Depuratori «gioiello» nel Napoletano:
così si ripuliscono le acque di Cuma

Depuratori «gioiello» nel Napoletano: così si ripuliscono le acque di Cuma
di Daniela De Crescenzo
Martedì 28 Settembre 2021, 10:33
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«Volevamo contribuire a rendere pulito il mare di Napoli e ci stiamo riuscendo», Aurélia Carrere, Ceo per Italia di Suez, l'azienda francese leader a livello mondiale nei servizi ambientali, presente da 50 anni in Italia, presenterà oggi i risultati dei lavori sugli impianti di Cuma e Napoli Nord nel contesto del Grande Progetto Regi Lagni. Lo farà nel corso del convegno La Campania al passo con l'Europa: modernizzazione e depurazione delle acque. Il modello di Cuma e Napoli Nord che si terrà a partire dalle ore 10 all'hotel Excelsior.

Come i progetti per Napoli Nord e Cuma contribuiscono al risanamento del litorale domizio?
«Suez ha realizzato, con il suo partner industriale, la rifunzionalizzazione delle stazioni di depurazione di Cuma e Napoli Nord garantendo il trattamento delle acque reflue a 2 milioni di abitanti.

L'azienda ha messo a disposizione i suoi team e il suo know-how per migliorare le prestazioni tecniche ed ambientali degli impianti. Siamo orgogliosi di essere stati scelti dalla Regione Campania e di contribuire al miglioramento della qualità dell'acqua di balneazione del Golfo di Napoli.

Entrambi gli impianti sono inclusi nel progetto Regi Lagni che comprende cinque stazioni di trattamento delle acque reflue (Cuma, Napoli Nord, Marcianise, Acerra e Foce Regi Lagni) e serve quattro milioni e mezzo di abitanti. Grazie a una spesa complessiva di 450 milioni di euro per la progettazione, la realizzazione e la gestione, il progetto rappresenta l'investimento più importante degli ultimi 20 anni in termini di depurazione e bonifica in un singolo Paese ed in Europa».

A che punto sono i lavori?
«A Cuma sono stati ultimati da un anno. A Napoli Nord sono cominciati più tardi ma la filiera acqua è terminata e rimane solo da completare qualche intervento, come la pulizia delle sponde, ma saranno conclusi entro la fine dell'anno. Suez ha utilizzato tecnologie innovative con un impatto positivo sulla qualità delle acque del litorale e sull'ambiente costiero garantendo concentrazioni di inquinanti inferiori ai limiti di legge».

Fino a qualche anno fa, si registravano problemi per lo smaltimento dei fanghi umidi residuali del ciclo di lavoro. Come avete risolto la questione?
«I nuovi impianti non solo permetteranno l'essiccazione e la riduzione del volume dei fanghi del 80%, ma anche la cogenerazione con recupero del calore. Quella dello smaltimento dei fanghi in Italia è una vera sfida poiché è necessario realizzare e potenziare le infrastrutture di trattamento. Con l'essiccamento, che sarà avviato nel 2022, ne ridurremo il volume e con la carica organica produrremo energia (biogas). Il know how e l'innovazione in questo campo sono essenziali per via dell'impatto diretto sull'ambiente e sulla qualità di vita dei cittadini».
 

La cooperazione tra attori pubblici e privati può essere un modello per l'avvenire? Qual è l'esperienza della sua azienda al riguardo?
«Suez ha una cultura di partnership e collaborazione tra pubblico e privato di 160 anni. Progettiamo, realizziamo e gestiamo impianti municipali e industriali. Ne abbiamo costruiti più di 700 solo in Italia. L'ultimo progetto in corso riguarda l'ammodernamento dell'impianto di acqua potabile di Torino. Siamo però anche operatori del servizio idrico integrato in Toscana ad Arezzo, Pisa e Firenze. Tutti questi progetti esigono un dialogo costante tra autorità pubblica che pilota e azienda privata che porta esperienza e innovazione accumulata anche in altri Paesi».

In che modo il Recovery Plan europeo può aiutare a promuovere soluzioni innovative e sostenibili?
«Il Pnrr è un elemento chiave dello sviluppo futuro e permetterà alle regioni di essere al passo con l'Europa. Sono previsti circa 2 miliardi per le infrastrutture idriche primarie, 600 milioni per la depurazione delle acque e 900 milioni per l'efficienza delle reti dove perdiamo il quaranta per cento delle acque. Per il biometano e la trasformazione di rifiuti organici e agricoli e fanghi di depurazione, sono previsti circa due miliardi. I finanziamenti ci saranno e bisognerà essere pronti. Noi siamo a disposizione delle regioni e abbiamo una cultura di collaborazione di lunga data con le autorità locali in tutto il mondo per portare a termine ambiziosi progetti ambientali».

Quale è il bilancio della situazione e i traguardi raggiunti da Suez in Campania?
«Credo che il più bel traguardo sia l'eccellente lavoro compiuto su Cuma e Napoli Nord. È l'oggetto del convegno che si terrà oggi ma mette anche in luce la cultura di Suez. Una cultura di innovazione e partnership. E in Campania abbiamo combinato le due cose attraverso tecnologie innovative con un impatto positivo sulla qualità delle acque del litorale e sull'ambiente costiero. Il dialogo costruttivo con la Regione ci ha permesso di portare a compimento una delle più importanti opere di ammodernamento d'Europa. Abbiamo anche terminato i lavori su un altro depuratore a Salerno e non mancano i progetti in Costiera amalfitana dove la depurazione è importantissima anche ai fini turistici. Importanti anche i progetti a venire come il depuratore di Napoli Est».
 

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