone che ogni giorno allungano la lista delle vittime della pandemia. Nemmeno gli attuali locali destinati alle urgenze sono però Covid free perché non c'è più un posto vuoto e si è dovuto sistemare, ben isolato, qualche malato anche lì. 

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«La zona filtro della Rianimazione verrà utilizzata per trattare il paziente che, seppure non sospetto, dovrà effettuare una valutazione con tampone d'urgenza: solo dopo la riscontrata negatività occuperà lo spazio pulito all'interno della sala di Rianimazione». Queste sono le istruzioni per il personale medico e infermieristico del San Leonardo di Castellammare scritte nella disposizione di Di Cicco, che ieri mattina ha avuto un confronto con Maria Josè Sucre, primario di Rianimazione, per definire meglio le modalità di accesso.

Tra le due Unità è stata istituita una zona di contumacia, dove vi sarà la valutazione dei casi prima dello spostamento del paziente nel reparto di riferimento. Tuttora la Rianimazione, con i suoi sei posti letto, gestisce anche i casi gravi di Covid, intubando e stabilizzando i pazienti che necessitano di un reparto specializzato e quindi di essere trasferiti. È accaduto così anche ieri per un positivo, intubato e poi trasferito all'ospedale di Caserta, unico disponibile con una Rianimazione Covid.

Intanto al piano terra del San Leonardo l'area del Pronto Soccorso è interamente chiusa. Già da domenica le grosse porte arancioni dell'accesso sono sigillate, da qui passeranno solo gli addetti: «Tutta l'area del pronto soccorso è impegnata per il percorso cosiddetto sporco, dunque inaccessibile al personale che non sia dello stesso reparto e munito degli idonei dispositivi di protezione». Questo è quanto scritto nel documento «necessario - afferma il primario - in attesa che vengano prese decisioni a livello regionale». Sulla questione interviene anche il sindaco Gaetano Cimmino: «Basta chiacchiere e speculazioni politiche. Sono in contatto quotidiano con il direttore dell'Asl Napoli 3 Sud Gennaro Sosto per comprendere quali soluzioni saranno attivate a decongestionare il nostro pronto soccorso e riattivarlo a pieno regime», dice il sindaco, che rilancia la soluzione del nuovo ospedale Covid a Nola: un'esortazione che arriva dritta alla direzione della Napoli 3 nel giorno in cui Castellammare conta 89 nuovi positivi, sfiora quota 600 e viaggia velocemente verso la soglia di quei 670 casi che potrebbero far scattare la zona rossa. Aumentano i decessi e un altro medico stabiese, dopo Giovanni Tommasino, ha perso la vita, si tratta di Francesco Chierchia, 65enne. Il risultato del tampone per lui è arrivato soltanto dopo la morte, avvenuta alle prime ore dell'alba. Durante la prima fase della pandemia, era in un gruppo di volontari che garantiva assistenza a chi ne aveva bisogno. 

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A Nola intanto la condizione è talmente al limite da far ritenere superata la disputa su favorevoli e contrari alla riconversione in Covid Hospital. Di fatto, come fanno notare gli operatori che, stremati, lavorano al Santa Maria della Pietà, non c'è più spazio per nessuno. E intanto, in una città che ieri ha toccato quota 515 positivi, le denunce non mancano. «Ma quale codice rosso - lamenta una donna sui social - mia madre ieri sera, in arresto cardiaco, non l'hanno fatta entrare. Ha dovuto aspettare in ambulanza prima che si trovasse un posto in qualche ospedale libero». «Ieri sera mia nonna in codice rosso - ha raccontato una ragazza - ha dovuto attendere in ambulanza fino a che non si è trovato un posto libero da qualche altra parte e ora si ritrova a Castellammare». La preoccupazione è tanta. «Dicono che non dobbiamo recarci in pronto soccorso con mezzi nostri e che dobbiamo allertare il 118 ma - protesta un uomo - al telefono non rispondono. L'unica strada restano i carabinieri». 

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