Covid in Campania, l’Iss lancia l’allarme: «Contagio in piena espansione»

Covid in Campania, l’Iss lancia l’allarme: «Contagio in piena espansione»
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 12 Marzo 2021, 23:30 - Ultimo agg. 13 Marzo, 21:48
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«Un contagio in piena espansione». Gli esperti dell’istituto superiore di Sanità spiegano così la situazione di «massima allerta» scattata ieri per 4 regioni. Con la Campania che si ritrova in cima alla lista delle preoccupazioni, secondo il monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute, seguita da Lazio, Puglia e Veneto che «riportano molteplici allerte di resilienza». Situazione più grave in Campania per due motivi. Il primo: il questo momento, subito dopo la Basilicata, è anche la regione italiana con l’indice Rt attualmente più elevato, pari a 1,5; il secondo: la Campania è già in zona rossa e, ad oggi, non possono scattare ulteriori misure restrittive come quelle per le altre regioni che da ieri sono state inserite nella fascia di rischio più alta. 

E non a caso ieri il governatore De Luca, nella sua consueta diretta settimanale, usa toni apocalittici: «Siamo in guerra ma tanti cittadini non è ancora chiaro: siamo quasi nella situazione in cui in ogni condominio c’è una persona che muore».

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In Campania non è il solito bollettino dell’Unità di crisi a far paura ma una serie di indicatori che risultano completamente saltati e che destano ora la massima allerta al ministero della Salute. «Qualora si riscontrino molteplici allerte relative alla resilienza territoriale, il livello di rischio deve essere elevato al livello di rischio immediatamente successivo», è la procedura che dovrebbe scattare in questi casi ma con l’unico inconveniente che la Campania è già da lunedì inserita nella zona di massime restrizioni.

Insomma, c’è solo da sperare che la curva dei contagi scenda anche se sono giorni che non accade. Senza contare le «allerte di resilienza» scattate perché, tra le altre cose, negli ultimi giorni si sono registrati casi di pazienti molto giovani e risulta, a guardare anche le proiezioni, un sovraccarico delle terapie intensive e in generale delle aree mediche. Da qui i timori degli esperti del ministero per la Campania. 

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Alla data di ieri sono 2.644 i nuovi positivi individuati su 22.066 tamponi e sale così all’11,9 per cento la percentuale dei contagi, secondo l’ultimo bollettino diramato ieri dall’Unità di crisi campana che registra anche 29 decessi. Ma per spiegare la portata dell’emergenza campana bisogna mettere in fila una serie di dati delle ultime tre settimane che il Mattino ha elaborato. Anzitutto aumentano anche i morti: nella scorsa settimana c’è stata una media giornaliera di 25 decessi ma a ieri siamo a 34 nonostante il calcolo sia stato fatto su 5 e non 7 giorni. E così l’impennata dei contagi che raddoppia in poco più di venti giorni: erano 1.436 il 23 febbraio mentre si è toccato un picco di tremila contagi appena martedì e mercoledì. 

Con alcune aree in emergenza più di altre. Non tanto Napoli città dove la curva del contagio è tutto sommato stabile dal 20 febbraio a ieri (si passa da 375 a 336 casi) quanto per il resto della provincia dove i contagi passano da 739 ai 1.076 di ieri. E nonostante gli oltre due milioni di abitanti parliamo di un indice di contagio che si mantiene, più o meno stabile sul 40 per cento, calcolando i casi registrati ogni 100mila abitanti. 

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Dati che debbono aver spaventato il governatore che ieri usa toni particolarmente allarmanti senza dilungarsi con le sue battute. E anche il viso del governatore ieri non riesce a nascondere una certa preoccupazione mai mostrata sinora. «A livello istituzionale c’è chi si muove ancora con totale indifferenza mentre siamo in una situazione di guerra. In Italia guardiamo ai peli e ai contropeli mentre in Israele i vaccini sono stati fatti in un bar», attacca De Luca ieri pomeriggio lanciando, per la prima volta negli ultimi mesi, l’allarme per i posti letto disponibili. 

«Il numero di positivi è estremamente elevato ogni giorno e con 500 sintomatici al giorno, se pensiamo che solo il 10 per cento richiede il ricovero, dovremo liberare ogni giorno 50 posti letto in più» avverte De Luca che lancia l’allarme: «reggiamo per le degenze e le terapie intensive, ma è necessario assolutamente bloccare la crescita del contagio o la situazione diventa ingestibile nel giro di dieci giorni. Saremo costretti a dover chiudere altri reparti per accogliere altri pazienti Covid». 

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