Ingegnere rapito a Marano, parla la madre: «Sono piombati in casa travestiti da carabinieri»

Ingegnere rapito a Marano, parla la madre: «Sono piombati in casa travestiti da carabinieri»
di Ferdinando Bocchetti
Giovedì 2 Dicembre 2021, 23:01 - Ultimo agg. 3 Dicembre, 21:18
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«Me li sono trovati in casa. Ero al telefono e non ho avuto il tempo di abbozzare una reazione. Erano tre, uno mi ha strattonato, ha afferrato il telefono e lo ha scaraventato a terra». A raccontarlo è Angela Musella, la mamma di Raffaele Sarracino, l’ingegnere 51enne sequestrato da un commando di malviventi lo scorso 26 novembre in via Eschilo, strada alla periferia di Marano dove si trova la villa in cui vivono la donna e il marito Vincenzo, costruttore 76enne, a sua volta minacciato con le armi dai banditi e condotto con la forza in casa.

Le immagini dell’irruzione da parte dei malviventi, avvenuta mentre l’ingegnere era tenuto in ostaggio all’interno del furgone da cui poi è riuscito a scappare, sono ben impresse nella mente della signora Angela: «Indossavano pettorine con la scritta carabinieri e avevano le mascherine protettive, quelle che usiamo tutti per difenderci dal virus. L’accento era marcatamente napoletano. In casa sono stati pochi minuti, hanno cercato qualcosa ma non hanno avuto il tempo di portare via nulla: sono scappati dopo aver ricevuto una telefonata.

C’era qualcuno, dall’altro lato del telefono, che ha detto “missione compiuta”. Non so a cosa si riferisse. Forse era un altro bandito che li informava del fatto che mio figlio era riuscito a scappare». Una fuga rocambolesca, secondo il racconto dell’anziana donna: «Raffaele è ancora sotto choc. Mi ha raccontato che nel furgone c’erano due finti carabinieri. Uno di questi ha tentato di legargli i piedi con una corda, ma non ci è riuscito perché lui si divincolava, opponeva resistenza. A quel punto il bandito ha chiesto l’aiuto del suo complice, l’uomo alla guida del furgone. Mentre i due tentavano di organizzarsi per legarlo per bene si è aperta la portiera posteriore del veicolo. Raffaele ne ha approfittato ed è riuscito a scappare». 

Anche la fuga del 51enne ingegnere viene raccontata con precisione dalla mamma: «I banditi si sono messi subito sulle tracce di Raffaele: lo hanno rincorso, ma lui è riuscito a nascondersi in uno dei tanti vicoletti della zona. È stato poi soccorso e accompagnato all’ospedale di Pozzuoli. Il peggio è passato. Sono credente e ritengo si sia trattato di un miracolo. Ora confido nelle indagini dei carabinieri. Spero possano presto fare luce sull’accaduto e assicurare i cinque malviventi alla giustizia». Ma non solo: «In questa zona di Marano - aggiunge la donna - la sicurezza è ormai un optional. Due anni fa siamo stati vittime di una rapina. Ignoti fecero irruzione in casa e riuscirono a portarsi via numerosi gioielli». Richieste estorsive, minacce, avvertimenti? Angela stronca sul nascere qualsiasi riferimento alla possibilità che i suoi familiari ne abbiano ricevuti: «Eccezion fatta per la rapina di due anni fa, nulla è mai capitato che potesse in qualche modo metterci in guardia. Ripeto: questa zona, poco illuminata e poco battuta dalle forze dell’ordine, è da tempo finita nel mirino dei malintenzionati». Sul fronte delle indagini, affidate ai carabinieri della compagnia di Marano e al nucleo investigativo di Castello di Cisterna, l’attenzione è concentrata sull’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza registrate dagli esercizi commerciali della zona.

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Il rapimento del professionista è avvenuto nello stesso punto in cui qualche mese fa due malviventi di Sant’Antimo - a bordo di una moto - rubarono un Rolex a un giovane del territorio, Giuseppe Greco, che si mise subito sulle loro tracce sperandoli con una Smart e provocando in tal modo la loro morte. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche un altro episodio, che si sarebbe verificato diversi mesi fa: la moglie del fratello di Raffaele, l’architetto Michele, altro noto imprenditore della città, sarebbe stata vittima di «attenzioni» da parte di alcuni malviventi. Il tentativo di rapina - secondo quanto raccontato da diversi conoscenti e residenti della zona in cui vive la coppia - non sarebbe però riuscito. I militari dell’Arma non escludono che il rapimento sia stato orchestrato da settori ed esponenti del crimine organizzato. Resta da capire se la finalità era quella della richiesta estorsiva (per vicende legate all’attività professionale dei Sarracino) o se l’obiettivo era quello di svaligiare l’appartamento in cui risiedono papà Vincenzo e mamma Angela. Un piano, quest’ultimo, forse fallito per la disattenzione del «custode» dell’ingegnere. Missione, quindi, tutt’altro che riuscita.

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