Marano, città di «tesori» sottratti ai padrini. «Abbiamo troppi ospiti, ora basta»

Marano, città di «tesori» sottratti ai padrini. «Abbiamo troppi ospiti, ora basta»
di Ferdinando Bocchetti
Martedì 29 Agosto 2017, 09:25
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MARANO. I beni confiscati alle mafie per ospitare i migranti? L'idea del governo suscita non poche preoccupazioni tra i cittadini di Marano, comune della provincia di Napoli con il più alto numero di immobili requisiti alla criminalità organizzata. "Sarebbe un errore, il territorio è già saturo", tuonano alcuni cittadini. Sul territorio sono già stati aperti diversi centri di accoglienza straordinaria, frutto dell'accordo tra i privati e la prefettura, ma sono tantissime le strutture, ville, edifici e box non ancora utilizzati per i fini sociali previsti dalla legge Rognoni-La Torre, che potrebbero fare al caso dell'Ufficio territoriale di governo.

Una di queste è già stata individuata alcuni mesi fa, molto prima insomma delle polemiche sugli sgomberi della polizia e sulla necessità di trovare alloggi per gli occupanti abusivi. E' il caso della villa di via San Tommaso, a Città Giardino. Quella villa, da tempo acquisita al patrimonio comunale, ha già una specifica destinazione d'uso: alloggio per migranti. A stabilirlo una delibera dell'ente cittadino, firmata dall'ex commissario straordinario Franca Fico, che avallò l'atto dopo il doppio rifiuto della Guardia di Finanza e del Consorzio Sole. Nell'immobile, fino a pochi anni fa, risiedevano due esponenti di punta del clan Polverino: Giuseppe e Castrese Palumbo. La struttura, abbandonata da anni, è una delle poche - tra quelle sottratte alle organizzazioni malavitose del territorio - ad essere ancora in discrete condizioni. L'immobile balzò agli onori delle cronache qualche anno fa, quando le forze dell'ordine vi fecero irruzione. All'interno il trionfo del kitsch hollywoodiano con un tocco tutto partenopeo: scalinata centrale, tavernetta, sala biliardo, palestra, beauty farm e sauna. E ancora: mobili antichi, preziosi tappeti, statue di santi, specchi dorati nei bagni, sigari cubani, l'immancabile poster di Al Pacino nel ruolo di Tony Montana e carta igienica con la stampa dei 50 euro.

Fu ribattezzata villa "Scarface" ed è situata a un tiro di schioppo da una struttura alberghiera, il Garden Rose, che da anni ospita rifugiati e richiedenti asilo. Villa "Scarface" non è l'unico immobile potenzialmente in grado di ospitare sgomberati e migranti. Sul territorio ve ne sono almeno una decina già pronte (o quasi) per l'uso. Due mega ville sono ubicate in via Marano-Quarto, roccaforte della famiglia Simeoli. Famiglia di imprenditori edili legati al clan Polverino, alla quale lo Stato ha sottratto diversi appartamenti, alcuni dei quali acquisiti solo di recente al patrimonio comunale. Le ville, anch'esse in buone condizioni, erano nella disponibilità di Benedetto Simeoli, condannato in primo grado per associazione mafiosa, e Angelo Simeoli, defunto operatore del settore ortofrutticolo legato ai Nuvoletta. In un parco di via Recca c'è invece l'appartamento di Armando Del Core, alias 'o Pastore, uno dei killer del giornalista del Mattino Giancarlo Siani. L'immobile è stato acquisito dal Comune tre anni fa, ma al momento di progetti per il suo riutilizzo non ve n'è traccia.

Stessa musica anche per almeno altri tre appartamenti sottratti alla famiglia Polverino. Il primo è situato in un parco di via Del Mare ed è ancora occupato da una famiglia a cui l'Agenzia nazionale dei beni confiscati ha già intimato lo sfratto. A poche centinaia di metri, in via Marano-Pianura, si trova invece un appartamento confiscato alla Pol. Carni. Sgomberato, rioccupato da un tossicodipendente e sgomberato di recente dal Comune, doveva accogliere una delle tante famiglie rimaste senza un tetto a causa della crisi economica. Anche per questo caso le procedure amministrative languono. Sempre In via Marano-Pianura sorge infine la villa bunker (nella foto) appartenuta a Giuseppe Polverino, il capo indiscusso dell'omonimo clan in carcere dal marzo del 2012. La casa del "Barone", confiscata ufficialmente nel maggio del 1996 e da tempo nella disponibilità dell'Agenzia, è oggi un inno al degrado e all'abbandono.  
 
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