Covid a Napoli, per le vigilie del 24 e del 31 è incubo ressa: si valuta la zona rossa

Covid a Napoli, per le vigilie del 24 e del 31 è incubo ressa: si valuta la zona rossa
di Valerio Esca
Giovedì 3 Dicembre 2020, 23:30 - Ultimo agg. 4 Dicembre, 13:59
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Con un sostanziale via libera alla circolazione cittadina e la riapertura di ristoranti e locali, il rischio di ritrovarsi fiumi di giovani ai baretti di Chiaia a Napoli per il consueto brunch del 24 dicembre è altissimo. Tornano alla mente le immagini delle giornate simil-primaverili di fine ottobre, con il lungomare di Napoli affollato, zero distanziamenti sociali, giovani senza mascherina nelle piazze e i lidi di Posillipo stracolmi. È facile immaginare il tutto esaurito tra le strade del centro storico, luoghi di grande attrazione nel periodo delle festività natalizie, che si aggiunge alla voglia di ritornare a circolare senza autocertificazioni. Gli unici divieti resteranno quelli previsti dal coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino, da oggi al 6 gennaio. Rimane chiaramente l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto e al chiuso, con i sindaci che a quanto pare potranno emettere ordinanze per vietare l’accesso nel corso della giornata a strade e piazze a rischio assembramenti, o quanto meno prevedere ingressi contingentati in quelle stesse zone. Cosa tra l’altro già prevista anche dal precedente decreto. Nel capoluogo campano si riparte da dove ci si era lasciati un mese fa, ovvero dall’annuncio del sindaco de Magistris dell’ingresso in zona rossa, con «l’ordinanza sindacale appena firmata» ma mai pubblicata.  

«Avevo appena firmato l’ordinanza - spiegò il primo cittadino in un video pubblicato sui suoi canali social -, ma essendo entrati in zona rossa non ha più efficacia». «Il provvedimento - rimarcò de Magistris - faceva chiarezza ed evidenziava, come in zona gialla le persone possano circolare e i negozi siano aperti, chiudere una strada piuttosto che un’altra non aveva alcun senso e alcun tipo di efficacia». Il Comune in pratica avrebbe adottato una linea morbida e nelle intenzioni ci sarebbe quella di ripartire dal provvedimento che l’amministrazione ha dovuto riporre nel cassetto. In pratica individuare alcune strade da considerare a rischio e dove intervenire solo in casi di forti e potenziali assembramenti.

Ma l’allarme movida, by-day e non più by-night, per il 24 e 31 dicembre è già scattato. Basti pensare alle migliaia di giovani che ogni anno affollano le strade della city per il brunch della vigilia di Natale. Il ragionamento che si potrebbe portare avanti nelle prossime settimane è quello di emanare per le date segnate in rosso sul calendario, un provvedimento restrittivo e scongiurare di ritrovarsi centinaia di ragazzi ammassati e senza mascherina. Si potrebbe vietare il divieto di alcol da asporto anche di giorno e obbligare gli avventori a consumare soltanto ai tavoli.  

«Pensare al brunch come gli altri anni è una cosa impensabile – sottolinea Aldo Maccaroni, presidente associazione Chiaia Night e Baretti Aniello Falcone – Qualcuno di noi lo organizzerà, ma non ne abbiamo ancora discusso. Aspettiamo di leggere il provvedimento con attenzione. Chiaro che se pure si dovesse fare il brunch sarà diverso nella forma e nella sostanza. Impossibile immaginare di avere migliaia di persone in strada ai baretti. Potrebbe essere ipotizzabile qualche ordinanza sindacale che possa proibire di svolgere questi eventi il 24 dicembre, ma ancora non abbiamo avuto interlocuzioni con il Comune». Fabrizio Albini, proprietario di Donna Romita ristorante del centro storico, tuona: «Il brunch è ovviamente un’occasione in cui è facile creare assembramenti, ma anche in quel caso ci si può organizzare. Noi il sabato, anche prima di entrare in zona rossa, organizzavamo il brunch, ma soltanto seduti, senza buffet, senza assembramenti. Ci vuole volontà e organizzazione. Abbiamo potuto constatare sulla nostra pelle, come gli assembramenti non dipendano dallo stare aperti a pranzo o a cena. Basterebbe regolamentare tutto e permetterci almeno di restare aperti anche fino alle dieci di sera».  

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«Non sappiamo ancora a quali restrizioni andiamo incontro con questo Dpcm e non sappiamo ancora cosa poter fare e cosa no. Non vogliamo però essere presi di mira come elementi di pericolo. Abbiamo già chiesto in passato di non essere additati come il male assoluto quando si parla di assembramenti per strada, solo perché abbiamo un’attività di ristorazione». Così Roberto Biscardi, uno dei titolari del ristorante del lungomare I Re di Napoli e tra i soci di Cantine Sociali ai baretti di Chiaia: «Se il lungomare si riempie di gente non è colpa nostra. Noi ci limitiamo a far rispettare, con coscienza, ciò che ci viene imposto, distanziamento dei tavoli, numero massimo di persone sedute, e così faremo al brunch di Natale se dovessero darci la possibilità di organizzarlo».

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