Napoli, il default dietro l'angolo: pressing per l'aiuto sui debiti

Napoli, il default dietro l'angolo: pressing per l'aiuto sui debiti
di Luigi Roano
Martedì 14 Novembre 2017, 08:56 - Ultimo agg. 08:58
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Un'ossessione i conti del Comune, una montagna di debiti complessivi pari a 1600 milioni che rischia di mandare in default la terza città d'Italia. Un futuro più tranquillo - si fa per dire - passa per il Parlamento, per la commissione Bilancio del Senato e per quella della Camera alle quali l'Anci ha fatto esplicite richieste con tanto di documento non solo per gli enti in predissesto come Palazzo San Giacomo, ma per tutti gli enti locali del Paese stremati dai tagli e, perché no, anche dalla cattiva gestione attuale che si associa a quella del passato spesso anche remoto. Un mix da paura che si traduce per i cittadini nel pagare tasse al top e avere servizi spesso sotto il minimo della decenza.

Il sindaco Luigi de Magistris marca a uomo la situazione e ripone speranze per il documento presentato dall'Anci - di cui è vicepresidente - che i sindaci sperano si traduca almeno in parte in emendamenti. «Tutto si gioca in questi giorni - racconta l'ex pm - questa settimana finiscono le audizioni e la prossima si vota in Commissione, e inizieremo a capire quello che è stato fatto per gli emendamenti».

Ma cosa chiedono i Comuni e in particolare Napoli? Per Palazzo San Giacomo è vitale poter presentare un nuovo piano di riequilibrio del debito alla «luce della modifica di numerose norme cambiate dal 2013 a oggi nella redazione del bilancio e dei tagli ricevuti, a Napoli sono stati tagliati 500 milioni. E bisogna allentare un po' le norme per liberare la spesa». Il riferimento è al Patto di stabilità, alla composizione del «Fondo crediti di dubbia esigibilità» e soprattutto al blocco della spesa imposto dalla Sezione regionale della Corte dei conti che, nei fatti, ha respinto al mittente il piano di riequilibrio presentato dalla giunta arancione che dovrebbe entro fine dicembre presentare correttivi. Al momento impossibili da soddisfare se non ci sarà un intervento di legge. Nella sostanza Napoli - e gli altri enti in predissesto tra cui Catania, Reggio Calabria e altri 300 Comuni - vorrebbero spalmare il debito in 30 anni e chiedono che per i Comuni si metta in pratica quanto fatto un lustro fa per le Regioni.

 

Vale a dire che lo Stato rinegozi il debito con la Cassa depositi e prestiti azzerando gli interessi e facendolo suo, per poi riversarlo sui Comuni molto più leggero. E già questo libererebbe soldi cash per la spesa corrente che serve per finanziare i servizi, a iniziare dal trasporto pubblico. In questo senso è arrivato una larga apertura dal presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia. Più complessa la questione che riguarda il «Fondo crediti di dubbia esigibilità». Fondo che gli enti locali devono costituire e che serve a sanare quei buchi di bilancio che arrivano dalla mancata riscossione delle gabelle e delle contravvenzioni al Codice della strada in particolare. Si tratta dei famosi residui attivi, soldi virtuali, perché a fronte di multe per 90 milioni nelle casse realmente entra solo il 15%. Oggi il fondo deve essere coperto almeno per il 75% pena l'invalidazione del bilancio. Si punta ad abbassare questa quota, però gli enti devono dimostrare davvero che hanno messo in campo politiche serie per la riscossione, a iniziare da Napoli che ha uno degli indici più bassi del Paese.
Torniamo al sindaco che ieri ha parlato dall'Aula di Montecitorio dove in 600, tutti primi cittadini, hanno partecipato al convegno organizzato dall'Anci «Le città del futuro». A fare gli onori di casa la presidente della Camera Laura Boldrini. «L'evento - dice la Boldrini - si svolge a ridosso della discussione della legge di bilancio e mira a sottolineare lo sforzo quotidiano di sindaci e amministratori locali per raccogliere le sfide dell'innovazione e della sostenibilità ambientale, sociale, finanziaria». In questo clima de Magistris racconta il suo stato d'animo: «La sensazione è che ci sia una sensibilità istituzionale importante da parte di tutti, Parlamento e Governo perché c'è la consapevolezza che aiutare i Comuni significa aiutare il Paese». «Le prossime ore - insiste de Magistris - sono decisive per il futuro dei territori italiani, dei piccoli e dei grandi Comuni. Vedremo se Governo e Parlamento trasformeranno promesse e impegni in norme. Ne va della coesione democratica e della sicurezza del nostro Paese» pensieri poi scritti sulla sua pagina Facebook. «È l'ora di sovvertire le priorità del legislatore perché cittadini e diritti costituzionali devono venire prima degli interessi finanziari e delle spese per armi di distruzione di massa». Un de Magistris che non si arrende e cita un progetto importantissimo per la città finanziato con fondi pubblici e finito in parte anche nel Patto per Napoli firmato con il governo. «Il progetto Scampia e quello sulle periferie ha tra le firme che lo hanno sottoscritto anche la mia - dice - 3 Vele su 4 verranno abbattute, il cronoprogramma sarà rispettato e nessun abitante rimarrà per strada. Un'unica Vela rimarrà in piedi e in quella metteremo tutti gli uffici pubblici più importanti, cosa che consentirà di mettere al centro del loro cambiamento i cittadini. Questo è un modo per dimostrare che i sindaci lavorano per ridurre le distanze tra amministratori e amministrati. Io personalmente sto per strada, cosa che consente a tutti noi sindaci di essere molto uniti».
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