«Infarto non rilevato», cadavere riesumato per l'autopsia nel Napoletano

«Infarto non rilevato», cadavere riesumato per l'autopsia nel Napoletano
di Francesco Gravetti
Martedì 5 Febbraio 2019, 07:00
2 Minuti di Lettura
Va al pronto soccorso perché avvertiva forti dolori al petto e al braccio, il medico le diagnostica una mialgia e le prescrive un blando antinfiammatorio ma due giorni dopo il marito la trova a casa priva di vita, colpita da un infarto che non le ha lasciato scampo. A fare chiarezza sulla morte di F.P., nata a San Giuseppe Vesuviano, sarà ora un processo: il 26 marzo al tribunale di Nola si celebrerà infatti l'udienza preliminare dopo che il pubblico ministero Anna Russo ha chiesto il rinvio a giudizio a carico di E.S., il medico che quel giorno era di turno presso il pronto soccorso e che, dopo una visita durata venti minuti, presumibilmente non si accorse di un infarto in corso.
 
Alle 6 del mattino del 21 gennaio del 2018 la donna andò alla clinica Santa Lucia di San Giuseppe Vesuviano (la struttura è del tutto estranea alla vicenda giudiziaria) lamentando dolori al petto e al braccio destro. Il medico le fece un elettrocardiogramma, disse che era solo una mialgia e raccomandò l'uso di un antinfiammatorio. Poi la dimise. Il malessere, però, continuò e il 23 gennaio il marito tornando a casa da lavoro trovò il corpo senza vita della donna. Passò un mese, poi nei familiari si fece strada l'idea che la morte di F.P., che aveva 55 anni, era maturata in circostanze anomale. Si affidarono, allora, agli avvocati Massimiliano Secondulfo e Pasquale Prisco, che ottennero l'apertura di una indagine. Nel mese di aprile fu anche riesumato il cadavere, sepolto nel cimitero di Ottaviano: dall'esame autoptico emersero tutti i sintomi dell'infarto. Sulla base di quell'esame e di altre relazioni effettuate dai periti, il pm Sebastiano Napolitano della procura di Nola ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti del medico, che adesso non lavora più nella clinica di San Giuseppe Vesuviano. Il magistrato ha accolto la tesi dei legali Secondulfo e Prisco, secondo i quali il medico avrebbe dovuto approfondire la visita e sottoporre la donna ad ulteriori esami, come quello degli enzimi cardiaci. Nella seduta del 26 marzo il gup potrà esprimersi sul rinvio a giudizio del medico e, quindi, dare il via al processo. In quella sede il professionista potrà elencare le sue ragioni e difendersi dall'accusa di omicidio colposo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA