Napoli - «Grazie al lavoro dei tecnici della Provincia di Napoli, prontamente intervenuti dopo gli atti vandalici che hanno devastato l'Itc Galiani, posso affermare che la scuola riaprirà già il prossimo lunedì 1 dicembre».
Così l'assessore alle Politiche scolastiche della Provincia di Napoli, Maurizio Moschetti. «Si tratta - aggiunge - di rimettere in sicurezza l'edificio in cui sono evidenti le conseguenze dei danni fatti».
«In particolare - aggiunge - si è dovuto procedere alla riparazione di quasi la totalità delle porte delle aule che, voglio sottolineare, verranno al più presto sostituite con porte in metallo.
«Ripristinare immediatamente l'agibilità dell'edificio, per permettere la rapida ripresa delle lezioni -conclude Moschetti - mi è parso il modo più efficace per rispondere all'incivile vandalizzazione e per dare un segnale concreto agli studenti ed al mondo della scuola su come le istituzioni in questi casi sanno intervenire con tempestività ed immediatezza».
La preside: risposta ai vandali. È stato come bruciare un libro, ma il Galiani riapre e riparte. La preside Armida Filippelli, a capo dell'istituto di Napoli nel quale hanno rubato i computer e fatto danni per 200mila euro, spiega che riaprire la scuola «è la risposta più giusta all'atto vandalico che abbiamo subito». «Andiamo avanti - dice - la scuola è una comunità fatta di insegnanti e dei tanti ragazzi che ci hanno scritto una lettera per dirci che erano con noi». «Ci rimettiamo in piedi - assicura - e non ci stiamo a questa vacanza formativa». Se i ragazzi sono stati usati come grimaldello da esterni che vandalizzano le scuole «sono complici anche loro di quanto accaduto».
Distruggere le scuole non è la soluzione, vandalizzarle nemmeno. Angela Cortese, consigliere regionale del Pd, ha chiamato a raccolta molti presidi di scuole superiori, chiede attenzione da parte di tutti e richiama al ruolo di educatori non solo gli insegnanti, ma «tutti gli adulti». E di non usare il pugno duro, ma di ricordare che la scuola, luogo della socializzazione secondaria, deve «educare» i ragazzi. Da un lato, dunque, l'esigenza di preparare gli adolescenti al futuro, dall'altro la preoccupazione di costanti occupazioni (o altre forme di protesta) che bloccano tutto.