Covid a Malta, l'odissea dei ragazzi continua: a Roma senza notizie e altri test

Covid a Malta, l'odissea dei ragazzi continua: a Roma senza notizie e altri test
di Mariagiovanna Capone
Domenica 25 Luglio 2021, 10:00
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Sembrava ormai volgere al termine la brutta avventura dei 167 studenti italiani che si erano contagiati a Malta durante una vacanza studio, ma invece l'odissea continua anche sul territorio italiano. Nessuna possibilità di vedere i propri cari, che li attendevano in ansia nel parcheggio dello Sheraton Parco de' Principi a Roma dove sono stati portati non appena è atterrato poco dopo le 20 di venerdì il volo charter organizzato dall'Ente per il turismo maltese (Mta). E neanche nessuna possibilità di capire quando avrebbero potuto riportarli a casa. Nessuno infatti ha informato gli studenti e le loro famiglie sul protocollo che sarebbe stato adottato una volta arrivati al covid hotel. Solo dopo molte ore hanno saputo che tutti sarebbero stati sottoposti al tampone e in caso di positività, avrebbero potuto decidere se proseguire l'isolamento nella struttura alberghiera o trascorrere il periodo di quarantena nelle proprie abitazioni, da raggiungerle con ambulanze private dotate di biocontenimento da prenotare a proprie spese. La denuncia che arriva dai genitori è «organizzazione improvvisata al momento e assenza di informazioni», necessarie visto che molti studenti sono minori. «Credevamo che fosse tutto finito, ma anche qui sta regnando il caos e i nostri ragazzi sono provati al punto da far intervenire degli psicologi. Non è giustificabile una tale disorganizzazione, le nostre autorità sapevano del loro arrivo» denunciano. Solo intorno alle 20 di ieri, arrivano i risultati dei tamponi: quasi tutti sono ancora positivi e vanno via con le ambulanze dotate di biocontenimento. Soltanto in 9 sono negativi e non appena sono stati informati sono corsi a riabbracciare i genitori.

I familiari accorsi nella capitale non appena hanno saputo dell'arrivo dei loro figli arrivano dal Piemonte, Molise, Campania, Lombardia... Hanno macinato chilometri e chilometri sperando che la disavventura maltese ormai fosse alle spalle e perlomeno di rivedere i loro figli, quasi tutti minorenni. Nascosti dai vetri fumé, i ragazzi erano invisibili per i familiari, e non hanno neanche potuto affacciarsi alla finestra delle proprie stanze, perché troppo distanti. Un'angoscia emotiva reiterata da ulteriori tamponi (molti li hanno già eseguiti a Malta, con esito negativo), protocolli improvvisati al momento e informazioni frammentarie e soprattutto errate, come denunciano numerosi genitori che da venerdì sera attendono di riportare i propri cari a casa. «Alcuni tour operator non hanno avvisato le famiglie dell'arrivo del charter, per fortuna tra noi genitori siamo sempre in contatto» spiega un papà. «Solo verso le 21.30 ci è stato detto che dovevano fare i tamponi, senza chiarire se fossero rapidi o molecolari». «A nessuno di noi sarebbe venuto in mente di portare a casa i ragazzi senza documentazioni, ma molti hanno terminato la quarantena a Malta e abbiamo provveduto a fargli fare i tamponi (risultati negativi) prima di partire.

Eravamo certi, quindi, che almeno loro sarebbero stati liberi: per le autorità maltesi lo sono, ma non per quelle italiane» aggiunge una mamma.

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Per avere i risultati gli dicono di ritornare la mattina seguente. Ma una volta ritornati al parcheggio, l'appuntamento è rimandato a mezzogiorno, e poi ancora alle 14 e alle 16. Il caos fa posto alla rabbia. «Ci siamo sentiti presi in giro, non c'era nessuno che avesse informazioni chiare». Verso le 18.30 li raggiunge una dottoressa, informandoli che erano soltanto tre medici «e per processare tutti quei dati serviva tempo». C'è poi lo stupore nel sapere che «11 ragazzi accompagnati dalle famiglie con un pullman messo a disposizione dalla Regione Piemonte» sono andati via, come risulta da una nota divulgata dall'assessore alla Sanità e Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D'Amato. «Da quello che sappiamo tramite i ragazzi, questo gruppo, composto da studenti di una scuola gesuitica, non ha aspettato l'esito dei tamponi e probabilmente non li ha neanche fatti» accusa un genitore piemontese indignato per questa discriminazione. 

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