Fulvio Filace morto nell'esplosione dell'auto nella Tangenziale di Napoli, l’appello dei genitori: «Dopo mesi non sappiamo cos'è successo»

Nove mesi dopo la tragedia: «Ad oggi non c’è stata neanche la possibilità di controllare l’automobile»

Fulvio Filace
Fulvio Filace
di Alessio Liberini
Sabato 23 Marzo 2024, 18:00 - Ultimo agg. 24 Marzo, 09:00
4 Minuti di Lettura

«Abbiamo fiducia nella giustizia, speriamo che pagheranno tutti. Ci hanno portato via un figlio per la loro superficialità». Dove erano i dispositivi di sicurezza? Cosa ci faceva un tirocinante a bordo di un’auto prototipo? Gli studenti sapevano fin in fondo cosa stavano testando? 

Restano ancora tanti – troppi - gli interrogativi senza risposta che ruotano attorno alla morte di Fulvio Filace, il giovane tirocinante del Cnr che lo scorso giugno perse la vita, nell'incendio di un'auto sperimentale, insieme alla ricercatrice dell'Istituto Stems del Cnr Maria Vittoria Prati

In attesa che la verità faccia il suo corso, Maria Rosaria Corsaro e Salvatore Filace, i genitori del 25enne laureando della Federico II originario di San Giorgio a Cremano, tornano ad invocare giustizia confidando nel lavoro della Procura di Napoli.

Nel corso delle indagini preliminari, l’inchiesta condotta dal pm Manuela Persico, coordinata dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, ipotizza a carico di ignoti i reati di incendio e omicidio.

«Aspettiamo che la magistratura ci possa dare qualche notizia – spiega Salvatore Filace – ci sono ancora tanti punti interrogativi. Non sappiamo cosa è successo in quella vettura e perché su di essa non c’era nessun dispositivo di sicurezza». «Sono stati mesi di grande dolore per noi - ricorda Maria Rosaria Corsaro - abbiamo fiducia nella giustizia e spero che pagheranno tutti, sono molti a dover pagare». 

A distanza di nove mesi dal disastro «non si riesce ancora ad esaminare l’auto», una Volkswagen Polo diesel resa ibrida: «Abbiamo nominato un nostro perito ma ad oggi non c’è stata la possibilità di controllare l’automobile». Nello stesso tempo, restano ancora poco chiare le dinamiche che hanno portato al tragico incidente avvenuto sulla Tangenziale di Napoli lo scorso 23 giugno 2023. La vettura, ridotta dal rogo ad uno scheletro di lamiera, era un prototipo ibrido-solare su cui si stava testando un kit (HySolarKit), brevettato dal docente dell’Università di Salerno e fondatore di eProInn, Gianfranco Rizzo, per convertire le auto tradizionali in veicoli ibridi. Obbiettivo finale: rendere tale tecnologia pronta quanto prima per il mercato. Portato avanti da quattro partner italiani, eProInn, Mecaprom, LandiRenzo e Solbian, il progetto nel 2017 è stato anche finanziato dal programma europeo Life con quasi 2 milioni di euro. All’istituto motori del Cnr di Napoli era invece stato affidato il compito di testare il prototipo su strada per verificare consumi ed emissioni.

Stando alle primissime ricostruzioni, intorno alla realizzazione del test sembrerebbero comparire dei segnali di superficialità, un’indagine interna è stata condotta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. «La direttrice del Cnr di Roma – confida la madre di Fulvio – mi ha rivelato che nelle loro indagini hanno trovato “cose che andavano bene e cose strane”. Aspettiamo gli investigatori per capire di cosa si tratta». 

Video

Per ora l’unica certezza, legata all’esplosione del prototipo, è la presenza avvertita al momento dell’incendio di un forte odore acre (quasi alcolico) all’interno della vettura. Non si esclude un possibile legame tra questo tipo di tanfo con l’eventuale degrado progressivo della batteria dell’auto tenuta sotto stress. Secondo quanto raccontato dai genitori di Filace, solo qualche giorno prima dell’incidente Fulvio aveva raccontato anche in casa la presenza di un simile “odore alcolico” sulle macchine che si stavano studiando nelle officine dello Stems. «Nessuno ha preso sul serio questa notizia e non sono stati presi provvedimenti – osserva il padre di Filace – Quando poi l’auto è esplosa è stato lo stesso Fulvio a raccontare ai soccorritori di aver sentito un odore alcolico». Sul prototipo, infine, non si esclude la presenza di piccoli quantitativi di idrogeno. «Nella macchina c’era anche dell’idrogeno che i ragazzi non sapevano neanche di testare. Sono stati mandati al macello. Ora confidiamo nella giustizia. Anche se queste persone pagheranno Fulvio purtroppo non tornerà più».

© RIPRODUZIONE RISERVATA