Murales Ugo Russo, scontro tra intellettuali: «Simboli negativi, folle difenderli»

Murales Ugo Russo, scontro tra intellettuali: «Simboli negativi, folle difenderli»
di Valentino Di Giacomo
Domenica 21 Febbraio 2021, 12:00
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«I rapinatori omaggiati e le vittime di camorra nel dimenticatoio». Arrivano altre firme da parte della società civile, ma stavolta è un contro-documento a quello firmato 24 ore prima da artisti, intellettuali, ex magistrati e avvocati che avevano chiesto di non rimuovere l'opera realizzata ai Quartieri Spagnoli per ricordare Ugo Russo, il 15enne baby-rapinatore che un anno fa fu freddato mentre tentava di rapinare un carabiniere fuori servizio con una sorta di pistola giocattolo. C'è sconcerto per l'iniziativa di chi ha deciso di sposare la causa del murale per il ragazzino. E su questo tema cresce la tensione perché se il Comitato Verità e giustizia per Ugo Russo ha organizzato una manifestazione di piazza per sabato prossimo, iniziative si stanno organizzando anche tra chi chiede che smettano gli omaggi a personaggi che delinquono.

 

«Sorprende non poco e sconcerta - è stato scritto in una petizione firmata da centinaia di cittadini - leggere di uomini di cultura, ma prima ancora cittadini, che intervengono contro le disposizioni delle autorità a tutela di un murale prodotto a ricordo di un baby rapinatore tristemente vittima del suo stesso atto criminoso».

Il documento è firmato, tra gli altri, da Luigi Iavarone, Fortuna Longobardi, Stefania Brancaccio, Renata De Lorenzo, Cesare de Seta, Massimo Capaccioli, Gerardo Mazziotti, Marzio Grimaldi, Alfredo Mazzei e tanti altri. «La pietà umana che ci accomuna per questo episodio - spiegano - non può prevalere sul simbolismo deteriore che giustifichi i disvalori di cui si alimenta una parte crescente della società napoletana: sopraffazione e illegalità Se i murali prendono il nome dal muralismo messicano, un movimento artistico di protesta contro il potere, il murale in questione assume non altro che una forma di ribellione all'autorità costituita. Su tali temi saremo sempre con le forze dell'ordine e con la magistratura».

La prossima settimana sarà pure quella della verità: tra qualche giorno scadrà il termine fissato di trenta giorni da quando il Comune di Napoli ha inviato una diffida agli inquilini dello stabile di piazza Parrocchiella dove è sorto il murale per cancellarlo. Secondo le procedure se quell'opera non sarà rimossa dovrebbe intervenire direttamente la polizia municipale. Sabato prossimo potrebbe essere una data da cerchiare in rosso perché i familiari e gli amici di Ugo, insieme alla schiera di intellettuali che ha firmato venerdì scorso la petizione, hanno organizzato una manifestazione in piazza Carità per salvare il murale. Allerta alta perché sui social network proseguono le minacce e gli insulti alle forze dell'ordine: il rischio è che quella manifestazione possa diventare pure il pretesto per attaccare agenti e militari e diventare una giornata campale sul fronte dell'ordine pubblico. «Si vuole a tutti i costi difendere un simbolo di illegalità - ha scritto in un appello il consigliere regionale Francesco Borrelli - ma la città è indignata. Siamo al paradosso, si idolatrano i criminali, mentre si denigrano e si isolano quelle che lottano contro la delinquenza. La gente perbene, la parte sana di Napoli». Decisa quindi, anche se in tono soft, una sorta di contromanifestazione per ricordare di quando, subito dopo l'uccisione di Ugo, fu assaltato l'ospedale Pellegrini e sparati colpi di arma da fuoco contro la caserma dei carabinieri. «Noi - spiega Borrelli - omaggeremo nello stesso giorno l'unica vera vittima di quella notte, Irina, donna che aveva subito violenze, morta in ospedale mentre amici e partenti di Ugo Russo sfasciavano il Pellegrini. Andremo lì con la madre, per ricordarla. Per lei nessun murale, nessun ricordo. Nessuna indignazione, come accade per i criminali. Saremo poi alla caserma Pastrengo per un lungo applauso ai carabinieri e a tutte le forze dell'ordine». Ci sarà anche Eduardo Di Napoli, il giovane barista dei Vergini al quale fu incendiata la caffetteria perché non si piegò al pizzo.

 

«Ho già parlato tanto di questo - dice don Tonino Palmese, prete anticamorra - chieda ai parenti vittime di camorra cosa le diranno di questa situazione». E infatti, parlando con Carmen Del Core, presidente del comitato campano dei familiari vittime innocenti di criminalità, il messaggio è eloquente. «Mio fratello Daniele - dice - è stato ucciso a 18 anni da uno di 16 mentre difendeva da un'aggressione un suo amico disabile anche lui ucciso. Per ricordare queste vittime abbiamo organizzato la mostra Non invano esposta al Pan insieme alla Mehari di Giancarlo Siani. I murales siano fatti per le vittime, non per chi, comunque, stava commettendo una rapina. Sempre che la finalità sia di dare un messaggio positivo ai giovani». 

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