Murales e altarini della camorra, ora il Comune di Napoli convoca il condominio

Murales e altarini della camorra, ora il Comune di Napoli convoca il condominio
di Valentino Di Giacomo
Martedì 2 Febbraio 2021, 08:40 - Ultimo agg. 09:45
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«La aspetto in ufficio a Palazzo San Giacomo così affronteremo insieme il problema». L'assessore Alessandra Clemente ha inviato un messaggio all'avvocato Valentina Varano, l'amministratrice e residente dell'edificio storico di Forcella dove è stato disegnato il murale per il baby-rapinatore Luigi Caiafa, ucciso mentre tentava di rapinare un carabiniere fuori servizio. Varano aveva raccontato ieri in un'intervista al nostro giornale che il Comune - in quello che non può non definirsi uno scaricabarile di responsabilità - ha inviato ai condomini dell'edificio monumentale di Palazzo Caracciolo una diffida a rimuovere il murale a spese dei residenti. Una sorta di commedia dell'assurdo se non si parlasse di una giovane vita spezzata e di un quartiere alle prese ogni giorno con i drammi delle piccole e grandi illegalità e di un degrado che sembra non conoscere fine.

L'incontro avverrà questa mattina tra l'assessore e l'amministratrice del condominio.

Quasi quattro mesi dopo che il volto disegnato di Caiafa è comparso su un palazzo definito dagli stessi uffici comunali «un bene storico e monumentale». Quattro mesi in cui l'amministrazione de Magistris ben poco ha fatto per il ripristino della legalità nonostante i richiami del prefetto Marco Valentini, del procuratore generale Luigi Riello e, per primo, del consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli che si era offerto di ripulire quel muro persino a proprie spese e che sin dallo scorso ottobre ha scritto a tutte le autorità per chiedere la rimozione di quel murale. «Houston, abbiamo un problema», evidentemente questo deve aver pensato l'amministrazione comunale quando ieri mattina il nostro giornale ha pubblicato l'intervista all'avvocato Varano, forse essendosi accorti di aver commesso una leggerezza chiedendo ai cittadini di rimuovere quel murale. Un dipinto che raffigura di certo il voto di un «ragazzo sfortunato», come troppo spesso bonariamente si usa dire in certi contesti, ma un giovane che - al di là delle vicende processuali - stava commettendo una rapina. Non una «bravata», ma con Caiafa c'era il 18enne Ciro De Tommaso, figlio del famigerato Genny a carogna, considerato organico ai clan di Forcella. E solo un mese fa il papà di Caiafa è stato freddato - sempre a Forcella - mentre si stava tatuando su un braccio il volto del figlio. Può - è la domanda che si pongono forze dell'ordine e magistrati - un personaggio simile essere ritratto come «esempio» con un murale? Per di più su un edificio di interesse monumentale le cui origini risalgono al 1400.

 

Singolare, poi, ciò che ha raccontato ieri Valentina Varano. «Mi hanno chiamato circa dieci giorni fa dagli uffici comunali - ha detto l'amministratrice del condominio - per dirmi che stavano svolgendo un'indagine e capire se eravamo stati noi a commissionare l'opera che ritrae Caiafa». Un'indagine paradossale, del murale si sa tutto: chi ne è stato l'autore materiale (lo street-artist Mario Castì), chi lo ha commissionato (amici e parenti) e, soprattutto, che nell'edificio dove è stato disegnato non abita nessuno dei parenti di Caiafa. Il Comune ha affermato - con una nota del vicesindaco Panini e degli assessori Felaco e Clemente - di voler rimuovere l'opera, ma che non può perché è su un muro condominiale. E le fioriere di cemento su pubblica via? E il faro che illumina l'opera, probabilmente attingendo all'illuminazione pubblica? Quattro mesi dopo arriva la disponibilità di un incontro. Intanto il murale resta lì in ricordo di un baby-rapinatore, ma pure di un'amministrazione in balia degli eventi.

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