Dalle vongole ai dolci, il cenone a caro prezzo: «Stangata last minute»

Dall’anno scorso i costi sono lievitati ultimi rincari dalla vigilia: «Speculazione»

Pesce e frutti di mare alle stelle: prezzi da record
Pesce e frutti di mare alle stelle: prezzi da record
di Gennaro Di Biase
Giovedì 28 Dicembre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 16:26
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La speculazione delle festività invernali 2023 è da record, ed è arrivata all’ultimo minuto. Alla base dell’impennata dei costi non c’è solo un’inflazione in crescita, che vede Napoli al settimo posto della classifica nazionale, secondo i dati forniti dall’Unione Nazionale Consumatori relativi al mese scorso. I prezzi, dalla lunga notte dei pescivendoli fino a oggi, sono schizzati ben oltre le previsioni delle stesse associazioni di categoria e dei consumatori con un aumento, come per le vongole, quasi del doppio rispetto allo scorso anno.

A ridosso di pranzi e cenoni tra 24 e 31 dicembre, passando per Santo Stefano, si è arrivati a pagare 46 euro per un kg di vongole e 35 euro al kg per il baccalà, quasi la metà lo scorso anno.

Prezzi pazzi, con tavolate natalizie che, nelle stime di due settimane fa, «dovevano costare tra i 160 e i 170 euro, ma sono costate e costeranno oltre i 200 euro per ogni famiglia», secondo i dati di Federconsumatori Campania. Se Napoli, con un più 1,7% di inflazione, a novembre superava di oltre un punto percentuale la media nazionale (allo 0,6%) con un rincaro di 344 euro per famiglia, il food natalizio è costato e costerà almeno 40 euro in più del previsto per ogni tavolata. In particolare, l’escalation di costi riguarda i prodotti tipici e di qualità, come pesce fresco, vini, oli e dolci artigianali. La qualità, per dirla in altri termini, è sempre più cara.

Ferma restando la spinta generata dalla crescita dell’inflazione, che ha generato in parte i rincari, è aumentato tutto vertiginosamente sul filo di lana prima delle tavolate. All’ombra del Vesuvio ci si aspettava – secondo le indagini di Federconsumatori Campania e Movimento Consumatori – un rincaro medio del 12% rispetto alle scorse festività invernali, invece no. La stangata per le famiglie è arrivata in particolare sui prodotti ittici: nel giorno della vigilia si spendevano 46 e 35 euro al kg, rispettivamente, per le vongole e per il baccalà. Il pesce fresco, secondo le previsioni delle associazioni di consumatori, costava decisamente meno 10 giorni fa esatti: «36 euro al kg per le vongole» e «21 euro al kg per il baccalà».

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Continua a essere altissimo il prezzo dell’olio extravergine di oliva, che si aggira tra i 9 e i 13 euro al litro. Sono sempre più diffusi, infatti, gli oli misti (raffinati e vergini) sugli scaffali dei supermercati. Come accennato, l’escalation dei prezzi riguarda anche i dolci tipici della tradizione invernale: 25 euro per un kg di rococò, cassatine e pastiere a 30 euro l’una. 30 euro anche per 1,5 kg di dolci natalizi misti. Se per panettone e pandoro industriale non ci sono particolari rincari (i prezzi si aggirano intorno ai 7-8 euro, come l’anno scorso), panettoni artigianali e struffoli – come rileva Confcommercio Napoli – si pagano quasi a peso d’oro: rispettivamente fino a 45 e 30 euro al kg, più 25% rispetto all’anno scorso. Risente meno dei rincari la carne; 10 euro per 1 kg di cotechino. Prezzi schizzati verso l’alto anche per alcune tipologie di ortaggi, come le zucchine, che sugli scaffali dei supermercati costano 6,98 euro al kg.

Le ragioni alla base dei rincari last-minute delle festività invernali ‘23 sono svariate. La speculazione, che come ogni anno lievita a ridosso dei cenoni, in queste ore è infiammata anche da altre cause. A rilevarle, simultaneamente, sono le associazioni di consumatori e imprenditori.

L’effetto turismo, innanzitutto: l’arrivo di tanti visitatori in città sta livellando verso l’alto i prezzi dei prodotti, che partono da un costo medio più basso in città rispetto a quelli di Roma o Milano (dove l’inflazione è minore in questi mesi: rispettivamente allo 0,6 e all’,1,1%). Pesa poi il fatto che la misura di contenimento dei prezzi adottata dal governo, cioè il Carrello Tricolore (che blocca i costi di alcune marche di cibi industriali sugli scaffali dei supermercati), di fatto non copra i cibi della tradizione natalizia (pesce fresco, rococò e simili). I costi dei prodotti industriali, in altre parole, sono cresciuti molto meno di quelli degli alimenti artigianali. Vini, oli e cibi di derivazione controllata risentono di importanti aumenti su elettricità e carovita generale: si rivolgono ormai a famiglie benestanti, e non sono più alla portata di tutti. Ultimo, ma non secondario: l’aumento della domanda a fronte di una scarsità del prodotto. Su tutti, vale l’esempio del pesce fresco, le cui quantità sono ridotte dalla diffusione del granchio blu, osservano da Confcommercio.
 

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