Gragnano, insulti e botte dalle maestre: «A scuola come in carcere»

Gragnano, insulti e botte dalle maestre: «A scuola come in carcere»
di Dario Sautto
Domenica 30 Gennaio 2022, 12:35 - Ultimo agg. 12:38
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Una faceva spesso ricorso «all'insulto, alle urla e alle umiliazioni, a punizioni corporali non consentite ad un educatore scolastico» mentre l'altra a «pratiche maldestre e scorrette» nei confronti di una alunna affetta da autismo. Per questo motivo, il giudice del tribunale di Torre Annunziata, Gabriella Ambrosino, ha condannato due maestre di una scuola di Gragnano, accusate di aver maltrattato alcuni bambini di una terza elementare, ormai sette anni fa. La sentenza di primo grado è arrivata lo scorso ottobre e in settimana sono state pubblicate le motivazioni. Per Elisa B. (68 anni, ormai in pensione) è arrivata la condanna a due anni di reclusione per maltrattamenti aggravati ai danni di più minori, mentre per l'insegnante di sostegno Maria Laura R. (45) la pena (sospesa) è di quattro mesi con la riqualificazione del reato in abuso dei mezzi di correzione o disciplina. Riconosciuto il pagamento delle spesi legali nei confronti delle parti civili costituite, gli avvocati Roberto Attanasio, Francesco Schettino e Daniele Ionà per conto di 4 degli 11 bambini individuati come parti offese. In tanti, sottolinea il giudice, hanno scelto di non costituirsi, nonostante i video delle violenze fossero espliciti.

«Grida inquietanti e frasi di scherno o rimprovero pronunciate quasi sempre in dialetto» da parte della maestra Elisa erano quasi all'ordine del giorno, nel corso dei tre mesi di indagini condotte dai carabinieri della stazione di Gragnano nella terza elementare del primo circolo didattico di Gragnano, nella sezione distaccata all'interno dell'istituto Roncalli e che ospitava solo una classe di pochi alunni di zone periferiche. Uno dei bambini chiedeva praticamente tutti i giorni di non andare a scuola. Il bimbo se la faceva letteralmente addosso, un'incontinenza per la quale i genitori si erano rivolti a degli specialisti ed era finito in cura. Dopo le indagini, quei genitori hanno scoperto che erano disturbi causati dalla paura della maestra. Come ha riferito il papà in udienza, il bimbo voleva evitare «un'altra giornata ad Alcatraz». La scuola, per quel bambino, era diventata una reclusione.

Video

Uno dei bambini era bersaglio degli insulti e dei maltrattamenti.

Libri in testa, schiaffi al volto o dietro la nuca, insulti e minacce di ogni genere che «i video crudi» hanno raccontato in maniera esplicita. «Non capisci mai niente», «Sei scemo, se sbagli mo abbuschi», «T'accir proprio», «Non sei degno di stare insieme agli altri» alcune delle frasi pronunciate nei suoi confronti. A sorprendere anche il momento scelto: quando la classe era in totale silenzio. «Sproporzionati mezzi di pressione, impietosi atti di mortificazione» scrive il giudice per raccontare quei momenti, sottolineando la «gratuità delle azioni violente, ai danni di soggetti indifesi e silenziosi». «Umiliazioni plateali e insulti tali da non poter essere qualificati mezzi di correzione». In particolare, secondo il giudice la maestra Elisa faceva «ricorso sistematico, abituale e protratto a violenze morali e fisiche ai danni degli alunni». Per quanto riguarda l'insegnante di sostegno Maria Laura, invece, il tribunale ha riconosciuto che la 45enne utilizzava dei metodi non convenzionali, ma in parte consentiti in alcuni casi di autismo, anche se la maestra faceva «ricorso a pratiche maldestre di contenimento e rimprovero». In un caso, la bambina di otto anni era stata costretta con la faccia schiacciata sul banco, in un altro caso era stata bloccata in malo modo, un'altra volta era stata definita «un animale». Ma per lei non si trattava di maltrattamenti, bensì di un utilizzo sbagliato di alcune tecniche. 

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