Morta dopo lo scippo a Napoli, il bandito è uno psicologo: «L'ho fatto per debiti»

Morta dopo lo scippo a Napoli, il bandito è uno psicologo: «L'ho fatto per debiti»
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 29 Ottobre 2021, 23:46 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 17:46
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«Ho fatto una sciocchezza. Mi servivano i soldi, sono pieno di debiti, non lavoro più e ho bisogno di denaro...». Si è giustificato così davanti al giudice per le indagini preliminari Germano Guarna, il 45enne napoletano finito a Poggioreale con le accuse di tentato furto con strappo e di morte come conseguenza di altro delitto. Il gip ieri mattina ha convalidato il fermo emesso dalla Procura di Napoli in arresto. Ma Guarna non è un balordo che per vivere faceva rapine. No. Guarna appartiene ad una buona famiglia della borghesia cittadina, è un laureato in Medicina con tanto di specializzazione in psicoterapia che ha svolto anche consulenze legali. Si chiude così il primo atto della vicenda giudiziaria sulla morte di Annamaria Malangone, la donna di 80 anni scomparsa domenica scorsa per le sospette conseguenze dell’aggressione consumata in pieno giorno il 21 ottobre scorso a Posillipo.

Brutta storia. Una tragedia che ha prostrato l’intera famiglia Malangone, con le tre figlie in testa, una delle quali - Carlotta - quel maledetto giovedì mattina era con la mamma a fare la spesa tra via Manzoni e via Porta di Posillipo: era proprio lei l’obiettivo del medico-rapinatore solitario, che sebbene sia incensurato negli ultimi tempi pare fosse già finito sotto la lente di polizia e carabinieri perché sospettato di essere un “seriale”.

Cioè potrebbe essere - questo sospetta adesso la Polizia di Stato - autore di altri colpi commessi sempre nella zona di Posillipo. Una tragedia doppia. Per le vittime, come per lo stesso autore del delitto. Perché Guarna - che ieri davanti al giudice ha confessato di essere stato lui ad aggredire le due donne in via Porta di Posillipo - non è un pluripregiudicato che per portare a casa il piatto a tavola se ne andava in giro ad aggredire e rapinare le persone. Si scopre invece che è un laureato, con una specializzazione in “psicologia e psicoterapeuta sistemico-relazionale”. Che cosa può allora averlo spinto verso una deriva esistenziale tanto drammatica, verso certi abissi? Pare che negli ultimi mesi l’uomo fosse sprofondato in un vortice nero di dipendenze che devono averlo minato nello spirito e soprattutto sovraesposto economicamente. Un fatto è certo: aveva un continuo e disperato bisogno di soldi.

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Dietro la sua cattura c’è stato un grande lavoro svolto dai poliziotti. Ricostruiamo come gli agenti del commissariato “Posillipo”, guidato da Ludovica Carpino, insieme con gli uomini della Squadra mobile diretta da Alfredo Fabbrocini hanno pazientemente ricostruito un puzzle che sembrava inestricabile. I fatti: il 21 ottobre in via Porta di Posillipo un uomo a bordo di uno scooter aveva tentato di scippare la borsa ad una donna in compagnia dell’anziana madre ottantenne, che nelle fasi concitate del raid era rovinata al suolo mentre il mezzo si dava alla fuga; Annamaria Malangone - ex insegnante di educazione fisica, specialista di terapie yoga ed ex moglie del noto velista Beppe Panada (scomparso e mai più ritrovato dopo un naufragio durante una competizione nautica internazionale nel 1986) - era stata trasportata presso l’ospedale Fatebenefratelli dove, poche ore dopo, era stata dimessa. Nei giorni seguenti la donna, accompagnata dalle figlie, si era recata nuovamente presso la struttura ospedaliera: presentava due fratture, una al braccio e l’altra al femore, e accusava continui malori. Domenica scorsa la situazione precipita: dopo essere stata trasportata presso l’ospedale Vecchio Pellegrini, Annamaria muore. Ed ora anche su questo aspetto i suoi familiari chiedono chiarezza, verità e giustizia. Qualcuno, si chiedono, può aver sottovalutato quei segnali che si erano presentati dopo l’aggressione? 

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Ma torniamo alle indagini. Lunedì scorso in Questura arriva la svolta. Dopo due giorni di indagini i “Falchi” della Squadra Mobile, gli agenti del commissariato Posillipo e gli specialisti della Scientifica identificano, grazie alle descrizioni fornite dalla vittima e ad alcune immagini dei sistemi di videosorveglianza di alcuni esercizi commerciali della zona in cui si era verificata l’aggressione a Posillipo, hanno individuato e rintracciato il presunto scippatore presso la sua abitazione in via Salvator Rosa. Qui si svolge una perquisizione e gli investigatori trovano diversi abiti corrispondenti a quelli utilizzati da Guarna per commettere lo scippo.  E così, mentre le figlie di Annamaria continuano a chiedere verità e giustizia, le indagini proseguono: perché sul dottore-rapinatore ora pesa come un macigno l’ombra di un sospetto gravissimo: il 45enne napoletano che ora si trova in una cella del carcere di Poggioreale potrebbe aver commesso altre rapine. Sempre a Posillipo, zona tranquilla popolata da persone agiate e benestanti, scelta come sua possibile “riserva di caccia”.

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