Covid a Napoli, medici di famiglia divisi sui test rapidi per i pazienti: «Poco spazio negli studi»

Covid a Napoli, medici di famiglia divisi sui test rapidi per i pazienti: «Poco spazio negli studi»
di Ettore Mautone
Domenica 15 Novembre 2020, 12:00
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Tamponi rapidi negli studi dei medici di famiglia: dopo il recente via libera all'accordo nazionale, sottoscritto con il ministero della Salute e inserito nel contratto di lavoro dei camici bianchi (all'articolo 4), ora la palla passa alle Regioni. In Campania i preliminari, per il definitivo semaforo verde - che dovrebbe scattare nel decisivo incontro tra le parti martedì prossimo a Palazzo Santa Lucia - hanno visto riproporsi la spaccatura già andata in onda a livello nazionale. Da un lato la Fimmg e Intesa sindacale (in rappresentanza del 70 per cento della categoria), pronti a firmare per la obbligatorietà del medico ad assicurare la prestazione e dall'altro lo Smi e Intesa sindacale (che non hanno firmato l'accordo nazionale) contrari e propensi a un impegno volontario. Un nodo da sciogliere non semplice: come fare infatti ad assicurare uniformità di trattamento (il tampone rapido) tra un assistito di un medico che aderisce all'intesa e il paziente di un medico non firmatario? Nelle riunioni preliminari del Comitato regionale, che tratta questa materia, un punto di mediazione è confluito nella decisione di affidare alle Aggregazioni di medici che compongono la Aft (20 studi medici associati per ogni quartiere) il compito di assicurare il servizio. 

 

D'altro canto anche a livello nazionale è stato lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza a chiarire, su specifica interrogazione di una deputata, che un impegno contrattuale firmato dal 70 per cento della categoria è da intendersi valido per tutti.

L'impegno ad effettuare i tamponi è inserito in un articolo del contratto che segue quello che attribuisce per la prima volta il riparto di 235 milioni che i medici di famiglia dovranno utilizzare per attrezzare gli studi con strumenti diagnostici di primo livello (ecografi, spirometria ecc.) capaci di intercettare una quota della domanda che oggi si riversa impropriamente nei pronto soccorso. Pertanto l'impegno sui tamponi rientra un più ampio disegno di innovazione, modernizzazione e riorganizzazione della medicina territoriale di famiglia. Nell'ultimo vertice in Regione la Fimmg ha proposto di fissare l'erogazione dei test antigenici nasofaringei nel ventaglio delle competenze obbligatoriamente assicurate dalle Reti di medici delle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) laddove invece, Smi e Snami insistono sul tasto della volontarietà. Il nodo da sciogliere riguarda ii luogo da utilizzare per il tampone, che dovrà essere idoneo, sanificato e sicuro e al di fuori del recente dello studio. Intanto il contingente di tamponi rapidi antigenici e i relativi dispositivi di protezione per la sicurezza degli operatori sono già stati spediti dal commissario Domenico Arcuri alle Asl della Campania e messi a disposizione per il ritiro da parte dei camici bianchi. I kit dovrebbero avere una sensibilità del 75 per cento e specificità del 95 per cento sebbene alcuni studi recenti (tra cui uno del Ceinge) ne riducono le percentuale. Questi test saranno utilizzati in tre casi: nella diagnosi di positività di un contatto stretto di un Covid positivo, nella diagnostica differenziale tra influenza e Covid e per verificare l'avvenuta guarigione dopo la quarantena. 

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«Martedì avremo la definizione dell'accordo - sottolinea Luigi Sparano segretario regionale della Fimmg - la esecuzione del tamponi sarà assicurata dai medici di Medicina generale non dal singolo medico ma nell'ambito elle reti territoriali con la possibilità di avvalersi di medici di Continuità assistenziale in formazione e dei colleghi del 118. Nel caso il cui il medico non sia in grado di partecipare alla prestazione viene lasciata libertà ai singoli. Sulla scelta dei luoghi non deroghiamo: non gli studi dei colleghi ma spazi aperti, tensostrutture ad hoc, strutture mobili, locali ampi anche resi disponibili dai Comuni per garantire la sicurezza dei percorsi». L'accordo stralcio sui tamponi - replica con una nota Luigi De Lucia segretario regionale dello Smi - non è applicabile nel 90 per cento degli studi dei medici della Campania. Non si può pretendere di far firmare un accordo a chi, come lo Smi, ha scelto di opporsi a livello nazionale. Lo Smi rinnova il suo impegno «a favore dell'effettuazione dei tamponi da parte dei medici di Medicina generale su base volontaria e solo in strutture pubbliche delle Asl e dei Comuni». Problemi che non dovrebbero porsi per la pediatria di famiglia che ha firmato compatta a livello nazionale. 

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