Fase 2 a Napoli: tutto il lungomare ai ristoranti, tavoli a ridosso della pista ciclabile

Fase 2 a Napoli: tutto il lungomare ai ristoranti, tavoli a ridosso della pista ciclabile
di Paolo Barbuto
Giovedì 14 Maggio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 13:43
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Non c’è ancora certezza sulle norme specifiche per la riapertura dei ristoranti, si naviga a vista, si aspettano decisioni puntuali prima di mettersi a lavorare per la trasformazione dei locali. Soprattutto si cerca di capire se ci sarà a disposizione maggiore spazio esterno, come sostengono in tanti, magari concesso in forma gratuita, per garantire la ripartenza.

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In attesa di certezze abbiamo provato a scoprire come potrebbe cambiare il volto del lungomare in caso di allargamento dello spazio destinato ai ristoranti. L’abbiamo fatto grazie all’architetto Riccardo Conte che si è prestato ad immaginare un’estensione degli attuali spazi nel rispetto dell’intoccabile pista ciclabile e del corridoio da lasciare libero per consentire il passaggio dei mezzi di soccorso: «Si guadagnerebbero due metri in più in direzione del mare - spiega l’architetto Conte - ma considerando il distanziamento che dovrà esserci fra i tavoli, si perderanno posti rispetto alla situazione attuale. Non saprei quantificarli perché non conosco le disposizioni di ogni singola attività del lungomare ma potrebbero essere intorno al 40% in meno».

Insomma, nemmeno con il tanto atteso ampliamento degli spazi esterni si riuscirebbe a garantire alla ristorazione una ripartenza in tranquillità. Anche se attualmente nel mondo dei ristoranti c’è una tensione altissima, in attesa delle norme ufficiali, che non promette nulla di buono.

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Se nei giorni iniziali del lockdown e nella prima fase della riapertura a scatti con delivery e takeaway il mondo della ristorazione è stato unito, compatto nel sostenersi a vicenda, ora che si avvicina la possibilità di riaprire, iniziano a mostrarsi le prime spaccature nella categoria. Tutta colpa, manco a dirlo, della possibilità di ottenere spazi all’aperto. Se provate a fare un giro sui social dove s’incontrano i ristoratori napoletani scoprirete che quella “guerra fra poveri” ipotizzata dal presidente Fipe, Massimo Di Porzio, è già in atto.
Chi ha spazi dinanzi al proprio ristorante chiede con vigore di sapere se, e quando, si potrà approfittare dell’area antistante il locale per ripartire con maggiore sicurezza e più possibilità di regalare serenità anche ai clienti che, all’aperto, avrebbero meno preoccupazioni di contagio. Chi si ritrova in spazi angusti e nel centro storico della città senza poter mettere nemmeno un solo tavolo all’esterno, si chiede se ha ancora senso riaprire per ospitare così pochi clienti da non riuscire nemmeno a sostenere il futuro dell’attività.

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Proprio Di Porzio, da un paio di giorni, sta spiegando a gran voce che, se venissero confermate le condizioni attualmente note, la metà dei ristoranti napoletani rischierebbe di non riaprire lunedì prossimo e probabilmente di non riaprire mai più. I motivi sono attualmente due. Il primo è di carattere pratico: se le norme definitive dovessero chiedere particolari interventi per la riapertura dei ristoranti (soprattutto di carattere logistico o di attrezzature particolari) non ci sarebbe il tempo materiale per adeguarsi e partire entro lunedì prossimo. Determinante in questo caso saranno anche le caratteristiche imposte per i dispositivi di protezione personali dei quali dotare ogni dipendente ogni giorno. Ci sono particolari tipi di guanti che risultano assolutamente introvabili, così come sono diventati una rarità i copriscarpe. Procurarsene di un particolare tipo, entro il 18 maggio, per rispettare le norme, sarebbe difficile. Ecco perché in tanti hanno già chiarito di voler aspettare piuttosto che riaprire in tutta fretta. C’è, poi, la questione del distanziamento fra tavoli che potrebbe decretare la morte di tutti quei ristoranti dai piccoli spazi nei quali non entrerebbero clienti a sufficienza.
 

 

Proprio nel tentativo di tenere ancora unito il mondo della ristorazione, il presidente regionale Fipe, Di Porzio, continua a tenere costantemente informati tutti e, soprattutto, non abbandona l’idea lanciata qualche giorno fa di disertare, per protesta, il giorno dell’apertura prevista: «Aspettiamo le decisioni ufficiali sul nostro settore - spiega Di Porzio - poi valuteremo se mettere in atto lo sciopero della riapertura o meno.
Il tempo che passa, però, ci preoccupa tantissimo».

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