Covid a Napoli, è boom di contagi: la terza ondata travolge la provincia

Covid a Napoli, è boom di contagi: la terza ondata travolge la provincia
Martedì 9 Febbraio 2021, 23:51 - Ultimo agg. 10 Febbraio, 13:07
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La provincia di Napoli alle prese con la temuta terza ondata della pandemia, arrivata prima che la campagna vaccinale potesse entrare nel vivo ed arginare i contagi almeno tra i soggetti più vulnerabili della popolazione. Le conferme che in particolare nell’area vesuviana a sud del capoluogo ormai siamo entrati in una nuova e difficile fase arrivano dai dati diffusi dalle Asl. Nei sei Comuni della penisola sorrentina, ad esempio, è stata ampiamente superata la soglia dei 500 positivi. E i numeri sono in continua crescita. Il picco a Sorrento, con 154 contagi, ma sono a tre cifre anche a Massa Lubrense (108) e Piano di Sorrento (100). Nel resto della Costiera la situazione è altrettanto allarmante visto che in piccole città come Sant’Agnello e Meta, che non arrivano ai 10mila abitanti, si contano comunque 78 e 65 casi. Sembra andare in controtendenza Vico Equense, il Comune con più residenti del comprensorio (20.777), dove nelle ultime settimane si è registrato un sostanziale calo dei contagi, ora a quota 44.

Diversi i fattori che possono concorrere a spiegare come mai nell’area più a sud della provincia di Napoli il trend sia in così forte crescita.

A incidere in maniera determinante è il tracciamento dei casi. Al riscontro di una nuova positività scatta immediatamente il protocollo per i tamponi a catena ai familiari stretti e alle frequentazioni abituali ed è così che vengono fuori i cluster. Poi ci sono i focolai nelle scuole. Nonostante i sindaci abbiano deciso di tenere chiuse le superiori, con cadenza quasi quotidiana emergono contagi tra studenti, insegnanti e personale scolastico, con conseguente diffusione in ambito familiare. Di ieri la notizia della quarantena imposta a 42 studenti della secondaria di primo grado del plesso Amalfi di Piano di Sorrento dopo che è stata rilevata la positività di un docente. Infine c’è il contributo che arriva dallo screening della popolazione avviato grazie ai test antigenici donati alle amministrazioni dalla Msc Foundation che sta consentendo di individuare casi, soprattutto di asintomatici, che probabilmente non sarebbero mai stati scoperti. Di pari passo sale anche il numero dei decessi. L’ultimo in ordine di tempo quello di una donna ieri a Vico Equense. In totale, dallo scoppio della pandemia, si contano 39 vittime del Covid in Costiera, più di 30 solo da ottobre ad oggi, 4 nei primi nove giorni del mese di febbraio.

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La terza ondata travolge anche il San Leonardo di Castellammare dove i ricoverati per Covid aumentano vertiginosamente. Dai sette posti nel pronto soccorso dedicati all’accettazione dei positivi si è già passati al doppio. Le ambulanze con a bordo pazienti da ventilare e bisognosi di cure ospedaliere affollano l’ingresso centrale e spesso aspettano ore prima di poter «sbarellare». Ieri l’incontro tra il direttore degli ospedali di Sorrento e Castellammare Giuseppe Lombardi e i primari stabiesi per definire protocolli più serrati per l’accesso nei reparti e l’attivazione di percorsi dedicati. Al terzo piano, il reparto che fino a oggi ha fatto da filtro per i casi sospetti è tornato a pieno regime e presto ospiterà i Covid che necessitano di ricovero e che non possono essere trasferiti nei centri specializzati. Nel weekend sono stati 14 i nuovi ricoverati, un numero in costante crescita anche a causa dei positivi che vengono più spesso scovati nel percorso «pulito». D’altronde in città le cose non vanno meglio e ieri sono stati annunciati novanta contagi in un giorno, su 276 tamponi lavorati. Tanti sono giovanissimi (ci sono venti piccoli tra i 3 ed i 10 anni e undici ragazzi tra gli 11 e i 17 anni) e quasi tutti hanno sintomi. Castellammare vive la terza ondata che in pochi giorni ha raddoppiato l’indice di contagio, arrivato al 36%.

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«Ne ho parlato di recente con il presidente Aghina, che si è detto preoccupato per la curva dei contagi. Tra i motivi c’è la scarsa cultura del rispetto delle regole e una questione economica. Molti scendono ogni giorno per “arrangiare”». È il racconto del sindaco di Torre Annunziata Vincenzo Ascione di un suo recente incontro con il vertice del tribunale torrese. Ormai è diventato un caso quello della città oplontina che ha segnato ieri quota 849 positivi, nonostante sia stata in vigore per una settimana la zona arancione, le scuole non siano state mai praticamente riaperte e da ieri ci siano molte restrizioni che vanno oltre la zona gialla. I numeri hanno fatto alzare il livello d’allerta fin dalla fine delle feste natalizie. Un trend crescente e mai interrotto di contagi, con una media giornaliera di 40 positivi, con il picco dei 116 il 30 gennaio. Ma a preoccupare ancora di più è il rapporto tra i test eseguiti ogni giorno e i risultati positivi, che si attesta sul 20 per cento, con punte minime del 13 ma anche massime del 30 per cento. «Purtroppo la nostra non è una realtà nella quale ci sono ampie fette medio borghesi che se devono mettersi in isolamento lo fanno. Da noi molta popolazione vive arrangiandosi» continua il sindaco Ascione, che con l’ultima ordinanza ha allentato le misure restrittive per gli esercizi commerciali. «Ha senso chiudere quando non ci si può spostare in altre città, ma non è il caso dei nostri territorio dove non c’è soluzione di continuità. Purtroppo le persone non si rendono conto che il virus sta agendo con una virulenza incredibile».

(servizi di Fiorangela d’Amora, Massimiliano d’Esposito, Raffaele Perrotta)

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