Coronavirus a Napoli, no alle terapie via Skype: tremila minori a rischio restano senza assistenza

Coronavirus a Napoli, no alle terapie via Skype: tremila minori a rischio restano senza assistenza
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 23 Marzo 2020, 08:37 - Ultimo agg. 08:54
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Difficile restare in casa per tutti, ma per chi ha un familiare con disabilità cognitive - ai tempi del Coronavirus - può diventare un vero e proprio dramma quotidiano. L'isolamento domestico è come una condanna da scontare giorno dopo giorno per chi vive con minori autistici, affetti da disturbi comportamentali e difficoltà nell'apprendimento. Famiglie costrette a scegliere tra due opzioni, entrambe difficili: lasciare i propri figli in casa oppure, rischiando il contagio, di portarli nei centri assistenziali. Ci sarebbe l'aiuto degli psicologi tramite le videochiamate, ma l'Asl di Napoli le ha vietate. In Campania sono almeno 3mila i minori che necessitano di terapie e gli operatori convenzionati - psicoterapeuti e psicologi - non possono rischiare di contagiarsi o contagiare i propri assistiti con il temutissimo Covid-19.
 
 

Ormai solo il 10 per cento circa dei genitori rischia di portare i propri figli nei convitti e nei centri di riabilitazione che la Regione Campania ha lasciato aperti. Non agevolano neppure le scuole chiuse dove generalmente i minori con disturbi meno gravi possono stare con gli insegnanti di sostegno. Spesso si tratta di ragazzini violenti, che in preda a crisi possono far male a sé e agli altri. Comportamenti che diventano più frequenti a causa dell'isolamento domestico. Per alleviare questi disturbi si potrebbe procedere con l'assistenza tramite Skype o con le videochiamate tra i minori e i loro psicoterapeuti, ma a Napoli è stato deciso che questo genere di terapia non è indicato. Il Copsir il Comitato psicologi della riabilitazione - ha fatto richiesta di prestare assistenza ai pazienti anche grazie alle nuove tecnologie. Una forma di telemedicina che però l'Asl Napoli 1, con una comunicazione di servizio dello scorso 18 marzo, ha deciso di vietare. «Nessun trattamento abilitativo ha comunicato l'Asl - potrà essere effettuato mediante collegamento Skype o in videochiamata». Eppure, per molte famiglie, sarebbe comunque un sollievo in momenti così difficili.

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Generalmente le Asl, soprattutto nelle vaste aree urbane, per assistere questi ragazzi si rivolgono a centri di riabilitazione convenzionati. In provincia di Napoli sono circa 300 gli psicoterapeuti che lavorano ogni giorno nei centri. L'Asl Napoli 1 ha però deciso che «per ogni esigenza assistenziale e di cura del minore e della sua famiglia interverrà direttamente il Nucleo Operativo di neuropsichiatria infantile di competenza territoriale». Nella circolare, firmata dalla Responsabile Luisa Russo e dal Direttore Fedele Maurano, viene anche spiegato che «un intervento a distanza, come una chiamata via Skype, rappresenta una modalità di prendersi cura ma non può essere considerata una prestazione sanitaria». Opinione condivisa da Toni Nocchetti dell'associazione Tutti a scuola, da anni impegnata nell'assistenza dei minori con disabilità psichiche. «Bisogna comprendere cosa possa essere una terapia e - spiega Nocchetti - cosa un intrattenimento del minore che, in assenza di altro, sarebbe comunque un sollievo per le famiglie. Via Skype, senza contatto fisico e visivo, è complesso pensare di poter svolgere una lezione di logopedia o fornire un efficace ausilio psicologico. Si tratta di terapie pagate con le tasse di tutti e bisogna avere certezza dei risultati».
 

«C'è tutta una letteratura scientifica - spiega invece la psicoterapeuta napoletana, Federica Romano - che dimostra l'efficacia del ricorso alla telemedicina per molti dei casi che affrontiamo nelle strutture dove operiamo». Ma, almeno per il momento, l'Asl vieta ogni contatto con i pazienti via Skype. «Non tutti i casi - fa notare la psicologa - è possibile trattarli grazie alle videochiamate, ma la maggior parte certamente sì. Dove non possiamo prestare assistenza ai ragazzi possiamo farlo con i genitori, spiegando loro come intervenire quando i loro figli hanno scatti d'ira o comportamenti autolesionistici. In Europa in molti Paesi si sta intervenendo con la telemedicina, non si comprende perché qui a Napoli si lascino da sole queste famiglie che ora non sanno dove andare e che, se vogliono aiutare i loro figli, devono rischiare». Drammi familiari perché se per alcuni casi anche la videochiamata potrebbe servire, per tanti altri - quando si tratta di minori con disturbi gravi - una reale soluzione non esiste. Da giorni, chi ha figli o nipoti con questi disturbi, non ha purtroppo altra soluzione che sperare e pregare che l'emergenza passi presto.
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