Impose racket di due euro, condanna bis in appello: «Ma scattano i domiciliari»

Confermata l'accusa di estorsione per il parcheggio

Kelvin Egubor
Kelvin Egubor
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 9 Gennaio 2024, 11:04
4 Minuti di Lettura

Niente sconti in Appello, sì alla concessione degli arresti domiciliari. È il verdetto espresso dai giudici di Corte di Appello di Napoli, al termine del secondo grado di giudizio firmato ieri, dopo un acceso confronto in aula. Sì alla condanna a cinque anni per il nigeriano ritenuto responsabile di una estorsione nei confronti di un automobilista, niente derubricazione del reato, al termine di un verdetto in cui risultano attenuate le esigenze cautelari: l'imputato lascia la cella, finisce ai domiciliari in una comunità casertana.

È stata così confermata in Corte di Appello la condanna a cinque anni di reclusione per Kelvin Egubor, nigeriano di 25 anni, finito al centro di una sorta di caso, legato al sovraffollamento delle celle.

In sintesi, è stato il garante per i detenuti in Campania Samuele Ciambriello a sollevare l'attenzione sulla storia del nigeriano condannato per aver taglieggiato un automobilista, imponendogli un pedaggio di due euro in cambio di una sosta tranquilla della propria auto. Una vicenda costata la condanna a cinque anni di reclusione, scontata per metà in cella, in un processo ieri approdato al secondo grado. L'accusa era di aver minacciato un uomo di tagliargli la cappotta dell'auto, se non gli avesse dato 2 euro per parcheggiare.

Un fatto accaduto nella zona di Fuorigrotta, sul quale è doveroso riportare la posizione dell'avvocato del cittadino nigeriano: Salvia Antonelli. Per l'avvocato non ci sono dubbi: va assolto, non c'erano gli estremi dell'estorsione, il nigeriano era un clochard bisognoso di aiuto. Sempre secondo la difesa, non ci sarebbero stati momenti di violenza, minacce o intimidazioni. Fatto sta che sulla sentenza pronunciata ieri, è ancora l'avvocato Antonelli ad esprimere il proprio disincanto. Anzi. Assieme al garante Ciambriello, l'avvocato parla di «amarezza» per la conferma della condanna. A giudizio del legale non sarebbe stata presa in considerazione la possibilità di derubricare il reato «in violenza privata, dal momento che Egubor è stato accusato di essere un parcheggiatore abusivo quando non lo era». Ciambriello, invece, si è detto addolorato per la conferma in appello della condanna «per questo giovane nigeriano» ed ha ringraziato l'associazione che gli consentirà di scontare la condanna agli arresti domiciliari.

Una vicenda che fa i conti con l'emergenza sovraffollamento, come hanno messo in risalto alla fine dell'anno i garanti don Tonino Palmese e lo stesso Ciambriello. Ed è stato proprio Ciambriello a spiegare: «Quando non ci sono reati gravi, evitiamo di mandare in carcere le persone che dopo tre giorni, nell'interrogatorio di garanzia o al Riesame, escono da innocenti». Secondo il garante uno dei dati più allarmanti è rappresentato dal fatto che i detenuti con condanna, pena inflitta, da 0 a 3 anni in Italia sono 9.086. In Campania 757 di cui 98 con condanna fino a 1 anno, 235 da 1 a 2 anni e 424 fino a 3 anni. «Il mio appello va anche alla Direzione delle Carceri, - aveva spiegato Ciambriello - alle aree educative: tirate fuori dalle matricole queste storie e verifichiamo d'intesa con i Garanti, il Terzo Settore, il volontariato come possiamo aiutare queste persone a vivere in una maniera alternativa le misure del carcere», aveva detto. Il garante aveva inoltre toccato il punto dolente, quello legato ai suicidi: da dati aggiornati al 28 dicembre 2023, 5 suicidi nelle carceri campane (uno a Poggioreale, uno a Secondigliano, tre a S. M. Capua Vetere) 2 morti naturali e 5 da accertare. «Possiamo fare più ascolto? Più sostegno con psicologi e assistenti sociali?» avevano chiesto i due rappresentanti in una conferenza stampa di fine anno. Numeri che rappresentano comunque una sorta di punta di iceberg di un fenomeno allarmante, legato alla presenza di troppi detenuti all'interno delle stesse celle. Ed è anche sulla scorta di questo tam tam che il caso del nigeriano condannato per l'estorsione di due euro ha sollevato non poca attenzione sul verdetto pronunciato ieri in corte di appello.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA