Da quando i virologi sono diventati star della scena mediatica, la possibilità di vederci chiaro sull’andamento della pandemia sembra complicarsi. E le stesse cifre in circolazione a proposito del virus - o dell’efficacia dei tre vaccini in arrivo – finiscono per disorientare invece di fare chiarezza.
Quando poi si tratta di addentrarsi nell’interpretazione di dati statistici, o di proiezioni sugli sviluppi plausibili dei contagi, nella comunicazione sul Covid-19 tendono a prevalere valutazioni condizionate da interessi di parte, o politici, o economici, o anche di un’emotività comprensibile, difficile da tenere sotto controllo e però fuorviante. Così è facile che una circostanza piuttosto clamorosa riferita al territorio campano passi inosservata, o negata, o non venga valutata come si dovrebbe. La circostanza è evidenziata da dati dell’Istituto superiore della Sanità elaborati dal nostro Ettore Mautone, ed è questa: la Campania ha l’indice di mortalità per Covid-19 più basso tra tutte le regioni italiane. Cioè dall’inizio di ottobre risulterebbe che qui muoiono meno persone che altrove, in media il 50% in meno.
E tutto ciò, più evidente nella prima ondata, riemerge anche in questa terrorizzante seconda ondata, dannatamente evocatrice di un cerchio che sembra stringercisi attorno perché ognuno di noi, stavolta, ha persone cari, parenti e amici travolti dal virus.
Certo un simile dato, calcolato sia rispetto ai contagiati che alla popolazione residente, non va letto da solo, e tantomeno va scisso dall’altro, in crescita preoccupante, sul numero dei positivi, che invece colloca la Campania al secondo posto in Italia dopo la Lombardia. Soprattutto, la minore letalità del virus non deve fornire alcun pretesto per negare responsabilità ed errori che stanno caratterizzando l’ampiamente prevedibile sviluppo autunnale del virus.
Fin dall’inizio, e negli ultimi tempi in modo sempre più circostanziato, questo giornale ha del resto indicato le disastrose conseguenze di politiche sanitarie oggi incapaci di intervenire sul territorio per l’eclissi della medicina di base.
C’è insomma un bisogno estremo di chiarezza interpretativa su cifre e dati, mettendo al bando ogni tentazione di manipolazione e macabre contabilità su chi ha più o meno morti. E senza usarli per sfide quotidiane tra regioni che sono, o dovrebbero, essere parte di un comune contesto di cittadinanza, da rinsaldare più che mai in un vincolo unico di fronte alla pandemia.