Rivolta anticamorra nell'ospedale
Pellegrini. De Luca: clan imbecilli

Rivolta anticamorra nell'ospedale Pellegrini. De Luca: clan imbecilli
di Giuliana Covella
Martedì 28 Maggio 2019, 08:46 - Ultimo agg. 09:44
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«Disarmiamo la camorra»: c'era scritto così su uno degli striscioni esposti sullo scalone del cortile dell'ospedale Pellegrini, mentre lungo le scale di accesso al pronto soccorso s'intravedono ancora i fori nel marmo dei proiettili esplosi lo scorso 16 maggio. Un flash mob organizzato dai sindacati a cui hanno partecipato operatori sanitari e politici per dire no ai clan. Dure le parole del presidente della Regione Vincenzo De Luca, intervenuto a margine della manifestazione: «Vogliamo ringraziare il personale medico e infermieristico che lavora in trincea e non si fa intimidire. Ma anche dire a qualche imbecille di camorrista che faremo muro e non li faremo accostare a quest'ospedale». «Inoltre - ha aggiunto - rivendicare la dignità della sanità campana di fronte a campagne di aggressione mediatica che si ripetono, oscurando il fatto che è tra le prime in Italia».
 
Tutti uniti contro i clan nel cortile del Pellegrini. A partire da Ciro Verdoliva, commissario straordinario Asl Napoli 1: «Napoli non può essere rappresentata da quattro delinquenti che sono venuti a sparare anche in casa nostra. Gli operatori sanitari devono essere lucidi e sereni per curare i cittadini». La soluzione? «Nessun camice anti proiettile, ma nuove regole: non potrà entrare chiunque negli ospedali con automezzi e l'orario di visite sarà dalle 13 alle 15; abbiamo già installato altre telecamere ad alta definizione e maggiori luci, ma se vogliamo combattere la camorra dobbiamo abituarci al rispetto delle regole». Per Maria Corvino, direttore sanitario del presidio: «Dieci giorni hanno violato la sacralità del pronto soccorso, qui è come entrare in una chiesa. Ma dobbiamo lavorare con professionalità perché abbiamo la salute umana nelle nostre mani». Tanti i politici in piazza, tra cui Carmine Mocerino, presidente commissione regionale anticamorra, intervenuto con Antonio Marciano e Francesco Moxedano: «Ormai il livello è stato superato, ora bisogna agire, non è più consentito vedere scene del genere». Per il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli «servono soluzioni fattive come postazioni di polizia e metal detector agli ingressi». Al sit-in anche il vicario episcopale del settore carità e giustizia della diocesi di Napoli don Tonino Palmese e Francesco Clemente di Libera. A definire il «fenomeno preoccupante» è Francesco Chirico, presidente II Municipalità: «Fatti come quello accaduto sono frutto della cattiva gestione degli ospedali, privati ogni giorno di personale e attrezzature».
I SINDACATI
Non sono mancate le polemiche dei sindacati. Per Giuseppe D'Aprile, Ugl: «Nei pronto soccorso e nei reparti ormai è prassi che i parenti dei degenti aggrediscano il personale. Ma oggi qui è esclusa la partecipazione dei sindacati». Precisa Rosario Cerullo, Cigl: «I sindacati hanno proposto il flash mob, poi Verdoliva ha deciso di partecipare. Almeno avremmo voluto partecipare al convegno». Per Eugenio Cerciello, Uil «l'evento l'ha organizzato il sindacato, il dibattito invece il commissario. Ma la nostra priorità è la sicurezza. Subiamo aggressioni ogni giorno, sia perché il personale è in sotto organico sia perché il Pellegrini è l'unico ospedale del centro storico che ha il pronto soccorso, quindi si congestiona ancora di più». A lanciare l'sos anche Bruno Zuccarelli, vice segretario nazionale Anaao Assomed: «Dal primo gennaio abbiamo registrato oltre un centinaio di aggressioni verbali e fisiche su ambulanze, guardie mediche, ospedali, distretti».
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