«Io, positiva al Covid: ho avvisato tutti ma la Asl Napoli 1 ignora i contatti»

«Io, positiva al Covid: ho avvisato tutti ma la Asl Napoli 1 ignora i contatti»
di Maria Pirro
Giovedì 22 Ottobre 2020, 12:00
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«Ho avvisato tutti quelli che ho potuto: i miei familiari, qualche amica, le persone che sono state a casa mia. Ma non ce la faccio nemmeno parlare, mi stanco, ho difficoltà respiratorie e, accanto al letto, la bombola di ossigeno». Gaetana E., 45 anni, napoletana di Soccavo, vive assieme al marito che pure è risultato positivo al test effettuato sabato scorso nella sede Asl del Frullone raggiunta in auto. Non da soli: «Il tampone è stato praticato anche a mia figlia e mia nipote, che sono risultate negative e quindi si sono trasferite dalla suocera per evitare il rischio di contagio». Ma tutte le misure anti infezione adottate tra le mura domestiche sono rigorosamente fai-da-te. 

 

«L'Asl non mi ha mai chiesto nomi, indirizzi e numero di telefono dei contatti più stretti per rintracciarli, e io ho fatto quello che ho potuto», dice Gaetana. «Vorrei che emergesse che nessuno ci ha aiutato e ci aiuta: una signora del palazzo è andata a prendere la bombola di ossigeno. Ci sentiamo, siamo abbandonati. Soltanto il nostro medico di base, Pina Tommasielli, ci chiama tutti i giorni per la terapia e ci sostiene: ed è stata la prima a fare la diagnosi, in anticipo rispetto al risultato degli accertamenti».

Gaetana è casalinga e racconta che il marito lavora lontano da Napoli, «ma è qui già da 10 giorni». «Anche lui ha avvisato della malattia i suoi colleghi e altri conoscenti e amici, per quanto possibile».

La 45enne accetta di raccontare perché «nessuno deve ritrovarsi da solo, nel momento più duro sin dall'iter che porta a conclamare la patologia». Fa una pausa per dire: «Chi è anziano e non può uscire di casa come fa a eseguire il tampone?» Lo domanda, la casalinga di Soccavo, partendo da un'altra vicenda personale: «Una mia parente a San Giovanni a Teduccio non sa se ha il Covid, ma gli operatori sanitari devono ancora andare a effettuare il prelievo». 

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Tommasielli interviene per ribadire l'importanza di rafforzare l'assistenza domiciliare e territoriale: «Considerato l'aumento dei contagi, è fondamentale farlo al più presto, ma ognuno sin da ora è chiamato a fare la sua parte». La dottoressa, che è anche componente dell'unità di crisi regionale per l'emergenza Coronavirus, racconta su Facebook il suo impegno personale: tra i suoi pazienti, in totale 1600, «ho circa 40 positivi di cui una ventina asintomantici e un'altra ventina paucisintomatici in terapia e monitorati con saturimetro. Tutti in isolamento domiciliare». Gestire questi ammalati non è facile: «Il mio telefono - aggiunge Tommasielli - squilla notte e giorno. Se necessario mi vesto e vado a visitarli. Se proprio indispensabile chiamo il 118. Anche risparmiare un solo posto letto in ospedale evitando un ricovero inutile, può essere utile a salvare una o più vite umane».

Quanto al contact tracing, cioè il processo di identificazione e segnalazione per tracciare i contatti avuti dai positivi, Tommasielli ammette con onestà e dispiacere: «Di fatto, è saltato. Con la carenza di personale in organico segnalata dallo stesso governatore Vincenzo De Luca, è davvero complicato provvedere a tutto».

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