In piena pandemia, mentre il mondo intero piombava nel panico per l'emergenza coronavirus, si rifiutarono di salire sull'autobus dell'Eav e andare in strada perché l'azienda non aveva fornito loro mascherine, guanti e gel. Furono sospesi per quindici giorni e trasferiti dal deposito di via Galileo Ferraris a quello di Agnano, ma presentarono un ricorso al tribunale del lavoro. Quasi tre anni dopo, un giudice ha dato loro ragione, disponendo il rimborso della parte di stipendio sottratta e il ritorno al deposito di via Ferraris.
La vicenda riguarda tre autisti di Eavbus, difesi in tribunale dall'avvocato Giuseppe Marziale.
Fatto sta che un giorno in Eav si trovarono senza mascherine e una quindicina di autisti si rifiutarono di lavorare. I dispositivi di protezione anticovid, peraltro, erano descritti in un ordine di servizio a firma del presidente dell'Eav, Umberto De Gregorio, che si richiamava alla normativa nazionale siglata pochi giorni prima. Per tutti e quindici scattò una contestazione, ma solo per tre di loro il provvedimento disciplinare ebbe un seguito. I tre lavoratori, infatti, furono sospesi «dal soldo e dal servizio» per quindici giorni e trasferiti dal deposito di via Galileo Ferraris al deposito di via nuova Agnano.
Contro la decisione di Eav, i tre fecero ricorso. Nel corso dei tre anni del processo, l'avvocato Marziale ha avuto modo di illustrare le ragioni del rifiuto dei tre di salire sui bus, sottolineando la potenzialità altamente mortale dell'infezione da covid-19 e il livello di esposizione al rischio contagio connesso allo svolgimento della prestazione lavorativa degli autisti, evidentemente chiamati a proseguire la loro attività nonostante un lockdown nazionale.
Il giudice Francesco Armato, con sentenza n. 603/2023 del 31 gennaio, ha riconosciuto la fondatezza del ricorso dei tre autisti di bus e ha ordinato alla società di trasporto regionale di annullare le sanzioni disciplinari di quindici giorni di sospensione dal servizio e dalla retribuzione, nonché di corrispondere ai ricorrenti le somme illegittimamente trattenute. Inoltre, ha annullato il trasferimento da un deposito all'altro ed ha condannato l'Eav a versare le spese di lite, liquidate in euro 2.700,00 oltre alle spese generali, all'iva e alla previdenza.
«Una condanna storica», sottolinea Usb, il sindacato autonomo che ha affiancato i tre autisti nella battaglia legale. L'azienda controllata dalla Regione ora potrà, ovviamente, impugnare la sentenza in Appello, ma intanto i tre sono già tornati al deposito dove lavoravano prima del trasferimento coatto. Peraltro, nel processo sono emersi anche i disagi subiti dagli autisti nel passaggio da via Galileo Ferraris ad Agnano.