Francesco Pio Maimone ucciso a Mergellina, la sfida tra clan continua sui social: «Vi taglieremo la testa»

Minacce con profili falsi su TikTok dopo la rissa agli chalet: in campo i gruppi di Barra e Rione Traiano

Camorra a Mergellina, lo scambio di messaggi su TikTok
Camorra a Mergellina, lo scambio di messaggi su TikTok
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 13 Aprile 2023, 23:02 - Ultimo agg. 15 Aprile, 08:21
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La sfida è andata avanti a colpi di TikTok, anche pochi minuti dopo la morte di Francesco Pio Maimone, il giovane pizzaiolo ammazzato senza una ragione da un proiettile vagante a Mergellina. Hanno creato dei profili social anonimi e si sono sfidati a colpi di post agguerriti («Mergellina è nostra, vi tagliamo la testa»), come una sorta di continuazione della guerra di camorra con altri mezzi. Due cartelli in campo, gli stessi protagonisti della lite all’esterno degli chalet lo scorso 19 marzo: quelli di rione Traiano (Petrone-Puccinelli) e quelli di Barra (Aprea-Valda).

È la mattina del 20 marzo, la notizia dell’omicidio del 20enne è esplosa sui media, Francesco Pio Valda è in fuga (si nasconde in un covo a Barra), ma i due gruppi di gang giovanili decidono di alimentare la sfida. Minacce di morte a mezzo social, come emerge da una informativa di polizia giudiziaria depositata nel corso dell’inchiesta che tiene in cella Francesco Pio Valda, dopo il dispositivo del Riesame di Napoli. Minacce di morte, con un solo obiettivo: «Assicurarsi il controllo di Mergellina», scrivono gli inquirenti. In che modo? «Controllando militarmente la zona degli chalet, le zone neutre della movida», come si legge negli atti.  

Dunque, una guerra in strada e sui social, per la conquista delle zone di movida, originariamente neutre, come per altro confermato dalla relazione semestrale della Dia che fotografa l’evoluzione criminale sul nostro territorio. Si legge nel dossier Dia: «I fenomeni di devianza minorile a Napoli e nella Campania non sono da considerarsi esclusivamente un prodotto della camorra, ma da questa ne traggono comunque linfa e ispirazione secondo modelli comportamentali tipici di emulazione identificazione».

E sempre nella relazione Dia, «a Napoli, così come in tutta la Campania, la prolungata assenza dalle attività scolastiche a causa della pandemia ha favorito l’avvicinamento dei minorenni alle attività illegali di strada avviandoli verso la carriera delinquenziale». Non manca un passaggio anche legato ai social: «Ad accrescere la diffusione delle variegate forme di devianza giovanile - viene spiegato nella relazione - contribuisce anche l’abuso di sostanze stupefacenti, fenomeno alimentato anche dalla commercializzazione di droghe nel web che colpisce una larga fascia dell’universo minorile, con il coinvolgimento di giovani “vicini” a contesti di criminalità organizzata in episodi violenti». 

Ma torniamo alla notte di Mergellina, torniamo agli accertamenti condotti sui social, alla luce dell’informativa di pg. Inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello e Claudio Onorati, sotto il coordinamento della procuratrice Rosa Volpe. Ecco quanto emerge dallo spulcio dei social: dopo l’omicidio di Maimone, «si sono susseguiti diversi post pubblicati da profili anonimi creati ad hoc ed in alcuni casi subito cancellati». Andiamoli a leggere, questi post finiti agli atti: in quello del gruppo di «Pianura, Bagnoli, Soccavo», c’è questa sfida: «’O barrese questo video per voi di Barra: non vi fate trovare in giro per Napoli, che vi tagliamo la testa. Mergellina zona rossa per tutti voi di Barra». Immediata la risposta che arriva da un altro profilo anonimo, creato ad hoc e subito cancellato: «Dove volete (a proposito della sfida), Quando volete e con le vostre regole, Barra Regna Aprea Valda». Ed è sempre quest’ultima sigla a tornare in altri post che sono stati di volta in volta messi in rilievo dalle forze di pg. È il caso del post che qualcuno si affretta a pubblicare, appena Francesco Pio Valda viene arrestato. Difeso dal penalista napoletano Antonio Iavarone, Valda si dice estraneo al delitto, sostenendo di aver usato una pistola a salve. Intanto, poche ore dopo le manette, sempre su TikTok viene lanciato un video dove scorrono diverse immagini dello stesso 20enne presunto killer, «in compagnia di terze persone riportanti la scritta “Barra Regna Famiglia Aprea Valda”, con tanto di frame dove non mancano kalashnikov e altre armi messe in bella mostra. 

Video

Già, le armi. Spiegano gli inquirenti: «Si rappresenta che dalle attività pregresse effettuate su strada è emerso che i giovani rampolli delle consorterie criminali operanti sul territorio sono soliti occupare militarmente determinate aree della città, situate nelle zone della movida al fine di imporre il proprio predominio criminale ed ogni invasione da parte di soggetti provenienti da quartieri differenti è letta come un affronto». Insomma, una polveriera pronta ad esplodere, dove basta un piccolo screzio (come un paio di scarpe griffate macchiate) provoca uno scenario di guerra capace di travolgere semplici passanti, cittadini estranei alle dinamiche criminali. Ed è su questo versante investigativo che i pm hanno ascoltato alcuni gestori di chalet attorno ai quali è scoppiata la rissa nella quale è rimasto ucciso l’incolpevole Maimone. Due gestori che hanno fornito una conferma poco gratificante: «In alcuni chioschi vanno quelli di Pianura, Soccavo, Rione Traiano, ma anche Volla e altri comuni di provincia... in altri ci sono quelli di Barra e della periferia orientale...». Una faida per la conquista della movida, a colpi di pistola, ma anche attraverso minacce social sull’immancabile piattaforma TikTok.

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