Fase 2, a Napoli non decolla il caffè
d'asporto: «I bar riuscianno a riaprire?»

Fase 2, a Napoli non decolla il caffè d'asporto: «I bar riuscianno a riaprire?»
Lunedì 4 Maggio 2020, 19:25
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Il rito napoletano del caffè per socializzare è finito con l'inizio del lockdown, il consumo è stato ridotto ad una dimensione individuale, e nella Fase 2 la tazzina del bar a in asporto o consegna non decolla. La Fase 2 permette consegna a domicilio ed asporto, ma solo su prenotazione. Tutto il contrario della socializzazione, e per i bar più grandi, non ci sono le condizioni per riaprire.

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Resta chiuso il «Gambrinus, locale-simbolo, che in una normale giornata pre-Covid 19 serviva al banco» diverse centinaia di caffè
». «Abbiamo 30 dipendenti in cassa integrazione - dice Massimiliano Rosati - ed i contratti a termine non sono stati rinnovati. Il movimento turistico è a zero. Riaprire prima del 1 giugno? Non escludiamo di farlo, e non abbiamo aderito alla protesta dei commercianti di Chiaia. Non è il momento delle polemiche, ma dobbiamo fare una valutazione sui costi. Con questi numeri non ci rientriamo».

Nella Galleria Umberto I, popolata solo di clochard, che ci allestiscono i loro giacigli, i bar che hanno aperto sono due. Niente tavolini, che sono vietati:
«Posso vendere forse 30 caffè ai clienti dell'ufficio postale - dice sconsolato uno dei titolari - così non vale la pena di lavorare».
Chiusi i grandi locali, aperti solo i piccoli bar, a conduzione familiare, senza dipendenti. Alla Stazione centrale non ha riaperto neanche la caffetteria-ristorante.
«Ha riaperto forse un bar su 10 - dice il presidente di Fipe-Confcommercio, Massimo Di Porzio - i bar, con gli uffici e la gran parte dei negozi chiusi sono i più penalizzati della nostra categoria, insieme alle pasticcerie. A chi lo consegnano il caffè?».

Assurdo viene definito dai titolari dei bar l'asporto del caffè previo prenotazione on-line o telefonica. 
«Non capisco perché ad un cliente all'esterno del locale non si potrebbe consegnare un caffè, così come un macellaio consegna un pacchetto con la carne - aggiunge il presidente della Fipe - l' ordinanza mi sembra molto approssimativa. Ci fanno carico anche delle file all'esterno ai locali, come se potessimo essere responsabili dei comportamenti della gente». I bar in gran parte chiusi, dal centro al quartiere collinare del Vomero, dove a piazza Vanvitelli funzionano tre locali su sei, contribuiscono all'immagine di una città semivuota, come in una giornata di pieno agosto. I pochi locali aperti hanno l'ingresso sbarrato con tavolini o cordoni di plastica per impedire l'accesso dei clienti. Spesso sulla vetrina c'è un cartello con il numero di telefono per le prenotazioni. Ma chi prenota una tazzina di caffè?
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