Emergenza racket, il pizzaiolo sotto minaccia: «Io ho denunciato e oggi ho meno paura»

Emergenza racket, il pizzaiolo sotto minaccia: «Io ho denunciato e oggi ho meno paura»
di Daniela De Crescenzo
Sabato 9 Marzo 2019, 20:00 - Ultimo agg. 20:02
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«Dopo gli arresti dei malviventi che secondo gli inquirenti avrebbero fatto le estorsioni alla pizzeria Di Matteo sono più tranquillo: adesso spero che arrestino pure quelli che hanno sparato nelle porte del mio locale». Mario Granieri, il proprietario del ristorante Terra Mia, il solo a parlare esplicitamente di richiesta di pizzo, da ieri si sente più sicuro. Ma solo fino ad un certo punto.
 

 

Tutto risolto?
«Non direi proprio. Quattro estorsori sono finiti in manette, ma il racket non credo che sparirà. Nel centro storico la geografia criminale è complessa, non c’è certo un solo clan. Il mio locale si trova in via Carminiello ai Mannesi, a Forcella. E questa, dal punto di vista dei clan, è una zona diversa da quella dei Tribunali. Via Duomo è uno spartiacque: alla sua destra e alla sua sinistra comandando clan diversi che si contendono il territorio. Hanno arrestato un gruppo, adesso bisogna vedere che succede dall’altro lato».

In ogni caso un passo in avanti. O no?
«Certo c’è stato un successo delle forze dell’ordine. Ma per ora sono state bloccate le pedine, bisognerà vedere gli sviluppi. In ogni casi i controlli devono essere a tappeto e costanti se no ne arrestano uno e ce ne troviamo di fronte altri due».

Lei se la è vista brutta…
«Si. Anche perché fino all’attentato a Sorbillo, che è successivo a quello che ho subito io, non c’è stata una grande mobilitazione. Il 4 gennaio mi hanno sparato nella porta, il giorno successivo ero sull’uscio arrivarono con gli scooter e i volti coperti dai caschi e ci minacciarono intimandoci di pagare. Io già avevo fatto la denuncia, ma nelle prime settimane mi sono sentito davvero solo anche perché nel locale non veniva più nessuno».

E adesso come va?
«Dopo l’ attentato a Sorbillo e si è mobilitata l’opinione pubblica e allora hanno cominciato ad arrivare nuovamente i clienti. Io avevo una pizzeria in Spagna, ma ho voluto investire nella mia città: adesso mi trovo a ricominciare da zero. E molta gente ha ancora ha paura di venire».

Il centro storico, però, è zeppo di turisti e lei ha anche ottime recensioni sui media, che difficoltà ha?
«Certo, ci sono tanti stranieri, c’è gente da tutto il mondo. Sono i campani che conoscono la situazione a pensarci dieci volte prima di venire. E anche i viaggiatori che arrivano dal resto d’Italia sono pieni di timori. Un mio amico che lavora in un’agenzia turistica arriva spesso dalle mie parti. Mi ha raccontato che un gruppo che in un primo momento aveva scelto Napoli per un tour, alla fine ha preferito Bologna… Queste cose fanno capire che rischiamo di perdere quel turismo che ci siamo conquistati con tanta fatica…»

Ma lei ha paura?
«No, sono convinto della necessità di denunciare e lo rifarei altre cento volte. In questo periodo poi tanti amici della Questura ci vengono a trovare e una Volante passa di continuo. Devo dire che le forze dell’ordine mi stanno dimostrando molta attenzione».

Quindi si sente più sereno.
«Guardi, qua di giorno è tutto tranquillo, ma dopo le otto di sera la situazione cambia. I malviventi a quell’ora escono di casa: sono come vampiri. Questi ragazzi potrebbero lavorare anche loro, fare come noi che viviamo chiusi in pizzeria. E invece guardano la tv e vogliono imitare i boss. Se li conoscessi di farei arrestare subito: è una questione di principio, devono imparare ad andare a lavorare».

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