Matricida morto in carcere a Napoli, detenuto intercettato: «L'ho giustiziato a modo mio»

Matricida morto in carcere a Napoli, detenuto intercettato: «L'ho giustiziato a modo mio»
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 24 Ottobre 2022, 23:55 - Ultimo agg. 25 Ottobre, 17:23
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Aveva saputo che quell’uomo tranquillo, apparentemente innocuo, aveva commesso un delitto orrendo. Aveva saputo - tam tam interno al carcere - che quello che dormiva nella sua stanza e che non dava alcun segnale di disturbo, era un matricida. Un reato troppo grave, intollerabile, anche per chi è abituato a confrontarsi con assassini, con soggetti psicolabili, lì all’interno di un padiglione penitenziario. Dal suo punto di vista, quell’uomo avrebbe turbato la sua permanenza nel “soggiorno” di Poggioreale, al punto tale da rendere inevitabile una sorta di vendetta trasversale e a freddo. 


E così quell’uomo doveva morire, il matricida doveva essere giustiziato, secondo l’ottica distorta dell’assassino. Ed è per questo motivo che lo scorso gennaio, si è consumato un omicidio a freddo, a colpi di calci e pugni, quanto basta a riproporre all’attenzione di tutti la difficoltà di gestire una platea penitenziaria sempre più vasta e complessa. Ed è per questo motivo - a leggere le carte dei pm - che il detenuto Salvatore Pasqua attende il momento propizio per entrare in azione. Quello della doccia, colpendo l’uomo che ha di fronte a forza di pugni, di calci e - probabilmente - anche con uno sgabello. A cadere tramortito e senza speranza è il detenuto Eduardo Chiarolanza, l’otto gennaio scorso, lì all’interno del padiglione Livorno del carcere di Poggioreale. Non è un nome qualunque, almeno per gli addetti ai lavori. Da qualche mese, Chiarolanza si è imposto alla cronaca come il “mostro di Pianura”, ritenuto responsabile di un orrendo delitto: quello della madre, donna anziana e indifesa, uccisa e fatta a pezzi, poi riversati all’interno di alcune buste di Ikea, per poi essere gettate in alcune discariche del quartiere della periferia occidentale. Una brutta storia di cronaca, culminata negli arresti di Chiarolanza, soggetto violento e disturbato, che avrebbe ucciso la mamma per motivi economici, per aver preteso soldi da giocare in chissà quale lotteria on line. Pochi mesi dopo il delitto, l’omicidio del matricida. Un epilogo di sangue e violenza che è stato ricostruito grazie al lavoro investigativo del pm Valentina Rametta, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Simona Di Monte.

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Decisive alcune intercettazioni ambientali, attivate sia nei confronti dei compagni di cella del presunto assassino, sia nei confronti dello stesso Pasqua. Ed è quest’ultimo che sembra confessare - ovviamente in modo inconsapevole - l’operazione di giustizia criminale messa in campo all’interno della cella di Poggioreale, nei confronti del Chiarolanza. In un primo colloquio, Pasqua afferma con una buona dose di malizia, a proposito dei suoi disturbi della personalità: «Se mi riconoscono l’incapacità di intendere e di volere, io vado in Rems per un anno (a proposito delle strutture che hanno sostituito i manicomi criminali, ndr)». E ancora: «Io sono consapevole che quello l’ho ucciso io e l’ho fatto perché lui aveva ucciso la madre». Difeso dall’avvocato Rolando Iorio, ora Pasqua potrà rivendicare la propria estraneità ai fatti, nel corso del prosieguo del processo. Agli atti verrà messa anche un’altra intercettazione, questa volta ricavata nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: «Aveva fatto a pezzi la madre, per questo l’ho ucciso». Scrive il gip Vertuccio, che ha applicato la misura cautelare: «Nessuna remora - dice il gip - nell’ammettere di aver ucciso un uomo in quanto matricida, che avrebbe compromesso la serenità del soggiorno in cella». 

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Un inferno di violenza e vendette, nel chiuso di una cella del carcere napoletano, ora più che mai alle prese con la difficoltà di gestire una platea di detenuti sempre più complessa e articolata. È della scorsa settimana, infatti, la notizia degli arresti di Pietro Ioia, garante cittadino del Comune di Napoli, mentre sono diversi gli osservatori che chiedono sostegni reali e concreti a tutela di utenti e addetti ai lavori. 
 

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