Coronavirus a Napoli, ospedali al collasso: «Mia moglie morta d'infarto, soccorsi arrivati troppo tardi»

Coronavirus a Napoli, ospedali al collasso: «Mia moglie morta d'infarto, soccorsi arrivati troppo tardi»
di Francesco Gravetti
Venerdì 27 Marzo 2020, 08:30
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Le telefonate al 118 alle quali nessuno rispondeva, la corsa fino a una clinica privata, trovata però chiusa perché alle prese con un presunto decesso da coronavirus. Quindi il ritorno a casa, la morte e il sospetto: i soccorsi sono arrivati troppo tardi. Maddalena Pagano, 56 anni, di Terzigno, ha perso la vita domenica sera a causa di un infarto, ma per circa due ore con il marito è andata alla ricerca di chi potesse aiutarla, senza trovarlo. Ora l'uomo, Giovanni Avenire, ha presentato una denuncia ai carabinieri: «Niente potrà far tornare in vita mia moglie, ma voglio giustizia», dice in lacrime.

Maddalena stava bene: appena un anno fa aveva sconfitto un carcinoma al colon e a inizio marzo aveva completato il ciclo di chemioterapie, ma non era cardiopatica. Domenica sera, intorno alle 19, prepara la cena, scherza col marito e fa perfino un video, che poi verrà mandato alla figlia che vive al Nord per salutarla. Mezz'ora dopo avverte un dolore al cuore e al braccio, lo dice subito a Giovanni e insieme decidono di chiamare il medico di famiglia. Il dottore si preoccupa e li invita a telefonare al 118 per chiedere assistenza. Loro lo fanno due volte, forse tre (il marito nella denuncia spiega di non ricordare il numero preciso) ma nessuno risponde. Squilli che durano a lungo, attese con la cornetta in mano: dall'altra parte nessun operatore ascolta il grido d'allarme di Maddalena. Allora i due provano a fare una corsa alla clinica Santa Lucia di San Giuseppe Vesuviano, ma trovano il pronto soccorso chiuso: quel giorno c'era stato un decesso e i medici sospettavano che poteva trattarsi di un caso positivo al covid 19. Per precauzione avevano dovuto chiudere il pronto soccorso e mettere in sicurezza il reparto. Una guardia giurata lo spiega a Giovanni e Maddalena, invitandoli ad andare all'ospedale pubblico di Sarno. Ma Maddalena sembra sentirsi meglio e i due tornano a casa.
 

Si riattaccano al telefono, chiamano ancora una volta il 118. Prima telefonata: ancora nessuna risposta. Seconda telefonata: un operatore annota tutte le notizie e poi attacca. Passano due minuti e richiama, si informa ancora sulle condizioni della donna, che nel frattempo comincia a peggiorare, e finalmente assicura che sta per arrivare un'ambulanza. I soccorsi arrivano dalla vicina Poggiomarino, intorno alle 20.20. Medici e infermieri fanno di tutto per salvare la donna, che intanto aveva anche perso conoscenza. Per oltre mezz'ora praticano le manovre di rianimazione, applicano il defibrillatore e provano con le scariche elettriche, ma poi non possono fare altro che constatare la morte di Maddalena Pagano. Sono le 21,05, come si legge dal certificato che i medici del 118 rilasciano al marito di Maddalena e che l'uomo ha allegato alla denuncia.

In meno di due ore, tutti i tentativi di chiedere aiuto sono falliti. E Giovanni non sa darsi pace: «È incredibile, sono disperato perché forse questa morte poteva essere evitata, ora chiedo la verità»». L'altissimo numero di telefonate al 118 dovuto all'emergenza covid19 potrebbe aver creato difficoltà al sistema: saranno le indagini a scoprirlo. Peraltro, la 57enne è stata cremata e non sarà possibile effettuare l'autopsia. I carabinieri hanno raccolto la denuncia che, per adesso, è contro ignoti. Il reato ipotizzato è omissione d'atti d'ufficio. La procura di Nola ora ha il compito di ricostruire la vicenda. I giudici potrebbero disporre l'acquisizione della registrazione delle telefonate al 118. 
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