Covid in Campania, direttiva di De Luca: «Medici no vax lontani dagli ammalati»

Covid in Campania, direttiva di De Luca: «Medici no vax lontani dagli ammalati»
di Lorenzo Calò
Giovedì 3 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 4 Novembre, 07:25
5 Minuti di Lettura

Medici di base, specialisti privati, guardie mediche convenzionate con le Asl e operanti in cliniche convenzionate con il Ssr, odontoiatri con studi autonomi. Inoltre, medici, infermieri e operatori impiegati nelle Rsa e in alcune cliniche specializzate nella diagnostica senza obbligo di degenza per gli assistiti. Insomma, in Campania la stragrande platea dei medici no vax non lavora negli ospedali pubblici. Meno dello 0,3% degli iscritti, precisa il presidente dell'Ordine dei medici di Napoli Bruno Zuccarelli che da ieri ha firmato i provvedimenti di cancellazione della sospensione dal servizio per i camici bianchi non vaccinati. «Queste sono le leggi nazionali e noi le applichiamo», ha detto. Ma dalla Regione prosegue la linea dura, per altro già annunciata dal governatore Vincenzo De Luca il quale, non più tardi di 48 ore fa, aveva bollato come «gravissima e irrispettosa dei medici e dei pazienti» la norma varata dal governo che di fatto abolisce l'obbligo vaccinale (contro il Covid) per medici e operatori sanitari.

La questione è parsa subito molto divisiva e non è piaciuta neppure a presidenti di Regione del Nord (come il veneto Luca Zaia) ma l'approccio giuridico è stato diverso. Ecco perché nella giornata di ieri, dopo aver riunito i suoi collaboratori del legislativo, De Luca ha deciso di non disattendere in toto il provvedimento nazionale (come invece ha fatto la Regione Puglia) ma di delegare alle aziende sanitarie e ospedaliere l'applicazione della norma nazionale: dunque i medici no vax saranno sì reintegrati in servizio (come prevede il decreto del governo) ma non potranno operare in corsia (e questo attiene al modello organizzativo delle aziende). «È stata inviata ai direttori generali di Asl e aziende ospedaliere - ha chiarito la Regione Campania - una direttiva con la quale si fa obbligo di definire l'impiego del personale sanitario non vaccinato contro il virus Sars-Covid-19, in concomitanza con la disposta reintegra in servizio, tutelando la salute dei pazienti e degli operatori vaccinati. Saranno quindi messe in campo le necessarie azioni dirette a contrastare ogni ipotesi di contagio, evitando il contatto diretto del personale non vaccinato con i pazienti». La questione resta però tutt'altro che pacifica sotto il profilo del contenzioso dal momento che alcuni Tribunali amministrativi regionali hanno accolto i ricorsi di medici no vax sospesi dal servizio o «demansionati» perché, non essendo vaccinati, erano stati destinati ad altre funzioni. Quanto alla Regione Puglia che ha annunciato di non dar seguito al decreto del governo, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ha già annunciato che la decisione della giunta Emiliano sarà impugnata.

Insomma, spazio alle carte bollate. 

Su un punto sindacati, operatori e ordini sembrano d'accordo: il reintegro in servizio dei (pochi) medici no vax impegnati nelle strutture pubbliche non inciderà per nulla sulla ormai cronica carenza di personale nei reparti. «Al 31 ottobre - rileva la Fnomceo - erano 4004 i medici e odontoiatri sospesi, vale a dire lo 0,85% dei 473.592 iscritti. Di questi, 3543 i medici (lo 0,82% dei 434577 totali), 461 gli odontoiatri e 325 i doppi iscritti, che, per la stragrande maggioranza, esercitano come odontoiatri. Andando però a vedere l'età dei sospesi, poco meno della metà, e precisamente il 47% dei 3543 medici, vale a dire 1665 - afferma ancora la Fnomceo - hanno più di 68 anni e sono per questo fuori dal Servizio sanitario nazionale». Dei rimanenti 1878, la percezione è che la maggior parte siano liberi professionisti. I dati rispecchiano la situazione in Campania: la platea dei sanitari no vax è formata da circa 400 medici (di cui la metà a Napoli, 80 a Salerno, 20 a Caserta), a cui si aggiungono 500 infermieri (246 solo a Napoli), altrettanti tra fisioterapisti, tecnici di laboratorio, logopedisti, tecnici di radiologia e gli altri camici bianchi iscritti ai 19 albi delle professioni sanitarie senza contare alcune altre centinaia tra ostetrici, psicologi, farmacisti, biologi, veterinari, tecnici alimentari che fanno tutti capo ai rispettivi Ordini. Ma la carenza di camici bianchi, in particolare specialisti (chirurghi d'urgenza e anestesisti-rianimatori in particolare) in Campania resta altissima. Per la Campania, il saldo tra neospecialisti e medici in uscita dal Ssr entro il 2025 è negativo di 1090 unità. Le carenze maggiori riguardano l'emergenza/urgenza con 800 medici, pediatria con 278, chirurgia generale con 129, medicina interna con 119, ortopedia con 98, cardiologia con 69 e anestesia con 43 medici. Anche in Campania, il fabbisogno dichiarato dalla Regione è maggiore rispetto al fabbisogno reale fino al 2025 in quasi tutte le specialità, tanto da sembrare ingiustificato soprattutto in alcune branche come anestesia e rianimazione (surplus stimato di 321 medici al 2025), chirurgia generale (+138), geriatria (+242), fisiatria (+129), oncologia (+132), radiodiagnostica (+288), radioterapia (+165). Nonostante sia la regione che in Italia finanzia più contratti aggiuntivi (105), tale sforzo appare quantomeno inutile ai fini del ripianamento del deficit di specialisti nelle branche più in sofferenza. Ma ciò che preoccupa maggiormente è l'indice del turn-over dei medici che in Campania è del tutto insufficiente a coprire le necessità operative. Secondo l'Agenas per calcolare il tasso di turn-over è stato rapportato il numero degli assunti a quello dei cessati per ogni anno: questo coefficiente, se maggiore di 100 indica che si è in presenza di un ampliamento delle risorse; al contrario, se minore di 100, si è in presenza di una contrazione dell'organico. Bene: i numeri della Campania sono 69 per il turnover dei medici e 57 per quello degli infermieri. 

Video

Ma anche i medici di base scarseggiano. Solo a Napoli mancano all'appello oltre 120 medici di medicina generale, più di 400 in tutta la regione stando ai dati ufficiali, una carenza ancor più grave nelle zone periferiche e più disagiate. La Regione è corsa ai ripari e ha innalzato il numero di borse per la formazione dei Mmg (serve un triennio per la formazione): 140 nel 2019; 111 nel 2020; 319 nel 2021. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA