Tamponi rapidi negli studi dei medici di famiglia: dopo il recente via libera all'accordo nazionale, sottoscritto con il ministero della Salute e inserito nel contratto di lavoro dei camici bianchi (all'articolo 4), ora la palla passa alle Regioni. In Campania i preliminari, per il definitivo semaforo verde - che dovrebbe scattare nel decisivo incontro tra le parti martedì prossimo a Palazzo Santa Lucia - hanno visto riproporsi la spaccatura già andata in onda a livello nazionale. Da un lato la Fimmg e Intesa sindacale (in rappresentanza del 70 per cento della categoria), pronti a firmare per la obbligatorietà del medico ad assicurare la prestazione e dall'altro lo Smi e Intesa sindacale (che non hanno firmato l'accordo nazionale) contrari e propensi a un impegno volontario. Un nodo da sciogliere non semplice: come fare infatti ad assicurare uniformità di trattamento (il tampone rapido) tra un assistito di un medico che aderisce all'intesa e il paziente di un medico non firmatario? Nelle riunioni preliminari del Comitato regionale, che tratta questa materia, un punto di mediazione è confluito nella decisione di affidare alle Aggregazioni di medici che compongono la Aft (20 studi medici associati per ogni quartiere) il compito di assicurare il servizio.
D'altro canto anche a livello nazionale è stato lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza a chiarire, su specifica interrogazione di una deputata, che un impegno contrattuale firmato dal 70 per cento della categoria è da intendersi valido per tutti.
«Martedì avremo la definizione dell'accordo - sottolinea Luigi Sparano segretario regionale della Fimmg - la esecuzione del tamponi sarà assicurata dai medici di Medicina generale non dal singolo medico ma nell'ambito elle reti territoriali con la possibilità di avvalersi di medici di Continuità assistenziale in formazione e dei colleghi del 118. Nel caso il cui il medico non sia in grado di partecipare alla prestazione viene lasciata libertà ai singoli. Sulla scelta dei luoghi non deroghiamo: non gli studi dei colleghi ma spazi aperti, tensostrutture ad hoc, strutture mobili, locali ampi anche resi disponibili dai Comuni per garantire la sicurezza dei percorsi». L'accordo stralcio sui tamponi - replica con una nota Luigi De Lucia segretario regionale dello Smi - non è applicabile nel 90 per cento degli studi dei medici della Campania. Non si può pretendere di far firmare un accordo a chi, come lo Smi, ha scelto di opporsi a livello nazionale. Lo Smi rinnova il suo impegno «a favore dell'effettuazione dei tamponi da parte dei medici di Medicina generale su base volontaria e solo in strutture pubbliche delle Asl e dei Comuni». Problemi che non dovrebbero porsi per la pediatria di famiglia che ha firmato compatta a livello nazionale.