Campania, il coronavirus uccide meno:
c'è la mortalità più bassa d'Italia

Campania, il coronavirus uccide meno: c'è la mortalità più bassa d'Italia
di Ettore Mautone
Giovedì 19 Novembre 2020, 07:49 - Ultimo agg. 20 Novembre, 08:08
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Tamponi, contagi, positivi al virus, ingressi in ospedale, ricoveri in terapia intensiva, decessi. A volerla raccontare così, la pandemia, i numeri rivelano una realtà dell'epidemia molto diversa da quella percepita con la lente deformante dell'emotività. In pratica in Campania di Coronavirus si muore meno che in tutte le altre regioni d'Italia. Il dato emerge dal tasso di decessi per mille contagiati: sono 6,4 in Campania che sta in coda alla classifica delle regioni con il miglior dato contro i 26,5 in Valle D'Aosta, il peggiore. In mezzo tutte le altre regioni per una media nazionale di 11,8 morti per mille contagiati. Così la Campania, seconda solo alla Lombardia, in questa seconda ondata, per numero di persone «attualmente positive», registra la più bassa percentuale di decessi del Paese nonostante l'impennata di decessi subita dal 18 ottobre quando evidentemente si sono pagati gli alti numeri di contagi di inizio ottobre. L'altro ieri in Veneto sono stati contati 3.124 contagi e 100 morti. In Campania 3.019 positivi e 19 decessi. In Piemonte, per restare alle regioni con contagi simili a quelli della Campania con 2.606 positivi al tampone sono 73 i decessi e anche in Liguria con soli 675 contagi ne restano 20 che non ce l'hanno fatta. Certo la valutazione di un solo giorno non fa testo ma ad allargare lo sguardo di settimana in settimana lo scenario non cambia. Non un macabro esercizio, quello della conta dei morti, ma un valido strumento per capire cosa accade nelle regioni dove la febbre del virus è più alta.

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LE DUE ONDATA
Nella tabella che pubblichiamo elaborata sui numeri dei bollettino quotidiano della protezione civile con l'aiuto di Nicola Fusco, ordinario di Matematica della Federico II, i dati sono raggruppati dal 1 ottobre al 18 novembre. Nella prima colonna c'è il numero di morti ogni mille contagi, nella seconda i decessi ogni centomila abitanti. Anche rispetto a un dato spurio e meno specifico relativo alla densità di popolazione residente la Campania con 12,1 decessi per centomila abitanti è ben sotto le media nazionale di 18,8 e solo un gradino più in alto di Marche, Calabria e Sardegna, lontanissima dalle altre regioni. «La Campania - dice Fusco - ha di gran lunga il minor numero di morti ogni 1000 contagi, mentre anche rispetto agli abitanti il numero di morti è basso, pur avendo avuto tantissimi contagi per abitante.

La Campania si era già distinta nella prima ondata per i pochi morti ma poteva essere una fluttuazione statistica. Ora abbiamo accumulato quasi 700 decessi dal inizio ottobre mentre in primavera erano stati 400. E soprattutto oggi il numero dei contagiati è elevatissimo. In questo momento la Campania è al secondo posto in Italia per numero di contagiati e qui ci sono in totale 697 decessi e in Lombardia 2.900. L'Emilia con pochi contagi ha già lo stesso numero si morti della Campania».


REBUS INTENSIVE
Anche le terapie intensive sono, a sabato scorso, le meno occupate d'Italia: la media nazionale è di 0,49% dei contagiati in Campania lo 0,22%, il dato più basso d'Italia mentre il valore più alto lo hanno Sicilia (0,75%) e Puglia (71%)». I 75 morti di ieri in Campania? «Un numero anomalo - conclude Fusco - dovuto a conteggi arretrati ma ad oggi la media i questa settimana è di 38 al giorno contro i 29 della precedente, erano 21 due settimane fa, 15 tre settimane fa e solo 3,1 quattro settimane fa ma il tasso di decessi cresce di poco ed è circa dell'1%, la metà del dato nazionale». Ora rispetto alla prima ondata è diverso. Il sovraccarico degli ospedali è un dato oggettivo e raccontato da tutti. Ciononostante in Campania di Covid si muore molto meno. Un dato singolare, che qualcuno ha provato a spiegare con la minore età media della popolazione ma oggi il virus oggi imperversa anche nelle Rsa e la stratificazione per fasce d'età non conforta questa spiegazione e spesso i giovani vivono in casa con i nonni. Il mistero resta: qualcuno ha azzardato ragioni genetiche ma esperti del Ceinge dicono che in Lombardia ci sono più ceppi pugliesi che autoctoni. Anche questa spiegazione si sbriciola. Resta solo la capacità dei medici ma questa realtà sanitaria nessuno la può raccontare.

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