Minori, sos del prefetto di Napoli: «Troppe fughe dai banchi, siamo al record negativo»

Minori, sos del prefetto di Napoli: «Troppe fughe dai banchi, siamo al record negativo»
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 21 Aprile 2022, 06:43 - Ultimo agg. 16:06
5 Minuti di Lettura

L’eco delle violenze tra minori a Napoli e provincia delle ultime settimane è arrivata ieri mattina anche nel corso della presentazione della mostra “Antimafia Itinerante”, inaugurata ieri in città per il trentennale della Direzione Investigativa Antimafia. Nel corso dell’evento di Palazzo Salerno, nella sede del Comando Forze Operative Sud dell’Esercito, si è inevitabilmente parlato di lotta alla camorra, ma non poteva non essere rivolta l’attenzione verso la preoccupante escalation di accoltellamenti tra ragazzini divenuti tristemente una regola nei weekend delle strade napoletane. Una manovalanza criminale di cui si rifornisce anche la camorra, puntando su leve sempre più giovani. «La mafia - ha spiegato il direttore della Dia, Maurizio Vallone - oggi lavora di più con un click anziché andare in giro porta a porta, bussando a chiedere soldi. Rischia molto meno e guadagna molto di più». Ma se la camorra fa paura, sono anche le scorrazzate delle baby gang a preoccupare i vertici della sicurezza nazionale. A celebrare il trentennale della Dia c’erano il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il capo della polizia Lamberto Giannini, il capo della procura partenopea Giovanni Melillo e il parroco antimafia e patron di Libera don Luigi Ciotti. A fare omaggio alla storia della Dia, iniziata nell’ottobre 1991, c’erano il sindaco Gaetano Manfredi, il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola, il procuratore generale in Corte d’Appello Luigi Riello, la presidente del tribunale di Napoli Elisabetta Garzo, il prefetto Claudio Palomba e il questore Alessandro Giuliano.

Il primo cittadino partenopeo ha rivolto le sue preoccupazioni verso il titolare del dicastero della Difesa e al capo della polizia. «C’è una violenza da parte di ragazzini - ha spiegato il sindaco Manfredi - che vengono talvolta da famiglie borghesi e non dall’area del disagio. Noi abbiamo bisogno di fiducia, di crescita e di educazione, oggi con la coesione istituzionale si può percorrere un cammino di ripresa». Se resta un imperativo combattere la camorra, non può passare in secondo piano fronteggiare la deriva dei giovanissimi armati che creano allarme sociale.

Dall’accoltellamento in Galleria all’omicidio di Torre del Greco, dal tentato omicidio di Marano al pestaggio all’esterno del liceo Umberto. In una sola settimana sono questi solo alcuni degli episodi di cronaca che hanno visto protagonisti dei ragazzini, sia nei panni delle vittime che dei carnefici. «Abbiamo quartieri della città - ha motivato questa escalation il prefetto di Napoli, Claudio Palomba - dove c’è una dispersione scolastica superiore al 50 per cento». Sulla stessa scia la presidente del Tribunale, Elisabetta Garzo, che imputa soprattutto ai genitori questa deriva. «È un’emergenza molto seria - ha spiegato Garzo - c’è un disinteresse delle famiglie nei confronti dei figli e questi sono i risultati. Mancano gli esempi di amore familiare, i ragazzi non hanno più consapevolezza del disvalore di ciò che fanno. Sferrare una coltellata appare qualcosa di normale».

«Accanto a un percorso culturale di risanamento, contro la disoccupazione e la dispersione scolastica - spiega invece il procuratore generale, Luigi Riello - non bisogna aver paura di pronunciare la parola “repressione”, mirata e degna di uno Stato di diritto.

Servono i percorsi di recupero perché anche il minorenne che sbaglia deve capire il disvalore delle azioni che compie, ma questo si fa anche reprimendo questi comportamenti. La trasversalità sociale di questa violenza cieca, per motivi futili, ci preoccupa e si risolve anche attraverso una scuola più severa che equivale anche a una scuola più meritocratica».


Non ha fatto invece facili annunci roboanti invece il capo della polizia, Lamberto Giannini, abituato a comunicare con i dati di fatto, ma ha comunque ricordato i tanti concorsi in polizia che si stanno svolgendo negli ultimi anni e che serviranno per ringiovanire i corpi di polizia. «Sulle baby gang - ha spiegato il direttore generale di pubblica sicurezza - bisogna lavorare in termini di prevenzione ma anche qui tutte le forze devono fare sistema. Serve uno sforzo di tutti, non solo delle forze dell’ordine». Il ministro Guerini ha invece annunciato che il progetto «Strade sicure», con i militari dell’Esercito nelle strade, sarà rimodulato anche per gli impegni che i nostri soldati possono avere nell’ambito della difesa nazionale in un periodo turbolento con il conflitto in Ucraina.

Video

«È un’esperienza - ha spiegato il titolare della Difesa - che nasce da alcune situazioni specifiche, ma non è e non può essere l’ordinarietà perché il controllo del territorio e dell’ordine pubblico è compito delle forze dell’ordine, su questo dobbiamo stare molto attenti. Io sto ricalibrando insieme al prefetto il dispositivo di Strade Sicure, da 7.800 e passa a cui siamo arrivati arriveremo a 5mila. Non lo faccio perché voglio essere reticente a dare un aiuto, ma perché le cose vanno ricondotte nel loro alveo più vero. Se c’è bisogno di ulteriore capacità di controllo del territorio, questo dev’essere colto con la capacità di incrementare i numeri delle forze di polizia. Le forze armate fanno un altro lavoro, possono cooperare, ma non dobbiamo trasformare ciò che nasce da logica emergenziale a qualcosa di ordinario». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA