Da Napoli l'Sos dei genitori di Rocchelli per i cronisti uccisi: «Dal 2014 sono 460»

Da Napoli l'Sos dei genitori di Rocchelli per i cronisti uccisi: «Dal 2014 sono 460»
di Giuliana Covella
Lunedì 20 Maggio 2019, 14:51 - Ultimo agg. 16:06
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«La morte di un giornalista deve essere un fatto che riguarda tutti. Spero che il sacrificio di mio figlio serva a garantire l’incolumità di ogni cronista, affinché in futuro chi uccide non possa farla franca». A parlare è Elisa, la mamma di Andrea Rocchelli, intervenuta insieme al marito Rino all’incontro «Cinque anni senza Rocchelli. Manifesto per il fotogiornalismo» che si è svolto all’Accademia di Belle Arti di Napoli ed è stato dedicato al giovane fotoreporter di Pavia ucciso in Ucraina il 24 maggio 2014. Una manifestazione nazionale sul giornalismo per immagini organizzata dal Sindacato unitario giornalisti della Campania e dalla Federazione Nazionale della Stampa, che hanno lanciato un decalogo sui diritti e i doveri di questa professione che «è stata travolta dall’avvento del digitale e dei social network, ma che rappresenta una risorsa primaria e formidabile, indispensabile, per la sopravvivenza del giornalismo stesso», come si legge in una nota. Particolarmente toccante la testimonianza dei genitori di Rocchelli, che fu trucidato insieme ad Andrei Mironov, ex dissidente politico sotto il governo di Gorbaciov e amico di Anna Politikovskaya (la giornalista russa assassinata il 7 ottobre 2006), ad Andreyevka, nelle vicinanze della città di Sloviansk, in Ucraina orientale, mentre documentava le condizioni dei civili intrappolati nel conflitto del Donbass. «Mi auguro ci sia una volontà politica internazionale a tutela dei giornalisti - ha ribadito la madre di Rocchelli - poiché dal 2014 sono 460 i cronisti uccisi, un fenomeno in continuo aumento che si deve assolutamente fermare. Nel processo ormai alle battute finali per la morte di Andy si sente spesso dire “ma c’era la guerra”. Invece si deve ribadire che la morte di un giornalista non deve essere considerata come un effetto collaterale delle guerre». «Mio figlio e Mironov sono stati attaccati per oltre 20 minuti con mitragliatrici e mortai - aggiunge il papà del fotoreporter - e oggi stiamo ancora cercando la verità sul perché di questo accanimento». All’evento sono intervenuti tra gli altri Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Beppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Raffaele Lorusso segretario generale Fnsi, l’assessore alla cultura del Comune Nino Daniele, le giornaliste e fotoreporter Désirée Klain e Roberta De Maddi. Nelle sale dell’Accademia è stata inoltre inaugurata la mostra «Voices of the voiceless» con le foto di Rocchelli scattate nei territori di guerra, alla quale si affiancherà un’altra mostra, «Camorra, le voci di dentro», di Stefano Renna e Marco Salvia, dove Napoli viene rappresentata come territorio di una guerra infinita che continua a mietere vittime. L'esposizione sarà visitabile per dieci giorni. In anteprima Loris Mazzetti ha presentato il servizio dedicato a Rocchelli che andrà in onda il 9 giugno su Rai tre nel corso del programma “L’ora di legalità”. L’incontro è stato realizzato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli e ForMedia, “Mediterraneo fotografie tra terra e mare” e “FotoEma”.
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