C’è una Mergellina che non ci sta e si ribella al fatto che sul lungomare di Napoli si possa morire a 18 anni per aver versato lo spritz sulle scarpe sbagliate, davanti al chiosco sbagliato, nella notte sbagliata. Come successo a Francesco Pio Maimone. Esiste ancora una Mergellina fatta di professionisti, commercianti e circoli storici. Anche se in queste ore è asfissiata dalla discoteca notturna a cielo aperto e dalla delinquenza, la Mergellina “sana” invoca «un intervento duro e deciso delle autorità» per frenare lo sviluppo di uno scenario che - è sotto gli occhi di tutti - è molto più vicino al crimine che alle problematiche legate alla movida selvaggia. Qualcuno, insomma, salvi Mergellina.
Uno dei circoli più prestigiosi della città, il Posillipo, non è lontano dal congestionatissimo Largo Sermoneta né dalla «curva del terrore» in cui ci si accoltella, ci si spara e si muore per niente. Tutto è vicino, a Napoli, tutto è concentrato negli stessi angoli urbani. E proprio dalla struttura di via Posillipo arriva un appello a «frenare un abbandono inspiegabile di questa zona - spiega il presidente Aldo Campagnola - Nelle settimane scorse avevamo scritto una lettera al Comune in cui chiedevamo l’installazione di dissuasori del traffico e di un semaforo davanti al nostro ingresso. Abbiamo perso un ragazzo negli anni scorsi, morto proprio qui. Ma ora dobbiamo rivolgere un nuovo appello, che riguarda la sicurezza: via Posillipo e via Caracciolo sono diventate zone frequentate da personaggi strani. Servono almeno due presidi fissi delle forze dell’ordine: uno a ridosso del molo Luise, e l’altro all’incrocio con piazza Sannazaro. Abbiamo una Napoli che attira turisti e rinasce. E abbiamo una Napoli anarchica e criminale. Si ponga innanzitutto un freno alla discoteca a cielo aperto spesso malfrequentata». Già. Mergellina, come Napoli, è una dissonanza fatta di convivenza di opposti.
Opposti che però, in questa fase, fioriscono entrambi a gran velocità. Fiorisce il rinascimento della città, con il boom turistico, sportivo, mediatico e cinematografico. E fiorisce il crimine nella Mergellina colonizzata dai clan, dalle sparatorie e da una violenza del tutto priva di cause. Il Time incorona Partenope, da un lato, come location più bella del pianeta nel 2023. E Partenope si sfila da sola la corona, dall’altro lato, quando i suoi figli più giovani si uccidono senza nessun motivo. «Ritengo che ciò che sta accadendo sia insostenibile - dice senza mezzi termini l’avvocato amministrativista, Felice Laudadio - Occorre un impegno forte, presente e duro delle forze dell’ordine. Senza un intervento deciso e un impiego concreto di uomini e mezzi Mergellina diventerà criminale, e sarà del tutto vietato a uomini perbene di frequentarla. Ora Prefetto e Questore passino ai fatti. La situazione qui è diventata surreale». La Napoli civile che chiede l’aiuto e la tutela di uno Stato che, finora, non ha posto freno alla violenza dei teenager né alla mano sinistra dei clan che si è affacciata sul mare di Napoli da Est, Ovest e Nord della città.
«Vivo Mergellina, ci abito e ci lavoro - argomenta il notaio Dino Falconio - Perché dobbiamo scontare la bellezza del paesaggio con l’inciviltà e la violenza? Provo dolore per la morte di un diciottenne che potrebbe essere mio figlio e immagino la sofferenza dei genitori. C’è una subcultura mafiosa dell’intimidazione e dell’affermazione di supremazia sugli altri che vengono freddati con armi da fuoco se oltraggiano anche involontariamente la maestà di chi si ritiene al di sopra della legge. È un problema molto più grave del dire: è colpa della movida. Ci sono carenze di ordine pubblico, di cultura e di etica. Dove sono le forze dell’ordine? Ormai è evidente che esistono focolai di rischio e illegalità. Perché non si incrementano negli orari caldi le presenze di polizia? Sono sconvolto dalla disinvoltura con cui circolano pistole e coltelli».
C’è stata una diaspora di residenti e famiglie da Mergellina, negli ultimi anni. Dal Covid a oggi, la zona ha vissuto un cambio radicale di frequentazioni e atmosfera. I chioschi - teatro della violenza - più vicini al mare, nella curva. Di fronte, gli chalet storici. E, alle spalle degli chalet, i ristoranti della Mergellina che fu. Antonio Carrino de “Lo Squalo” apre la porta del locale ricordando «i tempi in cui da noi venivano a cenare decine di giornalisti - sorride amaro - gli affari per noi oggi sono calati tantissimo, di oltre il 70%. Lavoriamo solo il sabato e la domenica. Le famiglie qui a Mergellina non vengono praticamente più a mangiare, visto il caos che c’è specialmente nei weekend. In pratica, noi non ci siamo mai risollevati dal Covid, la ristorazione si è spostata tutta verso piazza Vittoria».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout