Covid, Asl Napoli 3: «Untori in giro? Possibile ma i controlli sono complicati»

Covid, Asl Napoli 3: «Untori in giro? Possibile ma i controlli sono complicati»
di Fiorangela d'Amora
Giovedì 11 Febbraio 2021, 08:46
4 Minuti di Lettura

Li chiamano quarantenati, sono i contatti stretti di positivi al Covid, e più in generale chi è in attesa dell'esito di tamponi ma anche i positivi conclamati senza sintomi, che hanno l'obbligo di restare in isolamento fiduciario. Queste persone rientrano negli elenchi delle Asl e segnalate alle forze dell'ordine, ma se decidono di uscire di casa e violare la quarantena nessuno lo viene a sapere, secondo quanto sostiene - per l'area stabiese che afferisce all'Asl Napoli 3 Sud, guidata dal direttore generale Gennaro Sosto - il sindaco di Castellammare Gaetano Cimmino.


È così, direttore Sosto?
«Noi non abbiamo il controllo dei quarantenati: diamo loro l'indicazione di rimanere a casa per almeno dieci giorni e al decimo facciamo fare un tampone.

Se prima del decimo giorno qualcuno decide di uscire, noi non possiamo saperlo».


E chi controlla queste persone?
«I nostri uffici mandano una lista con i positivi e i soggetti in quarantena a tutti gli Enti e alle forze dell'ordine. Nella nostra banca dati c'è tutto, anche i guariti».


Allora ci vuole più controllo in strada?
«Il lavoro delle forze dell'ordine è complicato, intrecciare i dati non è semplice e capisco benissimo che ci sono giorni in cui di dati ne arrivano troppi, tutti insieme. Per non dire delle nostre difficoltà».


Quali?
«Negli ultimi giorni, la curva dei contagi è salita al punto che ci troviamo a dover tracciare quotidianamente mille positivi. Magari accade che si accumulino ritardi sul passaggio dei dati».


Il sindaco Cimmino ha detto che l'Asl non era pronta a gestire una mole di lavoro simile. Ha ragione?
«Venivamo da difficoltà ataviche, i servizi di prevenzione come altri settori non hanno abbastanza organico. Chi ha investito meno nella sanità in passato ha tolto uomini e risorse e le poche assunzioni fatte sono state, a ragione, tutte negli ospedali. Con fatica proviamo a superare queste carenze».


Quindi per il tracciamento ci possono volere giorni? E nel frattempo, chi è stato a contatto con positivi può uscire ed eventualmente infettare altri?
«In genere recuperiamo i ritardi da iperafflusso in un paio di giorni. Con l'apertura delle scuole ci siamo trovati di fronte anche a mille contatti con positivi. La dilatazione nei tempi ci può stare. Dovremmo avere centinaia di operatori, cerchiamo di fare il massimo».


C'è anche chi potrebbe sfuggire al tracciamento. Come accaduto in alcune scuole di Castellammare, quando bambini in attesa di tampone sono andati in classe.
«Ci sono tutta una serie di comportamenti che non piacciono a nessuno. In questo caso sbaglia il genitore. C'è una norma che definisce tutti i compagni di classe di un positivo come soggetti in quarantena. Anche se un adulto ha il dubbio e va a fare il tampone si deve autoisolare».


I numeri dei comuni in provincia di Napoli ci dicono che non tutti fanno così. Si sentirebbe di escludere che positivi o in attesa di tampone scendano in strada?
«Ci sono difficoltà oggettive e capisco che la gente non era pronta a restare un anno chiusa in casa. È un disastro sia psicologicamente sia per chi ha la necessita di uscire per motivi di lavoro».


La possibilità di fare tamponi privatamente è un altro lasciapassare per i furbetti che non comunicano gli esiti?
«Un anno fa eravamo soli a fare i tamponi, i privati ci hanno dato una grossa mano. Il problema è il comportamento di soggetti che credono di poter violare la quarantena con un tampone negativo. Non è così, l'isolamento in caso di contatto stretto con un positivo va rispettato per tutta la durata».


Intanto anche gli ospedali vanno in affanno.
«Abbiamo rinforzato il personale medico ma il problema è sempre lo stesso».


Quale?
«La carenza di specializzandi dell'area medica: cardiologi, pneumologi, infettivologi, internisti sono ambitissimi e potendo scegliere tra Napoli e i nostri ospedali la scelta è impari. Li coccoliamo, pubblichiamo i migliori concorsi a tempo indeterminato, ma capisco l'ambizione di chi può scegliere».


Non avete un'ottima fama, insomma.
«Diciamo che stiamo lavorando per rendere le nostre strutture dei luoghi ambiti, ma ci vuole tempo. Dobbiamo andare tutti nella stessa direzione e fare ognuno la propria parte. Sono stanco del sistema italico che punta il dito. Non è tempo di scaricare colpe sugli altri, ma di lavorare uniti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA