Coronavirus a Napoli, focolaio nella casa di riposo: tre morti e 23 nonni contagiati

Coronavirus a Napoli, focolaio nella casa di riposo: tre morti e 23 nonni contagiati
di Melina Chiapparino e Leandro Del Gaudio
Giovedì 2 Aprile 2020, 08:30 - Ultimo agg. 09:32
4 Minuti di Lettura

Isolati in una clinica lazzaretto, nel cuore di Fuorigrotta. Malati di coronavirus, anziani e senza assistenza, tanto da spingere i vertici dell'ospizio a lanciare l'allarme, pur di ottenere personale specializzato in grado di fornire soccorso per i propri ospiti. Dimora per anziani «La casa di Mela», l'allarme arriva nel tardo pomeriggio, sulla scorta dell'esito dei primi tamponi effettuati dopo il decesso di una paziente di 91 anni avvenuto sabato scorso: in sintesi sono risultati positivi 23 su 27 test effettuati, mentre si attende il risultato di altri 17 tamponi. E non è tutto. Dati choc, se si aggiunge che sale a tre il numero di ospiti deceduti (due dei quali positivi al corona virus). Quello di Fuorigrotta è il primo focolaio napoletano, tanto da spingere i carabinieri a compiere verifiche sulle cartelle cliniche e sulla comparsa dei primi sintomi influenzali. Si muove la Procura di Napoli, al lavoro il pool reati colposi, guidati dall'aggiunto Simona Di Monte, si indaga sullo scambio di informazioni tra ospizio, medici di base e Asl.

LEGGI ANCHE Un altro ospizio sotto la lente: due morti in poche ore

Come era facile prevedere, una buona parte di ospiti risulta contagiato dal corona virus, mentre è scattata per tutti la quarantena, con il divieto assoluto di avere contatti con il mondo esterno. Emergenza umanitaria, che spinge la dirigenza dell'ospizio (rappresentata dall'avvocato Vittoria De Iorio) a spedire richieste di aiuto a mezzo pec a Prefettura, Asl e Croce rossa. Spiega al Mattino il legale: «Con un numero così alto di contagiati, di fronte all'esigenza di quarantena, siamo rimasti senza personale, non sappiamo come portare da mangiare agli ospiti, né come accudirli da un punto di vista medico. Bisogna fare presto».
 


Sabato sera è morta una paziente 91enne; domenica è morto un 97enne (era positivo ma asintomatico) che era stato trasferito al Monaldi; mentre ieri notte è deceduta a una donna di 89 anni, che domenica era stata trasferita dall'ospizio al San Paolo, dopo aver subìto un intervento al femore (per questo caso si attendono gli esiti del tampone). Siamo in via delle Scuole pie, non lontano dallo stadio San Paolo, c'è preoccupazione per il via vai di persone avvenuto almeno fino a sabato scorso. Parliamo di parenti degli anziani, ma anche dei dipendenti della casa famiglia. Si lavora a ritroso, per capire quanto ampio è stato lo spettro del contagio. Intanto, vanno avanti le verifiche da parte dei carabinieri, che hanno deciso di acquisire le cartelle cliniche degli ospiti della casa famiglia, a partire proprio da quelli deceduti. E non è l'unica verifica in corso. Al vaglio degli inquirenti anche la gestione dell'emergenza all'interno della dimora, sin dai primissimi segnali di allarme. Ci sono state segnalazioni ai medici di base? E che tipo di risposte sono arrivate? C'è la sensazione che qualcosa sia saltato, nella triangolazione tra casa di cura, medici di base e Asl, in un clima da scaricabarile. Stando al legale della struttura, i tamponi sono arrivati solo dopo il decesso della paziente 91enne (sabato sera), tanto che la dirigenza sarebbe stata costretta a chiamare la polizia, pur di aver i test sugli altri ospiti. Una versione che ora andrà raffrontata a quanto emergerà da nastri magnetici, cartelle cliniche e testimonianze.

LEGGI ANCHE È un frate la decima vittima di Madonna dell'Arco

Spiega al Mattino Tiziana Spinosa, direttrice Unità di prevenzione collettiva del distretto 25 dell'Asl: «Abbiamo richiesto l'elenco dei lavoratori, circa 30 persone, che sono stati sottoposti ai tamponi e per i quali è stata ordinata la quarantena sotto il monitoraggio delle Asl di competenza. Prima del decesso di sabato, c'erano una serie di anziani che da giorni avevano accusato sintomatologie sospette, tra cui febbre - spiega la direttrice -, ma non ci è arrivata alcuna comunicazione di questa situazione che doveva essere monitorata dai medici di medicina generale che hanno in carico i propri pazienti e per i quali, l'Asl provvederà ad accertamenti». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA