“Stesa” tra la gente a Frattaminore, la seconda in meno di due giorni: è la faida interna del clan 167 di Arzano

“Stesa” tra la gente a Frattaminore, la seconda in meno di due giorni: è la faida interna del clan 167 di Arzano
di Marco Di Caterino
Venerdì 4 Marzo 2022, 22:12 - Ultimo agg. 23:56
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Frattaminore. Camorra scatenata. Ancora una stesa a Frattaminore, la seconda in meno  di due giorni.  Poco dopo le venti due balordi a bordo di una potente moto hanno esploso alcuni colpi di pistola nella centrale Piazza Umberto I°, ancora piena di gente. Ed è stato il panico, con un fuggi fuggi generale. Per fortuna, anche questa volta i proiettili non hanno colpito nessuno dei passanti, come era avvenuto mercoledì scorso quando in Piazza Crispi, otto “ pistoleri” della camorra  a bordo di quattro maxi scooter esplosero tra la gente una ventina di colpi, contro le abitazioni dei Cristiano – Mormile,  ala del clan 167 di Arzano in piena faida con quella dei Monfregolo, dopo l’omicidio di Salvatore Petrillo avvenuto il 24 novembre scorso nell’agguato al Roxy Bar di Arzano. 

Sul posto gli agenti del commissariato di Frattamaggiore, diretto dal vice questore Pasquale Giordano, gli stessi che da una settimana presiedono le strade di Frattaminore, dove in venti giorni sono state fatte esplodere ben sei bombe, tre delle quali in meno di due giorni.

Camorra sfrondata. Perché le due stese sono avvenute pressappoco allo stesso orari, vale a dire dalle otto alle nove di sera, l’unica ora buca nel corso della quale sul territorio c’è il cambio tra le pattuglie della polizia che presiede i punti critici per tutto il pomeriggio e quelle dei carabinieri a cui tocca il controllo fino a tarda notte.

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L’ennesima violento episodio è stato commentato in un lungo post da don Maurizio Patriciello, parroco al Parco Verde, ma con la sua abitazione a Frattaminore dove torna tutte le sere. “Sono ritornati.   Per la verità, non se ne erano mai andati. Dopo le  bombe fatte esplodere poche settimane fa, però, anche grazie alla massiccia presenza delle forze dell’ordine, si sono  stati giorni tranquilli. Eravamo a Messa, pronti a chinare il capo e ricordare quello che da sempre sappiamo e mai vogliamo ammettere: che siamo e torneremo a essere polvere. Che con Dio, però, possiamo scavalcare i monti dell’orgoglio, della vanità, del delirio di onnipotenza, nostri veri nemici. Eravamo in chiesa, dunque, quando, a Frattaminore, il paese dove sono nato e dove vivono i miei fratelli, i miei nipoti, tanti miei cari amici, nella piccola piazza che ancora conserva il sapore delle buone cose antiche, sono tornati “loro”. A bordo di una mezza dozzina di potenti motociclette, gridavano come forsennati e sparavano all’impazzata. Una stesa. Il panico. Il fuggi- fuggi. Stessa cosa nel vicina Frattamaggiore. Nelle ore  seguenti a Casoria e a Boscotrecase due pregiudicati venivano freddati. Comandare. Controllare il territorio. Essere i primi, gli unici. Arricchirsi. Le antiche tentazioni  che da sempre tormentano e schiavizzano  l’uomo.  Costi quel che costi, qualunque sia il prezzo da pagare, bisogna vincere. Per farlo, innanzitutto, occorre impaurire i buoni, metterli a tacere, rinchiuderli in casa. Hanno i figli?  Li tenessero al sicuro. Potrebbero - come accadde alla giovanissima Annalisa Durante – morire sotto i colpi. Per errore. Pistole e mitragliette  non sono intelligenti, come non lo sono coloro che ne fanno uso. Al mio paese sono tornati la sera del Mercoledì delle ceneri, giorno di digiuno offerto al Signore per la pace in Ucraina. Prepotenti. Mascherati. Armati. Buffoni.,Tutto, come sempre, è avvenuto alla velocità della luce. Arrivano, sparano, scompaiono. Occorre liberare i cittadini che vivono in queste zone della Campania. Da troppo tempo sono prigionieri di queste bande. Da troppo tempo levano la voce verso coloro che detengono il potere perché anche sul loro suolo prevalga la pace, la democrazia, la civiltà. La camorra è una sanguisuga che non si sazia mai. Un buco nero che attira gli ingenui e li condanna a morte. La camorra deve essere sradicata, strozzata. E per farlo, la brava gente e le buone intenzioni non bastano. Lo Stato deve assumersi le proprie responsabilità e scendere in campo. Con risolutezza, convinzione, efficacia”.

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