Fase due a Napoli, riapre l'ospedale Cardarelli: «Distanze di sicurezza e prenotazioni on line»

Fase due a Napoli, riapre l'ospedale Cardarelli: «Distanze di sicurezza e prenotazioni on line»
di Ettore Mautone
Venerdì 1 Maggio 2020, 09:35 - Ultimo agg. 12:32
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Ospedali, si riparte: «Abbiamo risolto tutto in un giorno». Il manager del Cardarelli Giuseppe Longo all'indomani della firma del provvedimento regionale con cui viene anticipata al 4 maggio, anziché a metà giugno, la ripresa delle attività ambulatoriali e i ricoveri medici e chirurgici programmati - ha convocato tutti i direttori di Dipartimento per capire chi è pronto e chi no alla fase 2. «Siamo stati rapidi a verificare le condizioni di partenza ma non facciamo alcuna corsa avverte Longo - lunedì 4 maggio parte solo il dipartimento di Chirurgia già pronto. Gli altri impiegheranno alcuni giorni per adeguarsi secondo un minuzioso cronoprogramma».
 


Come vi state organizzando per la ripartenza?
«La parola d'ordine è distanziare: il Cup dovrà garantire appuntamenti scaglionati, rispettare gli orari, informare sulla necessità di non arrivare in anticipo o in ritardo. Tempi e precisione saranno una condizione di sicurezza per evitare assembramenti. Tutti i pazienti avranno appuntamenti più precisi e nelle attese non sarà consentita la presenza di congiunti tranne rari casi. Anche le sedie saranno distanziate. Ci doteremo di idonea cartellonistica, di gel per le mani agli ingressi».

Le prenotazioni on line sono garantite?
«Sì certo, anzi incentivate. Abbiamo allestito un'App scaricabile, previsto la possibilità di pagare il ticket dal telefono o dal Pc, potenziati tutti i sistemi di pagamento alternativi. Tutti possono prenotarsi in farmacia o sul nostro sito ma la popolazione più anziana è restia a fare questo salto concettuale e a servirsi del Cup telematico ovvero utilizzare solo moneta elettronica. Una parte della nostra utenza non ha alcuna dimestichezza, anche i totem per prenotazioni e pagamenti sono del tutto ignorati. Vogliono la persona dietro lo sportello».

Quali criteri di sicurezza state adottando?
«Quelli dettagliati nel documento regionale. Percorsi in sicurezza riconducibili al distanziamento, al lavaggio delle mani, all'uso di mascherine e di altri comportamenti idonei oltre alla disponibilità di dispositivi di protezione. Ho coinvolto anche l'ufficio tecnico per alcuni lavori che dovessero essere necessari».

Il padiglione intramoenia (attività privata) del personale dell'ospedale, è occupato dal Covid center: quali spazi userete?
«Prima si riavviano le attività e poi si pensa all'intramoenia (che non può assorbire più del 50% dell'attività istituzionale ndr) solo in pochi casi abbiamo stanze inutilizzabili. Si tratta di livelli essenziali di assistenza che dobbiamo garantire. Ogni capo dipartimento ha il compito di censire gli spazi collaborando con la direzione sanitaria, l'ufficio tecnico e il provveditorato. Ho coinvolto anche il responsabile liste di attesa per condividere la riorganizzazione. L'intramoenia si fa negli stessi spazi ambulatoriali ma in orari e giorni diversi. Così anche per l'uso delle sale operatorie».

Le strutture Covid restano?
«Sì, oggi non sono più le terapie intensive a servire ma la multispecialità. Il padiglione M (ex intramoenia) è attrezzato anche con una sala operatoria. Sempre più avremo un paziente positivo che è caduto, fratturato, infartuato. Abbiamo già trattato, ad esempio, un addome acuto. Nell'ex Ortopedia abbiamo un solo paziente. Quando sarà guarito sanificheremo e ripristineremo reparti e sale chirurgiche».

Che ne sarà delle tende?
«Restano dove sono fino a quando l'epidemia non sarà superata. Abbiamo percorsi separati e codificati per i pazienti Covid quasi in ogni disciplina. Mario Muto, primario della neurointerventistica, ha già effettuato almeno 3 casi di disostruzione di trombi cerebrali in pazienti Covid e anche un'emorragia cranica».

Come procedono le attività in pronto soccorso?
«Stiamo già registrando un forte aumento di accessi rispetto ai pochissimi di marzo. Siano a circa 120 al giorno mentre erano scesi a 50».

Il Covid è diventato meno cattivo?
«È la minore circolazione del virus a fare la differenza.
Su 30 casi il 50% si ricovera, il 10% va in sub intensiva e il 5% in Terapia intensiva e quindi uno solo». 

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