«La bellezza di Napoli offuscata dal degrado»

«La bellezza di Napoli offuscata dal degrado»
di Paolo Barbuto
Domenica 17 Aprile 2022, 09:36 - Ultimo agg. 18:13
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Guarda la città e soffre Luigi La Rocca, sovrintendente dal 2019, napoletano e innamorato del luogo dov'è nato. La chiacchierata parte da lontano, si conclude con una considerazione amara: «È vero, chi cammina per le strade di Napoli è maggiormente impressionato dal degrado che dalla bellezza». Però intorno a questa considerazione, dura, ci sono altre mille parole di speranza, di tenacia, di sguardo verso un futuro che non permettono di considerare perduta la battaglia.

Sovrintendente La Rocca, qual è la condizione della città?
«È come una persona molto anziana che ha bisogno di continue cure, troppo spesso di interventi d'emergenza. Palazzi e monumenti sono inglobati nella carne della città e spesso finiscono per pagarne le conseguenze».

In che senso?
«L'esempio più recente è il crollo di una parte della facciata della chiesa del Rosariello a piazza Cavour. Quel cedimento è stato causato dalla mancata manutenzione di un edificio confinante. Ecco cosa significa avere tesori antichi inglobati nella città, vuol dire che seguono il destino del mondo che li circonda».

Non è sempre così. Oggi il Castel dell'Ovo è chiuso perché perde pezzi. Lì non c'è nessun confinante.
«Per il Castel dell'Ovo già sono in corso attività di progettazione per il restauro».

D'accordo, ma perché si è giunti a questa situazione?
«La risposta è fin troppo facile. È questione di mancata manutenzione, un problema che riguarda l'intera città, sia per quanto concerne i beni storici che i monumenti.

Mancano i finanziamenti per la conservazione puntuale, metodica, così si interviene solo per le emergenze. È drammatico ma è un dato di fatto».

Proprio come accadde per l'arco borbonico.
«Per quella struttura ci sono buone notizie. L'Autorità Portuale ha finanziato interamente il restauro con un progetto della Soprintendenza, a breve inizieranno i lavori e saranno estremamente accurati, terranno conto anche dell'aggressione dei marosi. Ecco, abbiamo realizzato un progetto a lunga scadenza proprio perché ipotizziamo che poi la manutenzione ordinaria sarà difficile».

Qual è il luogo della città che il sovrintendente considera simbolo di degrado e abbandono?
«Il primo che mi viene in mente è il complesso della Scorziata, ma anche la chiesa di San Giovanni Battista delle Monache a via Santa Maria di Costantinopoli, oppure la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, o anche l'ospedale degli Incurabili».

Di chi sono le colpe di questi scempi?
«Vede, io non credo che la caccia al colpevole sia un esercizio utile. Ritengo che sia più necessario cercare strade per arrivare al recupero di questi beni. E in questo caso l'impegno deve essere di tutti, degli Enti proprietari, della Soprintendenza, della città».

La città cosa può fare?
«Bisognerebbe far partire un progetto di educazione al bello, di rispetto dei luoghi e dei monumenti. Io ho davanti agli occhi il lavoro tenace degli esperti che cancellano le scritte da Santa Chiara e l'anziano signore che sorride e dice tanto torneranno subito a sporcare. Ecco, dovremmo studiare un progetto per insegnare che imbrattare un monumento, fare un abuso in un palazzo storico, gettare rifiuti davanti a un sito archeologico, fa male a tutta la città. Sono gesti autolesionistici».

A proposito di siti archeologici. Cosa ne sarà del Carminiello ai Mannesi?
«Finalmente è entrato nel nostro patrimonio. Sono in corso importanti lavori di recupero, presto tornerà visitabile ogni giorno, non solo in occasioni speciali».

La soprintendenza viene tirata in ballo anche nelle polemiche sulle nuove realizzazioni come la nuova piazza Municipio o il lungomare che sarà oggetto di lavori.
«Io ritengo che ci sia poco da polemizzare. Certi progetti hanno una lunga gestazione, sono stati presentati e approvati in epoche lontane da quella attuale. Se hanno ottenuto i permessi non c'è altro da discutere. Ovviamente il gusto personale può portare a pensare che un'opera non sia di proprio gradimento, ma sul piano formale non ci sono polemiche che tengano. E se le polemiche vengono fatte oggi non hanno senso».

Abbiamo individuato i siti più bisognosi di interventi, quali sono quelli che le danno speranza per il futuro?
«Di primo acchito penso al deposito Anm della Stella Polare che diventerà un luogo di studio e di esposizione dei ritrovamenti effettuati durante gli scavi della metropolitana. Il Bando è stato appena presentato, sarà un gioiello a disposizione degli studiosi e della città».
 

Solo questo?
«Abbiamo realizzato e stiamo realizzando decine di progetti di recupero, molti nelle periferie, da Pianura a Ponticelli dove stanno tornando a vivere molti siti archeologici. Poi c'è la progettazione del recupero del pavimento della galleria Umberto che stiamo realizzando in soprintendenza, anche questo è importante».

A proposito di siti archeologici in crisi, c'è il colombario di via Pigna.
«Ecco un altro simbolo delle difficoltà della città: non si sa chi deve prendersene cura se un privato oppure il Comune. Noi intanto abbiamo provveduto a tutelarlo realizzando una protezione in tubi innocenti. Non spettava a noi, ma non potevamo restare a guardare».

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