«Con mini-navicelle, viaggio
alla scoperta del corpo umano»

«Con mini-navicelle, viaggio alla scoperta del corpo umano»
Maria Pirrodi Maria Pirro
Mercoledì 26 Gennaio 2022, 11:14 - Ultimo agg. 11:43
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Progetta mini-navicelle. Shuttle piccolissimi, in viaggio nel corpo umano e in grado di illuminare le cellule colpite dal cancro e da altre patologie: riescono a farlo perché trasportano un liquido speciale, il mezzo di contrasto già usato nella risonanza magnetica per rendere più chiare le immagini di vasi sanguigni, organi e tessuti. «Mostrando a maggiore risoluzione solo le parti malate, si migliora la diagnosi e si riduce anche la tossicità dell’esame», dice la ricercatrice Enzo Torino e, per un attimo, distoglie lo sguardo dal microscopio.

Il laboratorio è la sua rampa di lancio, la partenza appare vicina. Un importante test sugli animali è previsto entro il 2022. «Potrebbe accelerare la sperimentazione sull’uomo», spiega il bioingegnere, che insegna alla Federico II ed è tra i fondatori di Kyme, start-up pluripremiata in Italia e nel mondo, nonché promotrice dello studio. Il motivo lo spiega lei stessa, aprendo il palmo della mano: le informazioni che servono per preparare il liquido da iniettare al momento della risonanza magnetica sono sintetizzate in un pezzettino di plastica trasparente grande quanto una moneta da due euro. «Tecnicamente, si tratta di un dispositivo di microfluidica», chiarisce la 41enne, mentre posiziona l’impianto al microscopio e dà l’input a pompe e reagenti. «La miscela che fuoriesce contiene le particelle chiamate nanovettori, di dimensioni inferiori a un miliardesimo di metro, programmate per raggiungere uno specifico distretto del corpo umano e “accendere” soltanto quello».

 

Annuisce Paolo Antonio Netti, co-fondatore della start-up creata nell’Istituto italiano di tecnologia, tra i massimi esperti di biomateriali e nell’intercettare i finanziamenti europei con concretezza e idee. Il professore universitario, ordinario alla Federico II, riassume così la portata del cambiamento negli accertamenti clinici: «La nuova soluzione può illuminare di più la parte malata, da analizzare per decidere i trattamenti. È come usare le lampadine per vedere ulteriori dettagli invece delle candele. E il grosso del lavoro si deve a Enza». Il docente ricorda il primo contatto, oramai dieci anni fa: «Mi telefonò, non la conoscevo ma era allieva di un bravo collega di Salerno e aveva da poco aveva finito il dottorato». Era già stata a Lugano, negli Stati Uniti e in Germania. «Tra scarafaggi, metri di neve e litri di birra», sorride l’ex ragazza, oggi mamma, ripensando alla straordinaria avventura sostenuta da curiosità, passione, sacrifici. Rivede tutto questo nei volti dei giovani che si avvicendano nell’Istituto Italiano di Tecnologia, a Napoli, per fare esperienza e cercare la propria strada.

L’ultima arrivata è Simona Silvestri, 25 anni. Tra pc e provette, ci sono Enza Cece, Angela Costagliola di Polidoro, Susmitha Porandla, Felicia Roffo. I “pionieri” Alfonso Maria Ponsiglione, Maria Russo e Donatella Vecchione più Osvaldo Bertone sono anche soci di Kyme. E gli imprenditori Santo Zaffiro e Luigi Marulo, con fondi privati ed entusiasmo mai pago, fanno decollare attività e speranze.

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