Covid a Napoli, le ambulanze private sono il nuovo business

Covid a Napoli, le ambulanze private sono il nuovo business
di Maria Pirro
Venerdì 6 Novembre 2020, 08:30 - Ultimo agg. 12:19
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«Costa 500 euro il trasporto di un malato Covid in ospedale a bordo di un'ambulanza privata, dotata di una barella di biocontenimento. Può chiamare a qualsiasi ora per prenotare». L'operatrice, al telefono, ha una voce serena ma perentoria. Non è la prima né l'ultima richiesta a cui, da giorni, risponde a ritmo serrato. Nel mezzo della pandemia, Napoli è una giungla: di prezzi e di soluzioni. E il fai-da-te può rivelarsi rischioso.

«Solo al Cotugno, arrivano quotiedianamente 120-130 pazienti al pronto soccorso, anche a bordo di ambulanze private o con la propria auto», certifica Rodolfo Conenna, il direttore sanitario del polo riferimento per le malattie infettive e centro di eccellenza per il coronovirus che continua ad aumentare i posti per affrontare l'emergenza, però i letti non sembrano bastare mai.

Conseguenza: le attese si allungano davanti alle strutture costrette a bloccare gli ingressi a causa del sovraffollamento (risale a nemmeno due settimana fa l'intervento dei carabinieri allertati per questo), e ognuno si attrezza come può pur di mettersi in fila e cercare di velocizzare l'iter.

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Considerati i tempi di intervento del 118, subissato di richieste, un tentativo, soprattutto per gli anziani che hanno difficoltà a camminare, lamentano già altre patologie e soffrono di problemi respiratori, è appunto pagare il servizio. «Sono numerose le segnalazioni ricevute da parte di cittadini che si sentono abbandonati e chiedono di essere ricoverati, quando le loro condizioni diventano difficili da gestire a domicilio», dice Alessandro Milo, presidente dell'associazione Odissea specializzata nella tutela del diritto alla salute. L'avvocato aggiunge: «Da un monitoraggio effettuato direttamente, contattando le principali imprese che si occupano del trasporto, risulta che le tariffe oscillano dai 400 ai 700 euro per accompagnare un paziente, residente a Napoli, in un Covid Center che si trova in città». O forse di più. «La spesa potrebbe variare se c'è da aspettare per ottenere la visita o se l'ammalato va poi riportato a casa», afferma Milo, che non ha trovato diretto riscontro di quanto riferito al riguardo da famiglie partenopee che non hanno voluto farsi avanti con nome e cognome per raccontare la propria esperienza. A giudicare invece dalle informazioni raccolte attraverso la ricognizione, emerge che tra gli addetti c'è pure chi dice di contattare prima il 118 per farsi indicare in quale struttura si ha ancora una disponibilità nei reparti. «Ma questa informazione non viene data agli utenti: è riferita esclusivamente all'equipaggio del mezzo di soccorso», chiarisce Galano, responsabile del 118 e e componente dell'unità di crisi regionale sul coronavirus. 

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Galano avverte: «È sbagliato ricorrere al fai-da-te anziché al 118, perché il servizio di emergenza non provvede solo al trasporto ma discrimina le richieste in base a diversi fattori che vanno considerati per garantire sicurezza e appropriatezza nell'assistenza». L'esperto mette in guardia da possibili rischi. «Affidarsi ai privati può essere pericoloso, perché non è detto che in ambulanza ci siano operatori sanitari qualificati ma potrebbero intervenire figure diverse, come i soccorritori, che sono autorizzati svolgere solo un ruolo di supporto nel trasporto. Senza trascurare che i mezzi vanno sanificati secondo precisi protocolli». Resta che i pazienti, anche quelli non Covid, possono restare per ore in attesa di aiuto. «Stiamo facendo tutto il possibile», afferma Galano, cosciente delle difficoltà e dello sforzo sostenuto da medici, infermieri e autisti. «Nessuno si sottrae, anzi. Quelli che sono risultati positivi al Covid (15 su 250 oggi), subito dopo la guarigione, chiedono di rientrare al lavoro, dando un segnale straordinario». In circolazione ci sono, tuttavia, appena 18 ambulanze, la mattina, e 14, la notte. «Altre quattro, acquistate e al momento usate in altri circuiti, necessitano di 15 dipendenti, ognuna, per essere utilizzate a pieno ritmo», aggiunge Galano, che è anche presidente di Aaroi-Emac in Campania, sindacato impegnato a denunciare la carenza di anestesisti e personale, non da ieri ma da almeno dieci anni. «I problemi nella sanità sono precedenti all'emergenza Covid», incalza Milo, che denuncia pure i pesanti disagi degli altri ammalati alla ricerca di cure. «Non colpiti dal virus, ma costretti lo stesso a pagare per operarsi, ad esempio, nel privato, visto che la chirurgia di elezione è sospesa nel servizio pubblico e convenzionato». 

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