«Cercavano casa per casa, volevano rapirci»: il racconto degli israeliani sbarcati a Napoli

Egal e Niva: «Avevamo i biglietti per il concerto di Bruno Mars, ci hanno svegliati le bombe»

Ethan Gates, Egal Lin e Aviad Talke
Ethan Gates, Egal Lin e Aviad Talke
di Gennaro Di Biase
Domenica 8 Ottobre 2023, 23:03 - Ultimo agg. 9 Ottobre, 07:09
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Il germe di una nuova guerra ad alta intensità si diffonde per tutta Europa, in queste ore, e sbarca a Capodichino col volo da Tel Aviv atterrato alle 19.20 di ieri. Sono tante le storie di vite spezzate che si incrociano allo scalo napoletano, dove quasi tutti parlano di un conflitto diventato atroce, dopo le migliaia di missili scagliati su Israele l’altro ieri da Hamas. La rabbia, la paura, l’indignazione per i tanti, troppi morti: i sentimenti dei passeggeri del volo Fr 08696 della Ryanair sono intensi e di diversi colori. Ma nascono tutti da una violenza diventata improvvisamente inaudita. «Se ho paura? – sospira, in inglese, Mike, appena arrivato da Tel Aviv – No, sono solo molto arrabbiato». «Angry». In sostanza, arrivano all’ombra del Vesuvio i testimoni oculari della nuova crisi mediorientale che sta facendo tremare il mondo. Di ritorno anche diversi vacanzieri napoletani: «Temevamo di essere rapiti», spiegano. 

Non tutti i passeggeri in arrivo da Tel Aviv hanno voglia di parlare. Ma tutti loro hanno ancora negli occhi le lame infuocate piovute dal cielo sui palazzi e sulla città. Tra loro non ci sono solo israeliani, ma anche stranieri e napoletani. Egal Lin e sua moglie Niva, entrambi cinquantenni, sono ebrei e vivono negli Stati Uniti. Non hanno rinunciato alla vacanza napoletana, già programmata, ma nei loro cuori la paura si è presto trasformata in rabbia. In particolare, il racconto di Niva mette i brividi. «Eravamo in hotel a Tel Aviv mia figlia Gilly e io – racconta – Avevamo programmato di festeggiare in Israele i suoi 18 anni, perché lei vive lì assieme al resto della mia famiglia. Avevamo organizzato un party sulla spiaggia e comprato il biglietto per il concerto di Bruno Mars che avrebbe dovuto esibirsi l’altra sera. Ma niente: la mattina ci hanno svegliato le bombe. Appena abbiamo realizzato cosa stava succedendo, abbiamo fatto di corsa i bagagli e abbiamo annullato tutto. È stato davvero spaventoso. Stanno uccidendo le persone nelle loro case. In Israele sono tutti incollati alla tv per la paura. Come mai tutta questa violenza adesso? Per come la vedo stavano pianificando questo attacco da molto tempo». «La maggior parte delle esplosioni delle scorse ore è avvenuta nel Sud di Israele – aggiunge Egal – Sono arrabbiato: chi ha commesso questi atti ha voglia di uccidere. Non vogliono raggiunge la pace, vogliono solo uccidere». 

«Se ho paura di Hamas? Sulla paura vince la rabbia», dice, voltandosi, un altro israeliano in arrivo da Tel Aviv. Mentre si susseguono le notizie degli attacchi, delle centinaia di morti, degli ostaggi tedeschi e statunitensi, degli scontri con Hamas e delle bombe anche su Gaza, a Capodichino il volo Fr 08696 arriva quasi in contemporanea con quello di chi torna da Dysneland Paris. Bambini terrorizzati e bambini felici: la differenza tra guerra e pace salta agli occhi con una potenza abissale. C’erano un centinaio di passeggeri sull’aereo da Tel Aviv (capienza di 160 posti). Era stato cancellato invece, 6 ore prima, l’altro diretto a Napoli dalla capitale israeliana, il volo W6 08430 della Wizz Air.

La fuga da Israele riguarda anche i vacanzieri. 

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Non a caso, a Capodichino incrociamo un’altra famiglia: lui napoletano lei «jewish». I loro tre bambini hanno gli occhi smarriti dalla guerra: «Eravamo in vacanza – allarga le braccia il marito – Siamo tornati a causa delle bombe, non volevamo rischiare di essere rapiti». «Ho avuto paura – spiega Ethan Gates – la guerra è terribile». «Abbiamo sentito le bombe – aggiunge Aviad Talke – sono andati nelle case degli israeliti e hanno ucciso donne, bambini e uomini. Vedere la mia città attaccata dalle bombe è un incubo». Restano impressi la paura dei bambini appena sbarcati da Tel Aviv e i loro occhi impregnati di terrore e domande irrisolte, come la guerra. 

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