Mancano i giudici di pace onorari perché non gli è stato rinnovato l'accordo scaduto lo scorso 31 dicembre, ma c'è carenza anche di funzionari, cancellieri e commessi che nei prossimi giorni saranno dislocati dal Tribunale di Napoli presso altri uffici giudiziari. É un inizio di nuovo anno drammatico per le aule di giustizia partenopee. A lanciare l'sos, prima che sia troppo tardi, è l'avvocato Loredana Capocelli, delegata del Consiglio dell'Ordine di Napoli al Giudice di Pace.
«Già scontiamo carenze strutturali senza precedenti che si sono aggravate nell'anno della pandemia - spiega Capocelli - ma ora gli uffici dei giudici di pace lamentano un deficit di personale amministrativo, che si è andato ulteriormente ad aggravare».
«Tutto ciò - racconta Capocelli che per prima ha lanciato l'allarme - produce esiti nefasti sull'efficienza della macchina giudiziaria». La situazione già ora è complessa. «Attualmente - continua la consigliera - risultano pendenti 45mila giudizi, di cui ben 20mila iscritti a debito, l'ufficio del ruolo generale registra un ritardo di 2 mesi nelle iscrizioni». Eppure, nonostante la pandemia, lo scorso anno i giudici di pace ce l'avevano messa tutta. L'ufficio ha prodotto comunque migliaia di sentenze. Ora, però, a personale ridotto, sarà complesso operare con un danno che sarà pagato soprattutto dai cittadini che hanno necessità di risolvere le proprie pendenze davanti ad un giudice.
Al giudice di pace finisce anche tutta quella mole di multe che forze di polizia e agenti della municipale hanno elevato nei confronti dei cittadini ai quali è stato contestato di non rispettare le prescrizioni anti-covid, soprattutto nel corso del primo lockdown tra marzo e maggio scorso. Se alcuni hanno deciso di pagare, sono a migliaia i cittadini che hanno invece presentato ricorso ritenendo ingiuste le sanzioni. È questo solo uno dei tanti casi - assai avvertiti dalla popolazione - in cui se da un lato si fa un danno ai cittadini che non possono dimostrare le proprie attenuanti davanti ad un giudice, altrettanto lo si fa allo Stato che, finché c'è un giudizio in corso, non può riscuotere le multe comminate.
Il danno di una giustizia che opera a ritmo ridotto è pagato pure dagli avvocati, una delle categorie più colpite a causa del Covid. «Inutile dire - spiega Capocelli - che noi abbiamo già visto notevolmente rallentata la nostra attività. Avevamo creato per accelerare i processi anche un protocollo per la trattazione scritta, ma è stato bocciato dalla corte d'Appello. Peccato che poi questo stesso protocollo è stato adottato in altri uffici d'Italia. All'emergenza sanitaria ed economica rischia ora di accompagnarsi anche un'emergenza democratica, con conseguenze a quel punto irreparabili per l'intera comunità».